𝟑𝟖. 𝐍𝐎𝐍 𝐏𝐎𝐈 𝐂𝐎𝐒𝐈̀ 𝐌𝐀𝐋𝐄

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Mentre procedeva a un'andatura più flemmatica del solito, colpa anche delle prime due ore di diritto privato, qualcuno la salutò chiamandola per nome nell'esatto momento in cui le passò accanto.

La voce del ragazzo le suonò familiare, ma non abbastanza da abbinarci un volto.

Amber ricambiò il saluto d'istinto, con uno svelto e distratto «Ciao», ma non appena lo fece s'immobilizzò sul posto e assottigliò gli occhi. Chi aveva appena salutato?

Si voltò e si guardò le spalle. Girato verso di lei, mentre continuava a camminare, Adam Colsen le stava rivolgendo un sorriso. Un gran sorriso.

Oh, no.

Uno dei compagni gli tirò una pacca sulla spalla e gli disse qualcosa che lo fece sorridere in maniera maliziosa.

Amber si rigirò di colpo, strizzò gli occhi e afferrò la tracolla della borsa stringendola tra le dita.

Maledizione.

«Lo conosci?» chiese Tyler, si era fermato al suo fianco.

Amber ripartì spedita e attese di svoltare l'angolo, «Sì» rispose, «E ho appena fatto una cazzata. Una grandissima cazzata.»

«Fammi indovinare» fece lui, «Ci prova con te da un po' ma tu non gli hai mai dato corda, fino ad ora.»

«Già.» Amber sospirò e finalmente dopo una manciata di passi arrivò in aula. Prese posto in penultima fila, vicino la porta come Tyler le aveva detto e tirò fuori il portatile. «E lui è... so che è molto insistente e io» scosse la testa, «In questo momento non riuscirei a sopportarlo. Ma in ogni caso non m'interessa, quindi...»

«Posso sempre fingere di essere il tuo ragazzo.»

Amber s'immobilizzò.

«O puoi chiederlo a-»

«Non ce n'è bisogno» tagliò corto lei, cercando di non essere sgarbata, «Posso gestirlo da sola, nel caso il problema si presentasse.»

«Di questo non ne dubito.»

Amber non gli rispose più, tirò fuori anche il cellulare e lo poggiò accanto al portatile dopo aver controllato che non ci fossero notifiche. Poi volse lo sguardo altrove per non sbloccarlo e controllare se Emma avesse visualizzato il messaggio.

Ma distrarsi non servì a tanto. Quel pensiero, quella paura continuava a persistere, facendole provare uno strano senso di pesantezza all'altezza del petto. Era un fastidio, uno di quelli che sebbene lievi non puoi ignorare. Uno di quelli che non se ne vanno mai, che ti accompagnano da quando apri gli occhi al mattino a quando li chiudi la sera.

Sospirò e per un attimo si nascose nel buio dietro le palpebre. Forse, per una volta arrivare a lezione già inoltrata non sarebbe stato sbagliato, così non avrebbe avuto il tempo di pensarci.

No, non doveva farlo in ogni caso. Erano passati pochi minuti da quando glielo aveva inviato e non doveva pensarci. Almeno, non ancora.

Due ragazze nella fila avanti le lanciarono un'occhiatina, poi ridacchiarono in silenzio con le mani davanti la bocca e si scambiarono uno sguardo d'intesa. Amber si accigliò e le fissò a sua volta, ma quando i loro occhi tornarono su di lei... no. Non era lei l'oggetto del loro interesse, ma qualcuno alla sua destra. Girò il viso, rimanendo focalizzata ancora per qualche secondo su di loro, per poi far scivolare gli occhi sulla persona accanto a lei.

Tyler.

Avrebbe dovuto immaginarlo.

Lui se ne stava composto, la schiena dritta poggiata contro lo schienale della sedia, gli avambracci abbandonati sul lungo tavolo di legno di quella fila e i muscoli delle braccia lasciati scoperti da una t-shirt blu scuro. E quello sguardo di ghiaccio puntato alla lavagna sul fondo dell'aula che fissava immobile, senza battere ciglio.

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now