Mia zia lo guardò come se fosse il sole e lei un povero ghiacciolo che si stava sciogliendo.

«Oh, Miki! Non capisco davvero come fai resistergli! Se avessi la tua età, te lo avrei già rubato!», sospirò e si appoggiò alla mia spalla con il gomito.

Alzai gli occhi al cielo, ormai del tutto convinta che Teseo fosse un mago capace di incantare ogni donna nel raggio di un chilometro.

Con questo non sto dicendo di esserci cascata anche io, sia chiaro.

«Ehi, Seth!», lo salutò mio padre da dietro il bancone. «Ben arrivato!»

«Salve, Bear. Tutto bene?»

«Una meraviglia», disse mentre si asciugava le mani nel grembiule. Quel grembiule era speciale perché mia madre li aveva creati per ognuno di noi. Quello di papà era nero, ma mamma ci aveva disegnato sopra con un pennarello bianco per tessuti tante piccole chitarre elettriche. Quello di mamma era dello stesso colore, però aveva delle note musicali viola. Anche mia zia ne aveva uno di quella tinta, sebbene ormai non si notasse più, visto che Ronnie lo aveva totalmente ricoperto di fiori variopinti, che andavano dal blu cielo al rosso fuoco, dal glicine al giallo sole. Il mio, invece, aveva dei cuori spezzati rossi e tanti piccoli teschi bianchi, che risaltavano incredibilmente sul tessuto scuro.

Da poco ce ne aveva uno anche Teseo: era nero con scritte bianche in latino.

Mio papà glielo passò in quel momento, invitandolo a lavorare dietro il bancone con lui quella sera. Gli avrebbe mostrato come preparare cocktail da sballo, disse.

Già, mio papà era il tipo che diceva "da sballo" e non se ne vergognava.

Teseo mi superò scompigliandomi i capelli e si mise al fianco di mio padre.

Vederli insieme mi causò una strana stretta al cuore.

Mi massaggiai lo sterno con le nocche, mentre quella sensazione pian piano svanì. Chissà, forse non avevo digerito.

Presi il mio grembiule e me lo infilai. Mi raccolsi i capelli in uno chignon sbarazzino sulla nuca, mentre prendevo le ordinazioni pronte e le portavo ai tavolo 5 e 7.

La serata passò così tra un bicchiere di whisky e di bourbon, tra un balletto spensierato di mia madre in mezzo alla sala e gli occhi a cuore di mia zia, tra un sorriso sincero di papà e i capelli di Teseo tirati indietro da una bandana nera di Bear.

Ad un certo punto, la band di Joel salì sul palco.

Uno ad uno, i membri di Joy and Grief si presentarono sulla scena. Il primo a comparire fu Rob, il mio migliore amico e il batterista della band. I suoi capelli castani erano coperti da una bandana rossa e gli occhi truccati con l'eyeliner nero sbavato. Era vestito come tutti i giorni: jeans strappati e felpa oversize. Il secondo fu Phoenix, fratello minore di Blade e bassista. I suoi capelli rossi erano raccolti in treccine piccolissime, che gli sfioravano la schiena ad ogni passo. Si presentò a petto nudo, con pantaloni di pelle e un collare nero attorno al collo. Era ricoperto di lentiggini dalla testa ai piedi e, anziché renderlo inguardabile, quelle servivano solo a dargli un tocco ancora più particolare.

Era di sicuro il più bello del gruppo. Il terzo fu Blade, il chitarrista, dagli occhi viola a causa delle lenti colorate e i capelli neri rasati. Aveva un giubbotto di pelle sullo stomaco nudo e dei pantaloni larghi a righe bianche e nere. Ai piedi portava degli anfibi neri dalla para alta.

L'ultimo a entrare fu Joel, il cantante dai capelli biondi e ricci e gli occhi azzurri, contornati da eyeliner oro e mascara nero. Aveva il volto di un angelo. E la sua voce non era da meno. Portava una canotta rossa sbracciata e dei jeans neri così stretti che tutti i suoi muscoli erano ben delineati. Una catena penzolava dai passanti della cintura e cigolava ad ogni sua mossa.

How to charm Micol Esposito [Trilogia How To #1]Where stories live. Discover now