XV

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• Ellen •

I raggi del sole illuminavano le foglie aranciate sugli alberi, rendendole più chiare e luminose.
In quel punto del bosco mi sentivo al sicuro, come all'interno di una goccia di sapone, protetta e libera.
Con gli uccelli che canticchiavano e le foglie che scricchiolavano ad ogni mio passo.
Certo, sentivo ancora quel peso che mi faceva sentire costantemente malinconica e in ansia, ma, immersa nella natura, riuscivo a silenziare i brutti pensieri.
Come quando mettevi in silenzioso il cellulare, solo che io lo facevo con le emozioni e i pensieri.
Il terreno era ancora umido, a causa delle piogge che si erano susseguite in quei mesi.
Avevo fatto bene a mettere gli anfibi, il fango e la terra raggiungevano persino la suola di essi.
Improvvisamente, sentii le foglie alle mie spalle scricchiolare ripetutamente.
Qualcuno stava venendo verso di me.
Voltai istantaneamente il capo, con il cuore in gola, ma quando riconobbi i lunghi capelli rossi di Kim, mi rilassai.
Sul viso aveva un'espressione preoccupata, come se fosse successo qualcosa.
La osservai meglio.
Indossava un paio di pantaloni a vita alta in pelle nera e un maglione del medesimo colore che lasciava scoperta la pancia.
Ma non aveva freddo?
Mentre ai piedi teneva un paio di convers  rosse che si abbinavano ai suoi bellissimi capelli lisci.
< Tutto bene, Ellen? Mi stavo preoccupando, io e i ragazzi ci siamo svegliati quasi mezz'ora fa e non vedendoti nella tua stanza mi sono preoccupata, così sono venuta a cercarti.> Mi disse lei, piegandosi in due e appoggiando i palmi delle mani sulle ginocchia.
Sentivo il suo respiro veloce e incontrollato, aveva corso veramente per me?
Me?
< Cosa ci fai qui tutta sola? Dai, vieni.> Aggiunse, alzandosi e avvolgendomi un braccio attorno al collo.
Perché era così gentile con me?
Perché mi avevano accolto in casa loro senza fiatare?
Le facevo pena?
Oppure semplicemente volevano fare un atto di bene.
Mi sembrava strano.
Non mi conoscevano nemmeno e mi avevano accolto in casa loro?
Io mi scostai da lei e la guardai nei suoi occhi troppo chiari per essere veri.
Le sue ciglia erano leggermente rivolte verso l'alto e si poteva notare qualche strato di mascara su di esse.
Ai lati degli occhi aveva due linee perfettamente dritte di eye- liner, mentre sulle labbra aveva spalmato un lucida labbra che le rendeva molto gonfie.
< Perché io? Voglio dire, perché mi avete accolto con voi? Io... voi non mi conoscete nemmeno... Come... Come fate a fidarvi di una come me?> Chiesi io, titubante.
Non volevo risultare maleducata, ma volevo seriamente avere una risposta a queste domande e solo quando l'avrei avuta avrei iniziato a fidarmi di quei ragazzi.
Non riuscii a decifrare la sua espressione, ma colsi un tratto di incertezza, quasi avesse paura di pronunciare anche solo una parola.
< Io... Non penso di potertelo dire, El.> Mi rispose lei, con un tono dispiaciuto. Perché non poteva dirmelo?
Era qualcosa riferito a mio papà?
Non capivo...
Cosa mi stavano nascondendo?
< Ora...Per favore, vieni dentro, qui fa troppo freddo.> Aggiunse, riavvolgendo un braccio attorno al mio collo e trascinandomi verso la porta d'ingresso.
Cercai di dimenticare la domanda che le avevo fatto e la risposta che mi aveva dato, ma non ci riuscii.
Quando entrammo in casa un odore di bruciato e di salato mi avvolse completamente, stavano incendiando la casa?
Nella cucina un fumo grigiastro si diffondeva spargendosi ovunque molto velocemente.
Ma cosa stavano facendo?
Liam era seduto sul divano, stava guardando un programma in tv che non conoscevo.
Non mi stava nemmeno guardavo, così evitai di salutarlo, scampando ogni tipo di figuraccia.
E se non ricambia il saluto?
< Ei... Ellen, giusto? Hai fame? Io e Chris abbiamo preparato delle uova e bacon.>
Riuscii a scorgere una figura alta dimenarsi per far allontanare il fumo.
Quel ragazzo aveva detto di chiamarsi Mason.
Il tardo pomeriggio della sera prima di erano presentati tutti, tranne, ovviamente, lui.
Ma avevo deciso: Non lo avrei più ascoltato. Né lui né le sue risposte poco educate.
Un altra figura affiancò Mason e lo guardò male.
< Io non ho fatto proprio nulla, Mason, tu hai bruciato tutte le uova, io cercavo solo di evitarlo.> Disse Christian, grattandosi la testa rasata.
Mentre parlava, l'orecchino d'argento che penzolava si muoveva velocemente.
Mason si coprì la bocca per non scoppiare a ridere mentre il suo amico dava di matto.
Quando Christian finí di parlare, Mason schiuse le labbra.
< Quindi, Ellen, vuoi assaggiare la mia deliziosa colazione?> Mi chiese, facendo un sorriso a trentadue denti e curvando il viso.
Intrecciò le mani al petto, improvvisando una preghiera, mentre Christian, alle sue spalle, scrollava la testa, spalancando gli occhi.
Non lo fare, probabilmente era quello che stava tentando di dirmi.
< Io, mi dispiace... ma non ho molta fame...> Dissi titubante. Cercai in tutti i modi di non risultare maleducata.
Non volevo offenderlo, ma erano molto rare le volte in cui di mia spontanea volontà mangiavo un'intera colazione.
< Cosa!?!> Sbottò lui, portandosi le mani al cuore e fingendosi dispiaciuto.
< Come puoi rifiutare la mia squisitissima colazione?> Chiese retoricamente.
Aveva gli occhi luminosi socchiusi e le labbra in una smorfia triste.
Io cercai di trattenere un sorriso, le sue espressioni erano particolarmente divertenti.
Christian non resistette più e scoppiò a ridere, sedendosi a terra e portandosi le mani alla pancia, mentre il suo corpo si contraeva.
Quel ragazzo all' inizio mi aveva fatto particolarmente paura, mentre ora non riuscivo a riconoscerlo.
Era veramente il Christian che mi aveva accolto con una pistola nella cintura dei pantaloni?
< Che cazzo ti ridi tu?> Chiese Mason iniziando a ridere insieme all'amico.
Il ragazzo si mise in ginocchio affianco a Christian e iniziò a sferrarli dei pugni.
Mi voltai e lanciai un'occhiata a Kim, che si godeva la scena.
Lei alzò le spalle, guardandomi divertita.
< Vuoi una tazza di tè caldo?> Chiese, allontanandosi dai due amici, che si picchiavano a vicenda, scherzosamente.
Non mi sembrava una cosa del tutto giocosa, ma scrollai le spalle.
Kim spense il fuoco e svuotò la padella, dove erano posizionate alcune fette di bacon completamente bruciate e colorate di nero.
Avrei dovuto veramente mangiare quello?
La ragazza buttò il cibo nel cestino e si voltò verso di me, aspettando una risposta.
< Ehm... No grazie, Kim, credo che mi rifugerò in camera, non ho dormito molto questa notte.> Le risposi, tentando di essere il più gentile possibile.
Lei mi guardò attentamente, facendo un sorriso comprensivo.
Mi capiva?
Riusciva a capire ciò che provavo oppure era solo pena quella che sentiva nei miei confronti?
Mi liberai di quel pensiero, in quel momento non mi interessava, volevo solamente tornarmene a dormire.
< Quando ti risveglierai inizieremo a cercare l'assassino, Ellen, te lo promettiamo, vogliamo trovarlo quanto te.> Mi rassicurò la ragazza dai capelli rossi, accarezzandomi la spalla, delicatamente.
Io costrinsi le mie labbra a sollevarsi, facendo un sorriso.
Lei lo ricambiò.
< Grazie.> Sussurrai, voltandomi e dirigendomi verso le scale, per poi chiudermi nella mia nuova camera.
Non mi ero ancora abituata a chiamare quella stanza: "mia", perché l'unica camera che poteva essere mai considerata da me veramente mia era quella della villa mia e di mio papà, che però da quando lui era morto, mi aveva portato in mente solo brutti ricordi che cercavo di cancellare dalla testa il più presto possibile.

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Ciao raga💞
Tutto okay?
Spero voi stiate molto bene🦋
Domani ho una verifica di matematica e devo studiare quindi non penso di pubblicare un altro capitolo dopo questo, almeno per oggi.
Spero mi comprendiate😭
Consiglio del giorno: Cambia musica, non ascoltare sempre la stessa.
( la musica è una metafora raga, spero capiate💞)
vi voglio bene, anche se siete pochi io vi amo lo stesso🦋💞
peace and love💖
~Lilith

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