Lo Psicologo

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Kim Seo-jin mi scruta dietro le lenti dei suoi occhiali da vista tondi, poi posa lo sguardo sulla cartellina contenente diversi fogli. Dopo qualche minuto la chiude e la mette in un cassetto, mi sorride con dolcezza e io ricambio. Ha il viso ovale, labbra carnose e uno sguardo gentile come quello di un cucciolo.
<<Allora>> si alza e si siede su una poltrona posta di fronte al divano dove mi trovo io in questo momento << Se vuoi metterti a tuo agio fai come se fossi a casa tua>> si toglie gli occhiali e li appoggia su un tavolino al suo fianco.
è da tanto che non vado da uno psicologo e di sicuro non avrei mai immaginato di doverci tornare. Mi mordo il labbro inferiore e dopo poco decido di togliermi le scarpe e appoggiare i piedi sul divano portandomi le ginocchia al petto.
<<Vuoi che inizi io o preferisci che ti faccia delle domande?>> la sua voce mi dà un senso di tranquillità.
<< Ho già affrontato una terapia>> deglutisco, non mi piacciono le domande, preferisco di gran lunga parlare a vanvera per poi indirizzarmi al punto della questione << Avrei preferito non affrontarla di nuovo>>
<<Spiegami>>
<<Pensavo di essermi lasciata tutto alle spalle>>

Esco dalla stanza e bevo con avidità la bottiglia d’acqua, per quanto tempo ho parlato? Un’ora di fila probabilmente senza tralasciare nessun dettaglio. Seok-jin mi ha proposto di continuare le sedute senza impegno. Sovrappensiero mi dirigo verso la mia stanza.
<<Nymphe>> Namjoon mi chiama e io mi fermo immediatamente.
<<Perdonami, ero un po’ persa nei miei pensieri>> sorrido ma lui non sembra ricambiare.
<<Sei riuscita a parlarci?>> chiede invece serio.
Annuisco. Con la psicologa che mi seguiva una volta avevo fatto fatica ad aprirmi nonostante fosse una delle migliori, lei continuava a ripetermi che era normale visto che avevo appena subito un trauma.
<<Ci so sono anche io>>
Le sue parole mi lasciano spiazzata. Ci fissiamo fermi immobili in mezzo al corridoio, mi mancano le parole, sento che non basta un grazie.
<<Capo, l’auto è pronta>> Moriat compare dal nulla.
<<Perfetto>>
Li guardo senza capire.
<<Andiamo all’attico>> dice Namjoon in poche parole.
L’attico. Il ricordo del sangue mi fa salire la nausea, ancora non gli ho chiesto cosa fosse successo.
<<L’attico>> sussuro.
<<Meglio che tu rimanga lì per un po’ di tempo>> cominciamo a camminare
<<Quanto tempo?>> lo seguo a stento, un suo passo è tre volte uno dei miei.
<<Non saprei, un paio di mesi o di più>> risponde tranquillamente.
Lo prendo per un braccio sgranando gli occhi, mi sta chiedendo di andare a vivere con lui?
<<Che succede? Non ti piace l’attico?>> ci fermiamo.
<<No….>> riordino i miei pensieri << Solo che….>>
<<Che?>>
Cerco qualcosa per controbattere la sua proposta ma rimango a mani vuote, sia il mio cervello che la mia anima urlano di voler andare lì. Mi arrendo.
<< Niente>> lo lascio andare << Vorrei andare a riposare>>

Mi stendo sul letto e fisso il soffitto fatto da travi in legno, mi è mancata questa stanza. Sprofondo il viso in uno dei cuscini, qui mi sento sul serio al sicuro come se fossi a casa mia. Le palpebre si fanno pesanti, provo a resistere al sonno imminente, se chiudo gli occhi so per certo che lo rivedrò. Mi faccio forza e mi alzo per andare giù in soggiorno, la tv mi aiuterà a distrarmi. Scendo la scala a chiocciola e vedo Namjoon che parla con Jimin all’ingresso, si salutano e il capo mafioso chiude la porta alle sue spalle. I nostri sguardi si incrociano, riprendo a scendere le scale e vado a sedermi sul divano.Lui, senza dire nulla, si siede vicino a me mantenendo però una certa distanza. Accendo la televisione e scelgo un programma a caso di cucina che guardo di solito quando mangio la sera. Mi rilasso e dopo poco mi stendo su un lato ranicchiandomi, Namjoon continua a fissare davanti a sé e non certo perché il programma gli interessa, sarà perso in chissà quale pensiero che lo affligge. Mi concentro sulla ricetta che stanno preparando e senza accorgermene i miei piedi raggiungono la sua gamba.Una sua mano mi prende entrambe le caviglie e mi appoggia i piedi sulle sue cosce, non mi giro a guardarlo ma una scossa scorre lungo le mie gambe.
<<Se vuoi puoi stenderti anche tu…>> sussurro fingendo anche io di essere concentrata sul programma.
Non risponde, ma poco dopo sento che solleva le mie caviglie e si avvicina a me.
<<Fammi spazio>>
I suoi occhi da dragone incrociano i miei, ancora ho questa voglia matta di saltargli addosso. Mi spingo fino al bordo del divano, non voglio che senta il mio cuore che esplode. Lo sento accomodarsi alle mie spalle, appoggia la testa sul bracciolo e il suo braccio sinistro si infila tra il mio viso e il divano facendomi così da cuscino. Sussulto, così mi sta facendo impazzire, impreco dentro di me non so quante volte. L’altro braccio lo abbandona sui suoi fianchi, sento il suo respiro sui miei capelli e il suo petto a pochi centimetri dalla mia schiena. Lancio un'occhiata verso il suo bacino posto a distanza di sicurezza dal mio, sento le guance scaldarsi. Quest’uomo non vuole manco baciarmi e io invece persisto a immaginarmi chissà cosa.
<< Sei comoda?>>
Trattengo il respiro.
<<Si…>>
Il suo mento affonda nei miei capelli. Voglio rimanere così, vicino a lui, in questo posto dove non mi sento impaurita da niente e nessuno. Ma il sublime momento viene interrotto da qualcuno.
<<Disturbo?>> Idaho fa capolino da dietro la porta di ingresso con un sorrisetto compiaciuto <<Non vorrei proprio ma c’è qualcuno che sta facendo un gran chiasso giù nella hall>>
Namjoon si alza rischiando di farmi cadere, la sua mano blocca la mia caduta prendendomi per la vita.
<<Chi è?>>
<<Kim Taehyung>>
Mi tira verso di sé e mi ritrovo in braccio a lui.
<<Che vuole?>> ringhia a bassa voce.
Inizia a stringermi sempre di più come se fossi un peluche, mi dimeno.
<<Nam>> mi lamento riuscendo a liberarmi dalla sua stretta mostruosa.
<<Scusami….>> balbetta lui
<<Parlare con la signorina>> risponde finamente il bodyguard.
<<Non ci penso proprio>> sbotta Namjoon.
<<Io invece voglio sentire cosa ha da dire>> parlo all’improvviso.
Da quando mi ha lasciato quella lettera sono assetata di risposte.
<<Ti ha messa in pericolo>> l’uomo asiatico alza la voce verso di me, è su tutte le furie.
Non mi lascio calpestare.
<<Vado con Idaho>> mi arrabbio anche io.
<<NO>> persiste.
<<Faccio quello che voglio io!>> mi alzo dal divano stufa di sentire le sue lamentele infantili.
<<NON VAI DA NESSUNA PARTE>> mi afferra per un lembo della maglia mi tira verso la sua enorme figura.
Ora sì che ho paura di lui, gli occhi sono due fessure affilate che mi penetrano fino all’anima.
<<Non puoi…>> balbetto facendomi sempre più piccola tra le sue braccia.
<<Non è l’uomo che pensi che sia…>> la sua voce è piena di rabbia, dolore e risentimento.
<<Sarò accompagnata>> tento di farlo ragionare, mi volto verso Idaho e gli lancio uno sguardo di aiuto.
Quest’ultimo sospira con forza.
<<Ci sarò io>> dice poi.
Namjoon sposta il suo sguardo di fuoco sull’uomo che si tramuta in qualcosa di peggiore. Il bodyguard non fa una piega, anzi mi fa segno di seguirlo.
<<Giù ci sono anche gli altri pronti ad intervenire>> aggiunge.
<<Idaho….>> sibilla il capo mafioso.
<<Lo sa che si può fidare di me, capo>> lo tranquillizza con un sorriso pacato.
Le sue braccia mi lasciano, gli lancio un ultimo sguardo.
<<Starò bene>> gli dico.

PHILOPHOBIA, the Fear Of Falling In Love (Kim Namjoon)Where stories live. Discover now