Il suo dispiaciere non fa altro che aumentare la mia rabbia <<Se mi fosse successo qualcosa a quest'ora le tue scuse non mi servirebbero a niente.>> voglio colpirlo, voglio vedere in che modo cerca di giustificarsi, in che modo cerca di farmi stare meglio. Voglio vedere se si comporterebbe come farebbe Eleanor.

<<Lo so, hai ragione. Mi dispiace. Non si cosa mi sia preso, volevo a tutti i costi festeggiare e non mi sono reso conto di dove eravamo e di quanto fosse stupido comportarci così. Avrei dovuto pensare alle conseguenze delle nostre azioni.>> Si passa una mano tra i capelli.

Le nostre azioni? Perché non si assume la responsabilità delle sue?

Dalla sua espressione capisco che è sinceramente mortificato, ma non m'importa.

<<E poi che fine hai fatto? È domenica sera, perchè ti fai vivo solo adesso?>>

<<Scusami, io... stavo male. Dovevo smaltire la sbornia.>> si guarda le mani.

La mia pazienza ha un limite, senza farlo di proposito inizio a urlare <<Dovevi smaltire la sbornia! Ma certo!. E che a un certo punto durante la festa io non c'ero più non ti venuto in mente? Non ti sei minimamente interessato a dove fossi e soprattutto con chi fossi?>> ho i nervi a pezzi. <<In queste ventiquattro ore sarebbe potuto succedermi qualunque cosa e tu dov'eri? E se fossi stata male? Se qualcuno mi avesse fatto del male? Se fossi andata in coma etilico?>> mi brucia la gola <<E in tutto questo non mi hai ancora chiesto cosa mi è successo e come sono tornata a casa.>> non gridavo così dalle elementari.

<<Piccola...>> inizia ma si interrompe.

<<Ma che succede? Cosa sono queste urla?>> mamma arriva quasi di corsa, il volto solcato dalle rughe in fronte che le vengono ogni volta che è preoccupata. Indossa una t-shirt e dei pantaloni della tuta e ha i capelli bagnati, deve essere uscita di fretta dalla doccia. Guarda entrambi e poi si ferma su di me. <<Tesoro, che sta succedendo?>> mi avvolge le spalle con un braccio, vedendo che non le rispondo, guarda Roy.

<<È colpa mia>> dice lui alzando le mani. <<È colpa mia.>>

La sua presa si fa più stretta e io gliene sono grata <<Cosa è colpa tua?>> il suo tono è inquieto e grave.

Io non riesco a dire niente, mi fa male la gola, mi fanno male guance, ho il viso in fiamme. Mi accoccolo sul petto di mamma, l'unica persona che voglio accanto a me in questo momento.

<<Che cosa è colpa tua?>> È  in apprensione, sento i suoi battiti accelerati. <<Rose? Insomma, si può sapere che succede!>>

Roy deglutisce. <<Ieri sera alla festa, io... non sono stato abbastanza attento. Mi dispiace, Rose ha ragione, non avrei dovuto lasciarla sola. Mi dispiace.>>

<<Abbastanza attento a cosa? Cos'è successo?>>

La tensione che si respira tra di noi è spessa tanto da poterla rompere in due. Roy si avvicina per abbracciarmi ma la mamma mi tiene lontana da lui.

Roy è nel panico, sta per dire qualcosa ma viene interrotto <<Credo tu debba andare ora. Rose ha bisogno di stare da sola.>> lo accompagna alla porta e prima di uscire lui si gira verso di me un'ultima volta con le lacrime agli occhi. Poi se ne va.

Mamma mi stringe forte a sè. Affondo il viso nel suo collo e così mi tranquillizzo. 

<<Adesso tu mi dici cosa è accaduto ieri sera.>>

Ci mettiamo sul divano e le racconto tutto. Ometto la parte della molestia, le verrebbe un infarto e le darei solo una preoccupazione inutile, ometto anche quella di Eleanor per ovvi motivi. Quando ho finito mi prende il viso tra le mani.

𝐒𝐄 𝐋'𝐀𝐌𝐎𝐑𝐄 𝐄̀ 𝐔𝐍𝐀 𝐋𝐄𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄Where stories live. Discover now