1. Cioccolato

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Ero arrivata a lavoro molto prima del solito, Molly era ammalata.
Mi sentivo davvero di buon umore, avevo appena finito di preparare i vari pasticcini e gli ordini specifici per oggi, il negozietto profumava di cioccolato fondente, quello che se abbinato al pistacchio era la fine del mondo.
Controllai l'orologio di legno appeso alla parete della cucina della pasticceria, era ancora presto, mancava mezz'ora all'apertura.
Andai al bancone e mi misi a sistemare le ultime cose, mettendo un po' di musica per riempire quel silenzio vuoto che mi avvolgeva.
Canticchiavo, e nel frattempo finivo di appoggiare i pacchetti di biscotti fatti da me nel modo più vistoso possibile, in modo tale da attirare l'attenzione dei clienti, ero particolarmente orgogliosa di quei biscotti al cioccolato e pistacchio!

All'improvviso, sentii il campanello della porta suonare, indicando che qualcuno era appena entrato. Strano, visto che in teoria non eravamo ancora aperti.
Alzai lo sguardo e appena notai la sua figura congelai sul posto, è un lupo, pensai.
Era facilissimo riconoscerli, erano molto più
alti e possenti degli umani, i loro occhi tendevano al giallo e all'oro, con uno sguardo talmente penetrante da pietrificarti sul posto.
Non capitava spesso che un lupo venisse nella pasticceria, ma quelle poche volte che succedeva, ero costretta a comportarmi come se avessi davanti a me un essere umano, non una macchina addestrata per uccidere.

<<Buongiorno!>> dissi, forzando un sorriso a denti stretti che, senza ombra di dubbio, sembrava più una smorfia <<come posso esserle utile?>>

Lui non disse nulla, si limitò a squadrarmi da capo a piedi, per poi guardarsi intorno. Deglutii per l'ansia e lui lo notò.
Il suo sguardo si accese di una luce sadica, probabilmente orgoglioso del terrore che mi incuteva.
Bastardo.

<<C'è un forte odore di cioccolato>> disse infine, la sua voce non trasmetteva alcuna emozione.

Gli da fastidio?, mi chiesi, temendo una sua reazione rabbiosa.

<<I biscotti al cioccolato sono la specialità del giorno>> avevo l'intenzione di sembrare cordiale e amichevole, ma la mia voce si era ridotta ad un patetico sussuro. Lui mi sentì benissimo.

Si avvicinò al bancone di legno chiaro, guardando i deliziosi dolci esposti.

Io rimanevo ferma, come paralizzata, lui era vicino, troppo vicino.
Mosse un braccio sopra il banco, e non capii le sue intenzioni finché non tolse la sua mano enorme.
Aveva appoggiato un distintivo d'oro con il disegno molto elaborato di un lupo ululante sopra, e questo voleva dire solo una cosa.
La guardia reale, pensai, sono morta.
Il lupo che avevo davanti a me non era una guardia qualunque, ma bensì una delle guardie del Re. Solo allora riuscì a spostare lo sguardo dalla sua faccia e notai il colore della sua uniforme, rossa come il sangue.
Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, le mie mani tremavano mentre una pura confusione prendeva posto nella mia mente.
Perché è qui? Io non ho fatto nulla.

<<Come fanno dei biscotti al cioccolato ad essere la specialità del giorno?>> chiese, ancora la sua voce profonda non trasmetteva nulla. Io, invece ero perplessa.

<<Beh... sono ripieni di pistacchio>> ero abbastanza sicura che la confusione mi si potesse leggere in faccia.

Invece che guardare me, il suo sguardo era fisso su quei biscotti.
Perché mi ha mostrato il suo distintivo, se vuole solo parlare di biscotti?

<<Voglio tutti e dieci i pacchetti>> ordinò.

Il mio corpo fu più veloce della mia mente, presi i pacchetti e li misi in un sacchetto rosa pastello, per poi porglierla.
Lui la prese con quelle sue mani che erano probabilmente il triplo delle mie e con l'altra mi porse una banconota da cento.
Sbarrai gli occhi, era decisamente troppo.

<<Mi scusi, ma il totale sarebbe->> lui mi interruppe.

<<Il pasticcere reale è morto stanotte e questa era la pasticceria più vicina. Prega che il Re e i suoi ospiti siano soddisfatti dei tuoi dolci, se no potresti trovarti senza testa nel giro di ventiquattro ore>> finalmente nella sua voce c'era una traccia di emozione: crudeltà.
Si girò e uscì dal negozio con la stessa velocità con cui era entrato.

Io non riuscivo a muovermi. Non potevo reagire, il mio corpo si rifiutava di rispondermi.
Mi sembrava quasi che quello che era appena successo fosse stato solo un'allucinazione.
Riuscì a fare due passi indietro e, finalmente riacquistata la mia capacità di movimento, corsi nel bagno per noi commesse e vomitai.
Mi alzai e mi sciacquai la bocca, ma il sapore amaro della paura rimase.
Dovevo avvertire la vecchia proprietaria, Cornelia? Non sapevo cosa fare.
Tutti gli umani erano a conoscenza della cattiveria dei lupi mannari, ma il Re poteva davvero uccidermi se non avesse gradito i miei dolci? Mi sembrava una cosa assurda.
Altro che la Regina di Cuori nel Paese delle Meraviglie, pensai.
Scoppiai a piangere, la situazione mi sembrava surreale.

Non voglio morire.

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Alla fine chiamai Cornelia e anche lei era incrudela dell'accaduto. Lei cercò di essere positiva, rassicurandomi che i miei dolci erano buonissimi e che anche i lupi lo avrebbero riconosciuto, ma sapeva anche lei che a loro in realtà non sarebbe mai andato bene qualcosa fatto da un umano.
Mi mandò a casa, dicendo che per oggi si sarebbe occupata lei del negozio.
Quando arrivai, mi buttai sul divano.
I miei genitori non c'erano, lavoravano entrambi e forse era meglio, non avrei avuto la forza di dirgli che forse sarei morta.
Mi immaginai la loro faccia, davanti al mio corpo senza testa, le urla di mia madre e la disperazione di mio padre.
Scacciai quei pensieri dalla mia testa e andai in cucina per preparare una camomilla, sperando che potesse rendermi più calma.
Mentre riscaldavo l'acqua riflettevo, pensando, o meglio sperando, che Cornelia avesse ragione, che il Re avrebbe apprezzato i miei biscotti. Scossi la testa, sembrava tutto uno scherzo.
Finalmente la mia camomilla era pronta e dopo averla bevuta lentamente andai in camera mia, sdraiandomi sul letto.
Le soffici coperte violette mi avvolgevano, donandomi quel calore che la paura sembrava aver rubato al mio corpo.
Scoppiai a piangere di nuovo. Le lacrime mi bagnavano il viso, il mio corpo scosso dai singhiozzi.
Avevo un solo pensiero in testa: sono morta.

Song of Shadows - SOSPESAWhere stories live. Discover now