Ed è stata tutta una farsa. Non c'era niente di autentico in quei sentimenti, o meglio, i miei sentimenti lo erano, ma di certo non lo erano i suoi.

Tornare a casa non è mai stato così di conforto per me. Quando vengo accolta dal tepore che si cela in queste quattro mura un po' del mio dolore si allevia. Mi sembra di essere stata via dei mesi e ora finalmente sono tornata. Tutto ciò che voglio fare per il resto della mia vita è starmene chiusa qui a leggere e vedere Netflix. Non voglio mai più uscire, non voglio mai più farmi vedere in giro. Sono stanca e ho un gran bisogno di riprendere le forze.

Mamma si avvicina e mi prende il viso tra le mani <<Tesoro, perchè non ti riposi un po' ora? Credo che tu ne abbia bisogno. Più tardi parleremo, tanto per oggi resterò a casa. D'accordo?>>

Annuisco e vado in camera mia.
Non appena adagio il mio corpo sul morbido materasso tutta la tensione di oggi lascia il mio corpo in un colpo solo rendendolo incredibilmente debole e fragile.
I miei occhi si chiudono e crollo nel giro di pochi secondi.

Quando mi sveglio fuori è buio. Non ho idea di quanto io abbia dormito ma mi sento un po' meglio, come se avessi riacquistato una minima quantità di forze.

Mi alzo e vado in bagno, butto dell'acqua fredda sul mio viso. Guardando la mia immagine nello specchio mi sembra di notare il segno di ogni cosa che ho provato in queste settimane: la stanchezza sulla pelle, la tristezza negli occhi. Con una mano accarezzo il collo.... lo stesso che una volta lei ha riempito di baci, ma non erano sinceri. Sposto le dita sulle labbra, quante volte le ha baciate, leccate e morse? Quante di quelle volte le ha davvero desiderate?

Sento di nuovo le lacrime salire dal mio cuore verso gli occhi e no ho nessuna intenzione di piangere. Ho pianto a sufficienza per oggi. Spengo la luce ed esco dal bagno.

Ho bisogno di un abbraccio dalla mamma. La trovo sul divano con una coperta sulle gambe che legge un libro. <<Tesoro, vieni qua.>> dice quando mi vede arrivare, mette giú il libro e si toglie gli occhiali da lettura.

Mi siedo accanto a lei e mi lascio cadere tra le sue braccia.

<<Come ti senti? Meglio?>>

Annuisco.
<<Mi dispiace, mamma>>

<<Basta dirlo, non serve. Lo so che sei dispiaciuta. E lo so perché io ti conosco, sei la persona più buona del mondo e non faresti mai del male a una mosca.>> mi da un bacio sulla fronte e mi stringe di più a se.

<<Ma non vuoi sapere perché l'ho fatto?>>

Adagia metà della coperta sulle mie gambe <<Lo so giá. Ma l'ha detto la tua insegnante di letteratura.>>

Sentire quelle parole mi provoca una fitta allo stomaco.

<<Ci teneva ad assicurarmi che l'hai fatto per una buona causa e... mi ha chiesto di non arrabbiarmi. Mi ha spiegato che quella ragazza stava dicendo delle cattiverie su qualcuno e tu volevi solo difendere quel qualcuno.>> mi costringe a guardarla negli occhi <<È così?>>

<<Sí>> sussurro piano.

Prima il preside, ora la mamma... vorrei tanto sapere che cosa le passa per la testa. Dice che non ne vuole più sapere di me peró si prende la briga di difendermi e assicurarsi che nessuno mi punisca per quello che ho fatto.

Sorride <<Devi tenerci moltissimo a questa persona se ti sei quasi spaccata una mano per lei.>>

Annuisco.
Ci tenevo. Ci tengo.
Non lo so più.

<<Tesoro io... sai, io sostengo la tua intenzione nel voler difendere ma non è di certo questo il modo di imporsi. La violenza è sempre un problema non è mai la soluzione. Se senti il bisogno di far valere i tuoi principi devi farlo con le parole o con delle azioni importanti, non usando le mani.>>

<<Lo so mamma, lo so, te lo giuro. Non so cosa mi sia preso, non sapevo nemmeno di sapere come dare un pugno. Non succederà piú, te lo prometto.>>

Sorride di nuovo. <<Era quello che volevo sentire.>>
Sospira <<Ascolta Rose, ho deciso che mi prendo una settimana di ferie. Non posso lasciarti qui a casa da sola per tutti questi giorni sapendo quanto stai male.>> mi accarezza il viso.

<<Cosa? No, non devi, non ce n'è bisogno. E poi non è vero che sto male.>> Mi viene da ridere per quanto sia ridicolo quello che ho appena detto. Non ci crede nessuno, nemmeno io.

<<No tesoro, lo vedo quanto stai soffrendo. Sono la tua mamma, credi che non me ne sia accorta? Va avanti cosí da settimane solo che tu non mi parli, non mi dici niente.>> le trema la voce e i suoi occhi si riempiono di lacrime <<Come faccio ad aiutarti se non so cosa ti tormenta? Non so cosa fare Rose, dimmi cosa posso fare per farti stare meglio.>>

L'ultima cosa che voglio è vederla stare male per colpa mia, non se lo merita.<<Basta che mi abbracci forte e che mi stai vicina, mamma>>

<<Ma certo, amore>>

Mi lascio cullare dalla sua stretta così confortante. Le sue braccia sono il mio posto sicuro, so che qui sono protetta, niente può farmi male.
E forse è proprio per questo che inizio a piangere. Le lacrime scendono a fiotti e non riesco a fermarle e non voglio nemmeno. Devo lasciare uscire tutto, non voglio trattenere niente.

Io sto male e non voglio più nasconderlo.

<<Sono stanca, mamma. Mi sento così triste.>> dico tra un singhiozzo e l'altro.

Mi accorgo solo adesso che anche lei sta piangendo. <<Lo so, piccola mia>>

Non so perché l'ho detto, forse sentivo il bisogno di farglielo sapere, ma è ciò che riassume il mio stato.

Mi culla avanti e indietro come si fa con i bambini mentre mi sussura delle parole dolci <<... ti amo... ti amo... sei il mio amore... sono qui con te... >>

Resto accoccolata a lei finche non finisco tutte le lacrime che avevo in corpo. Poi con dei gesti amorevoli mi asciuga le guance toglie i capelli che si erano appiccicati al viso.
<< Ce l'hai un po' di fame? Cosa ti va di mangiare?>>

Avvolgo la coperta intorno a me <<Avrei voglia di un po' di gelato>>

Come mi disse qualcuno una volta: per aggiustare il cuore serve il gelato.
Chissà se anche quella era una bugia come tutte le altre.

<<Gelato per cena? Mi sembra un ottima idea.>> Allontana la coperta <<Ne ordino subito una vaschetta enorme. Mango e cioccolato vero?>>

Annuisco. Prima che si alzi la fermo con un gesto <<Mamma>>

<<Sí, amore?>>

La guardo negli occhi <<Ti voglio bene>>

<<Anche io, piccola mia. Tantissimo.>>

Si alza per andare e prende il telefono dal mobiletto dall'altra parte del salotto ma prima di chiamare si blocca e si gira verso di me <<Posso sapere chi è?>>

<<Mh?>>

<<La persona per cui ora hai una mano fasciata.>> la indica <<Posso sapere chi è ?>>

Esito. Che senso avrebbe dirglielo ora? Ormai è tutto finito, non c'è più niente, sarebbe solo fiato sprecato oltre che una sofferenza inutile.

Mi mordo il labbro inferiore. <<Non ha importanza. Non piú.>>

𝐒𝐄 𝐋'𝐀𝐌𝐎𝐑𝐄 𝐄̀ 𝐔𝐍𝐀 𝐋𝐄𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄Where stories live. Discover now