14. Dolce

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Erano passati due giorni da quando Graham mi aveva raccontato la storia sull'amuleto.
Avevo mille domande in testa, ma non ero neanche in grado di formularle.

Tanto per cambiare, mi ero chiusa di nuovo in me stessa. Avevo passato le ultime due giornate nella mia camera, uscendo solo per mangiare o per chiamare i miei genitori.
Graham non sembrava darci tanto peso, probabilmente aveva capito che avevo solo un attimo bisogno di tempo per me.

Un'altra cosa mi preoccupava davvero tanto era il legame che ci univa. Più tempo passava, più sentivo una necessità fisica, quasi straziante, di stare sempre accanto a lui. Isolarmi nella mia stanza era rilassante, ma il mio corpo lo percepiva come una tortura.

Stavo leggendo un libro cercando di distrarmi, quando sentii all'improvviso Graham bussare alla mia porta.

<<Possiamo parlare un attimo?>> la sua voce era tranquilla, ma entrai automaticamente in allerta. Non aveva ancora la mia totale fiducia.

<<Entra pure>> dissi a bassa voce, ma sicura di essere sentita.

Lui entrò e io chiusi il libro e lo posai sul letto.

Era bellissimo come sempre. I suoi capelli scuri erano legati in una coda bassa, aveva gli occhiali da vista invece delle solite lenti ed indossava una semplice e comoda tuta.

Si avvicinò con passo tranquillo, per poi sedersi di fianco a me sul letto, ma mantenendo comunque una certa distanza.

<<Ho fatto qualcosa di sbagliato? So che hai bisogno di tempo, ma ti vedo davvero distante>> andò dritto al punto, meglio così.

<<Non hai fatto nulla di sbagliato... ho solo le idee un po' confuse>> risposi onestamente.

Lui mi guardò fisso negli occhi, ma non disse nulla. Distolse lo sguardo e addocchiò il libro che stavo leggendo.

Lo prese e lo rigirò fra le mani.

<<È così che hai passato la maggior parte del tempo?>>

Io feci spallucce, ma non lo negai.

<<È un bel libro>> dissi soltanto.

Lo posò, e tornò a guardare me. Rabbrividii all'intensità del rosso dei suoi occhi. Nonostante fossero passati diversi giorni, trovavo ancora difficile abituarmi.

<<Ti va di passare un po' di tempo con me? Possiamo fare un dolce insieme se ti va>>
I suoi occhi erano speranzosi e le sue labbra erano piegate in un piccolo sorriso, davvero adorabile.

In ogni caso, non ero sicura di voler uscire dalla camera. Lui sembrò percepire la mia esitazione, perché il suo sguardo si spense.

Il mio cuore si strinse e, alla fine, decisi di accettare. Speravo solo che non si rivelasse un errore.

<<Va bene>> dissi <<Ma hai mai fatto un dolce in vita tua?>>

Lui scrollò le spalle.

<<No, ma non potrà mica essere così difficile>>

~~~

<<È troppo difficile!>> esclamò Graham, e io scoppiai a ridere.

<<Devi solo girare bene , l'impasto deve essere omogeneo!>> gli dissi continuando a ridere.

Lui sbuffò e abbandonò la scodella sul tavolo. Nonostante tutto, dalla sua espressione si poteva capire chiaramente che si stava divertendo.

<<Ti stai prendendo gioco di me?>> cercò di sembrare serio, ma mi bastò lanciargli un'occhiata per scoppiare a ridere di nuovo.

Il grande, grosso e cattivo licantropo aveva la faccia ricoperta di farina.

Alzai un dito, indicandogli la faccia.
Lui capì immediatamente e, per l'ennesima volta da quando l'avevo conosciuto, mi sorprese. Le sue guance diventarono rosse, prendendo la stessa tonalità e sfumatura dei suoi occhi.

In quel momento non sembrava per nulla minaccioso. Aveva l'aspetto di un'uomo, quello sì, ma l'aggressività non gli apparteneva.

Mi fece quasi tenerezza e, senza pensarci troppo, mi avvicinai a lui.

<<Lascia fare a me>> dissi, afferrando delicatamente la scodella.

<<Volentieri>> borbottò, ancora in imbarazzo.

A differenza sua, mi ci vollero solo un paio di minuti per finire l'impasto. Graham mi aiutò a metterlo in forno e, dopo esserci dati una ripulita, ci buttammo sul comodo divano, rimanendo in silenzio per un po'.

Realizzai che quella era probabilmente la prima volta che stavo così vicina a lui senza provare almeno un briciolo di terrore.
Vedere quel suo lato giocoso e imbarazzato mi aveva decisamente aiutata.

<<Ti sei divertita?>> mi chiese dopo poco.

<<Sì, non me lo aspettavo>> confessai.

Lui fece un piccolo sorriso e si voltò completamente verso di me.

<<So di avertelo già detto, ma ti giuro che non potrei mai farti del male. Sono un licantropo e ho le mie responsabilità, ma questo non vuol dire che non posso essere un buon compagno per te. Possiamo almeno provarci?>> la sua voce era bassa e roca.

Ero stanca, in tutta onestà. Stanca dello stress causato dalla situazione e stanca di combattere la forza di quel legame che ci univa e che aumentava sempre di più, giorno dopo giorno.

Mi girai anche io verso di lui e presi un profondo respiro.

<<Non ci conosciamo ancora bene, ma è inutile negare che sei completamente diverso da ciò che immaginavo. Posso provare a fare un tentativo, ma ti prego, non avere aspettative. Ho bisogno di tempo, tutto questo è nuovo per me>> fui stupita dalle mie stesse parole, ma sapevo dal fondo del mio cuore che era la verità. Forse ero condizionata da ciò che mi faceva provare il legame, ma comunque, per quanto patetico potesse suonare, mi rifiutavo di passare il resto della mia vita nella paura e nella solitudine.

Graham sorrise, sembrava talmente tanto felice da poter iniziare a brillare come il sole da un momento all'altro.

<<Ripeto, so che sei un essere umano e che i tuoi tempi sono diversi dai miei. Stai tranquilla, possiamo andare piano, iniziare a piccoli passi>> disse dolcemente.

<<Piccoli passi per incominciare suonano bene>> sorrisi, anche se leggermente agitata. Avevo paura di star commettendo un errore, ma solo il tempo mi avrebbe rivelato la retta via.

Lui aprì la bocca per dire qualcosa ma la chiuse di scatto. La sua espressione si corrucciò e io mi preoccupai.

Ho detto qualcosa di sbagliato?

<<C'è un forte odore di bruciato>> mi guardò confuso.

Subito cadde il silenzio e, all'improvviso, la realizzazione colpì entrambi.

<<La torta!>>

Song of Shadows - SOSPESAWo Geschichten leben. Entdecke jetzt