18. Labbra

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Le mie labbra toccarono le sue con delicatezza e con una certa timidezza.
Non sapevo cosa mi fosse preso, ma al momento poco importava, il mio cuore non voleva sentire ragioni.

Le sue mani si muovevano lentamente e dopo quella che sembrava un'infinità, raggiunsero il mio viso e lo accarezzano dolcemente.

Non c'era nulla di volgare nel bacio che ci stavamo dando, c'era solo tanta incertezza ma anche voglia di stare vicini.

Graham continuò a baciarmi e man mano che acquistavo sicurezza avvicinavo sempre di più il mio corpo al suo.

Lui sembrò apprezzare, e ciò che prima era una stretta innocente iniziò a diventare più forte e passionale.

Avevo paura, è vero, ma nonostante tutto il mio corpo sapeva come rispondere. Una carezza, un bacio... nulla mi era mai sembrato così semplice in tutta la mia vita.

Lui mi rendeva forte fisicamente, con l'adrenalina che scorreva nelle mie vene, ma fragile mentalmente, con il terrore del futuro davanti ai miei occhi.
Speravo solo che i nostri sentimenti fossero diversi da un fiore, che non sarebbero mai appassiti.

Quel magico momento fu interrotto da un suono proveniente dall'esterno, qualcuno stava bussando la porta.

Io saltai in piedi, letteralmente, mentre il mio viso diventava rosso alla realizzazione di ciò che era appena successo. Graham, invece, era perfettamente a suo agio. Si alzò e schiarì la sua voce, per poi sistemarsi la felpa che aveva indossato sbrigativamente questa mattina e dirigersi verso la porta.

Dietro la porta c'era un uomo molto basso, vestito di tutto punto con una divisa elegante blu.
I suoi occhi scrutarono la stanza, soffermandosi su di me per qualche secondo, per poi spostarsi subito su Graham.

<<Devo controllare i vostri biglietti, signore>> si rivolse a lui, la sua voce era strettamente professionale.

Graham estrasse i due biglietti dalla tasca  dei suoi pantaloni e li consegnò silenziosamente. L'uomo li controllò e annuì fra sé e sé.

<<Vi ringrazio. Vi auguro un viaggio piacevole>> disse l'ultima parola squadrandomi dalla testa ai piedi con un'espressione totalmente seria, si girò e chiuse la porta.

Arrossii violentemente, rendendomi conto solo in quel momento delle condizioni in cui ero.
I capelli arruffati, le guance paonazze, le labbra gonfie... oh per gli Dei.
Ciò che era successo fra me e lui qualche minuto fa era chiaro come la luce.

Graham si voltò verso di me e, appena vide l'espressione di puro orrore dipinta sul mio volto, scoppiò a ridere.

<<Non ridere!>> urlai con voce stridula e agitata, ma lui continuò.

Incredula, presi uno dei cuscini del divanetto dove eravamo prima e glielo lanciai addosso.

Come previsto, lo prese al volo. Abbassò il cuscino e mi guardò alzando un sopracciglio, ma l'espressione divertita rimase sul suo viso.

<<Non ridere...>> mormorai, guardando per terra.

<<Okay, okay, la smetto>> disse con un sorrisino, ma la sua voce era dolce.

Sbuffai e non sapendo cosa fare, mi sedetti di nuovo sul divanetto, facendo di tutto pur di evitare il suo sguardo.

<<Non sentirti in imbarazzo, è normale quello che è successo, siamo compagni>> si posizionò di fianco a me, ma facendo attenzione a lasciarmi abbastanza spazio da non mettermi a disagio.

È dolce ed attento, pensai.

<<Per te è normale, per me no... ero stata io a chiederti tempo, eppure...>> non sapevo neanche come continuare la frase.

Lui sospirò.

<<Il legame ha sempre più effetto su di te, ma non devi sentirti in colpa per questo. È la cosa più giusta e naturale che ci sia>>

Quando vide che non avevo intenzione di rispondere si alzò. Avendo lo sguardo fisso a terra non vidi cosa stesse facendo, ma riuscivo a sentire qualche rumore di sottofondo. Tornò dopo un minuto con una busta in mano.

<<Vuoi un muffin? Sono sicuro che ti sentirai meglio>> la sua voce sembrava impacciata, e non potei fare a meno di sorridere.

Afferai la busta e presi il muffin al cioccolato bianco.
Gli diedi un morso e Graham aveva indubbiamente ragione, mi sentii subito meglio.

Amo i dolci.

<<Comunque,>> prese di nuovo parola Graham <<mi è arrivata poco fa una email. I tuoi genitori sono arrivati nel nostro Regno sani e salvi, non ti devi preoccupare di nulla>> mi disse sorridendo e sentii il mio cuore mancare un battito.

Il sollievo che mi pervase era immenso, ma il mio udito si soffermò su due parole in particolare, "nostro Regno".

Ormai, quella era casa mia.

<<Grazie...>> la mia voce era bassa, come se la mia gratitudine fosse il segreto più importante mai esistito <<Grazie davvero>>

Lui annuì e basta, mentre io continuavo a mangiare lentamente il mio muffin.

Il silenzio che ci circondava non era teso, ma confortevole e lo apprezzavo molto. Piano piano l'imbarazzo se ne stava andando, grazie agli Dei.
Gli lanciai un'occhiata senza farmi notare e, per l'ennesima volta, rimasi stupita dalla sua bellezza.

Dopo qualche minuto, la carrozza iniziò a muoversi, segno che il treno stava partendo.

In quel momento, con il licantropo al mio fianco, feci una promessa a me stessa: avrei avuto coraggio e, con calma e pazienza, avrei fatto fronte ai miei sentimenti per Graham.

Ciao a tutti!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto :)
Purtroppo non so quando aggiornerò di nuovo, sono ancora in ballo con visite su visite, ma spero di riprendermi presto!
Voi come state? Spero bene <3
Al prossimo capitolo!
Black Widow D


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