Il Ladro Di Speranza

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Con il fiatone osservo il paesaggio mozzafiato che mi si presenta davanti. La neve danza al ritmo del vento, mi avvicino al parapetto che dà sul vuoto del precipizio. Presa da un senso di vertigini mi aggrappo al gelido palo in metallo, socchiudo le labbra e trattengo per qualche secondo il respiro.
<<Fai attenzione a non sporgerti troppo>> Namjoon mi prende per la vita e mi fa allontanare da quel luogo che profuma di adrenalina pura.
Silenziosa continuo a fissare l'orizzonte di fronte a me, le nuvole in lontananza non ispirano fiducia. Scure e cariche sembrano aspettare il momento giusto per poter riversare la loro rabbia sul mondo.
<<Sbaglio ho sta iniziando a nevicare sempre di più? >> con ancora il braccio di Namjoon intorno alla vita alzo il viso per vedere la sua espressione.
<<Meglio far ritorno>>
In pochi istanti iniziamo a scendere l'ardua salita che avevamo affrontato. Il vento soffia con talmente tanta forza che rischio di cadere, subito il coreano mi afferra per un braccio prima che io possa ritrovarmi con il sedere a terra.
<<Dobbiamo essere veloci, sta arrivando una tormenta>> mi urla.
Le mie orecchie fischiano e rinuncio all'usare l'udito e cerco invece di leggere il labiale. Riprendiamo la camminata, il tempo però non sembra essere dalla nostra parte. La neve si fa sempre più fitta, non danza più leggiadra, ma si sfoga con impeto. Il mio labbro inferiore non fa altro che tremare, mi sembra di star camminando da giorni. Esausta dal dover fare passi sempre più alti per via della neve, scivolo pericolosamente rotolando per qualche metro.
<<NYMPHE >> la sua voce si fa lontana.
Combatto con la stanchezza e cerco di rimettermi in piedi.
<<Nam! >> intimorita urlo, non lo vedo più.
L'ho perso in mezzo al bianco ghiacciato.
<<Sono qui >>
Mi accorgo della sua presenza solo quando ci ritroviamo ad una ventina di centimetri di distanza.
<<Dove siamo? >> gli chiedo mentre rimuove un cordino della sua giacca per allacciarlo ai miei pantaloni.
<<Rimaniamo vicini, ok? >> allaccia l'altro capo ai suoi pantaloni.
<<Nam... >> balbetto non so per il freddo o se per la paura <<Ci siamo persi... >>
Lui rimane in silenzio e riprende a muoversi verso una meta inesistente.
<<Meglio muoversi o rischiamo di gelare>> aggiunge continuando a non rispondere alla mia domanda.
Guardo le mie dita, violacee e secche, come una prugna caduta e mai raccolta. Mi riparo dietro la sua figura che mi fa da muro contro il vento affilato, gli occhi bruciano. Eppure qualcosa mi scuote dal profondo dell'animo: chi proteggerà Namjoon dal vento? Immagino il suo volto contorto dal dolore e la tentazione di fermarlo cresce in me. Lui cammina senza problemi, il suo corpo massiccio non cede facilmente alle raffiche.
<<Penso ci sia un'abitazione>> si volta urlando.
Ancora una volta cerco di interpretare quello che mi ha detto e in qualche modo gli faccio segno che ho intuito. Facciamo gli ultimi sforzi per raggiungere quella che potrebbe o no essere la nostra salvezza. Improvvisamente una forte voglia di piangere nasce in me, quello che abbiamo visto è sul serio una casa, la tempesta non ci sta giocando brutti scherzi. Namjoon bussa con forza sul portone in legno. Silenzio, solo il vento che ulula o forse sono i lupi. Riprova con più forza. Un cigolio ci fa fare un passo indietro e finalmente la porta si apre e da dietro essa compare un uomo coreano di giovane età. I capelli platino sembrano essere in perfetta armonia con il paesaggio che ci circonda.
<<Serve aiuto? >> chiede perplesso e confuso da ciò che sta vedendo.

Park Jimin ha lasciato tutto quello che stava facendo per dirigersi immediatamente da Idaho. Questi lo aveva chiamato e disperato gli aveva chiesto di aiutarlo perché aveva perso le tracce del capo. Stringe il volante con forza, per quanto trova eccitante sentire il bodyguard vulnerabile, al momento non è affatto in vena di fare certi pensieri. Namjoon si è perso in mezzo ad una bufera di neve, proprio dove il famoso ladro di opere si sta nascondendo. Seduto al suo fianco, Jeon Jungkook, osserva con occhi sognanti la neve candida che ha coperto l'intero paesaggio. Gli occhi neri come il fondo di un pozzo si muovono agitati dovunque possano guardare.
<<Pensi che la dovremmo chiamare? >> domanda poi rivolgendosi al coreano che sta guidando.
<<Aspettiamo ancora>> Jimin digrigna i denti, un senso di rabbia repressa pervade il suo corpo.
<<Sappiamo con hai un bel rapporto, ma devi pensare alla salute del signor Kim>> Kim Seok-jin non perde un attimo e immediatamente analizza il compagno <<E poi ti ho sempre detto che nascondere tutto... >>
<<Ancora non ho capito il senso della tua presenza >> sbotta Jimin parcheggiando in modo brusco davanti al rifugio.
Senza aspettare una risposta da parte dello psicologo scende dall'auto e a grandi falcate raggiunge l'entrata.
<<Sei arrivato>> Idaho gli va incontro, è in uno stato di allerta che l'altro non aveva mai visto.
<<Spiegami cosa sta succedendo >>

<<Entrate pure, sono sicuri che fuori ci sia da morire congelati>> l'uomo ci invita ad entrare e noi non ce lo facciamo ripetere due volte <<Vi prendo delle coperte calde, voi togliete i cappotti e lasciateli pure su quella sedia>> sparisce dietro una porta e poco dopo ritorna con diverse coperte.
<<Grazie>> sussurra Namjoon rabbrividendo mentre si toglie il cappotto.
<<È il minimo che io possa fare>> mostra un piccolo sorriso <<Volete del tè? >>
<<Volentieri >>
Rimango in silenzio, ancora troppo scossa dal gelo e con la mente troppo stanca per poter pensare ad una frase di senso compiuto. Mi arrotolo nella coperta e mi siedo su una poltrona posta di fronte ad un caminetto caldo ed accogliente. Finalmente inizio a riacquistare la sensibilità delle mani e dei piedi, sbatto le palpebre doloranti e sorseggio la bevanda bollente che mi è stata servita.
<<Questa tormenta è venuta all'improvviso, non era stata prevista >> parla l'uomo che ci ha accolto.
<<Infatti ci siamo persi in mezzo a quel turbine, se non avessimo trovato il tuo rifugio... >>
<<Mi chiamo Jung Hoseok >>
Mi volto ad osservare con cura il suo viso ovale dagli zigomi alti che sono in perfetta armonia con il lungo naso.
<<Siete coreano anche voi>> Namjoon a cena un sorriso caloroso <<Io sono Kim Namjoon e lei è Nymphe Deneuve>> mi scambia un'occhiata dolce e felice di vedermi viva.
Hoseok nel sentire i nostri nomi ci mostra un'espressione accigliata, come se essi avessero risvegliato in lui qualcosa di impensabile.
<<Namjoon?>> borbotta dall'altro lato della stanza allontanandosi sempre di più da noi <<Che strano... È un nome che ho già sentito>>
Il mio capo questa volta non aggiunge altro, si chiude nel silenzio e anche lui si mette sull'attenti.
<<Di sicuro sarà un mio lontano parente di cui mi sono dimenticato>> il coreano dai capelli platino se la ride, ma la tensione è palpabile.
<<Chi sei? >> Namjoon muove qualche passo vicino a me.
Io, ancora con la mente offuscata, osservo la scena come uno spettatore fino a quando un oggetto non attira la mia attenzione. Il mio cuore si blocca per un millesimo di secondo, mi manca l'ossigeno, scene che pensavo di aver dimenticato risalgono dalla profondità della mia anima.
<<Io non farei un altro passo falso>> Sibilla Hoseok mentre ci punta una pistola contro.
<<Chi cazzo sei? >> ringhia Namjoon mentre mi cinge una spalla.
<< Il ladro di speranza, J-Hope>>

PHILOPHOBIA, the Fear Of Falling In Love (Kim Namjoon)Where stories live. Discover now