VI

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• Ellen •

< Vuoi un ghiacciolo?> chiesi a Peter, aprendo il freezer. Mi voltai verso di lui. I suoi capelli scuri erano più ordinati del solito, segno che si era fermato a dormire da suo papà, che esigeva sempre un certo ordine quando Peter doveva uscire di casa.
I suoi genitori erano separati ormai da cinque anni e il mio migliore amico si era abituato a tutto quello che comportava.
Suo padre ed io non avevamo mai legato molto, ma non mi interessava più di tanto.
< Si, grazie.> Mi rispose il ragazzo di fronte a me, facendo un sorriso.
Gli passai un ghiacciolo all'arancia, il suo preferito, mentre io assaporai quello alla fragola.
< Ei, ti ricordi il ragazzo da cui eravamo andati a fare una festa? Il party nella casa enorme. Beh, lui è stato arrestato, ieri. Per spaccio di droga.> mi disse Pet. Io sgranai gli occhi. Ci avevo fatto una lunga e ricca conversazione con quel ragazzo, non mi sembrava un drogato...
< Wow...> Sussurrai, abbassando lo sguardo. < Beh, credo che dopo questo non spaccerà più.> Confesso, Arrotolandomi una ciocca di capelli sull'indice.
< Già... Cosa facciamo?> chiese lui, alzandosi dalla sedia e sdraiandosi comodamente sul divano davanti alla televisione.
< Non so... Guardiamo un film?> Domandai io, raggiungendolo. Mi accomodai sulla poltrona e presi il telecomando dal tavolino in vetro davanti a me.
< Io voto per: " Jurassic World".> Disse, osservando i titoli presenti sullo schermo.
Io scrollo vivacemente il capo.
Non era vero che quei film non mi piacevano, ma Peter mi aveva costretto a vederli almeno una ventina di volte e dopo un po' mi avevano stancato.
Dovevo ammettere che all'inizio quei film mi piacevano un mondo.
< Neanche per sogno, Pet.> Dissi, ferma.
Non intendevo rivedere uno di quei film un'altra volta. < Che ne dici di: "Shadowhunters" ?> chiesi io, pronunciando il nome della mia serie tv preferita.
< Nah, non mi va di guardare una serie...> Borbottò, alzandosi e dirigendosi verso la cucina.
Prese un pacchetto di patatine e le appoggiò sul tavolino.
< Ti va di vedere "Mr. And Mrs Smith"?> domandai.
< Mhm... Okay.> Replicò, non troppo convinto.

Dopo poche ore, il papà di Peter lo aveva chiamato e il mio migliore amico doveva ritornare a casa.
< Mi dispiace di dover andare, El.> Mi disse, abbassando lo sguardo verso di me e accarezzandomi la spalla sinistra.
Io feci un sorriso.
< Non fa nulla. A me dispiace che domani dovrai tornare a scuola senza di me. > Replicai, facendo un sospiro.
< Già.> Disse soltanto.
Ci salutammo ed io chiusi la porta di casa a chiave.
Mi sedetti su una sedia e provai nuovamente a chiamare al telefono la mia guardia del corpo, ma il suo cellulare risultava spento.
Cosa gli era successo?
Mi stavo iniziando a preoccupare.
Abbandonai il mio cellulare sul lungo tavolo in legno della cucina e percorsi il corridoio verso la mia stanza.
Mi sdraiai sul letto a pancia in su e osservai il soffitto dipinto in celeste, il mio colore preferito.
E subito sentii sentii dei singhiozzi uscire dalla mia bocca, prima che le mie guance si riempissero di lacrime salate, che in quei giorni ero abituata a sentire scorrere sulla mia pelle.
Mi toccai la collana che mi aveva regalato mio papà e mi resi conto che lui mi mancava moltissimo.
Mi mancava la sua voce, bassa e fredda, a volte.
Mi mancavano le sue battute.
I suoi complimenti.
La gioia che mi trasmetteva.
Mi mancava tutto di lui.
Lui se ne era andato.
Ed io non ero riuscita nemmeno a salutarlo.
La morte poteva essere così stronza, a volte.
Ma chi era stato ad assassinare così brutalmente mio padre?
E perché lo aveva fatto?
Una squadra della polizia si era presa l'incarico di indagare per questo caso ed io ne ero grata.
Volevo sapere chi aveva terminato la sua vita così presto.
Mi misi seduta sul letto e mi guardai attorno.
Quella mattina mi ero scordata di aprire le persiane e l'unica cosa che riuscivo a vedere era la luce che proveniva dalla finestra nel corridoio che riusciva ad illuminare solamente metà della mia camera.
Scesi dal letto ed uscii dalla stanza.
Mi incamminai e raggiunsi il suo studio.
Puoi farcela, Ellen.
Feci un respiro profondo e alzai lentamente il braccio.
Appoggiai la mano sulla maniglia e aspettai qualche secondo, prima di aprire.
Spalancai la porta e guardai l'interno di quella camera.
L'interno era esattamente come lo avevo lasciato, tranne alcuni suoi effetti personali, che erano stati portati via dalla polizia.
Varcai la soglia con passo lento e felpato e mi ritrovai al centro della camera, incerta sul da farsi.
Raggiunsi la grande scrivania e mi spostai dietro di essa, dove si sedeva solitamente.
I cassetti erano chiusi, mentre sopra il tavolo erano sparsi alcuni quaderni e fogli bianchi.
Cosa sto cercando?
Sentivo che la persona che lo aveva ucciso avesse lasciato qualcosa, un indizio.
Forse qualcosa che potesse aiutarmi a trovare una strada.
O forse cercavo soltanto di non scordarmi di lui.
Mi passai una mano sul viso, circondai la scrivania e camminai verso il grande mobile appoggiato al muro grigio.
La parte in alto era divisa in cubi colmati con libri di tutti i tipi, mentre verso il basso c'erano diverse ante e cassetti in finto legno.
Continuai a guardare il mobile, quando un giramento di testa mi costrinse ad appoggiarmi ad uno dei cassetti.
Improvvisamente, quello si aprì di scatto e io sobbalzai.
Il cassetto era quasi completamente vuoto, tranne una busta ingiallita chiusa da uno stampo in cera.
La impugnai e osservai il bollino. Riconobbi il simbolo della nostra famiglia, un semplice girasole.
La busta era leggermente pesante, e senza aprirla, riuscivo a vedere un piccolo rigonfiamento all'interno.
Cosa conteneva?
Feci un respiro profondo ed uscii dal suo studio, chiudendomi la porta alle spalle. Mi rintanai nella mia stanza e mi accomodai sul letto, tenendo la busta tra le mani tremanti, non sapendo se aprirla- e violare la privacy di mio papà.
O lasciarla nel cassetto-reprimendo la mia fastidiosa curiosità.
E poi come avevano fatto i poliziotti a non notare un indizio del genere?
Questa busta poteva contenere qualsiasi cosa utile al caso e loro non si erano presi la briga di prenderla?
Ma come?
Presi coraggio e lo feci.
Aprii delicatamente la busta e ci infilai una mano all'interno, tastando un'oggetto freddo.
Lo presi tra tre dita.
Era una semplice chiave, leggermente arrugginita sulla punta, con un motivo alla testa.
Me la rigirai fra le dita e pensai alla serratura a cui apparteneva.
E perché era in una busta?
Presi la busta fra le mani e ricontrollai che non ci fosse un biglietto o una roba del genere, ma nulla.
Scesi dal letto e raggiunsi la scrivania, aprii un cassetto e ci infilai la chiave.
Mi strofinai una mano sugli occhi e cercai di rilassarmi.
Non riuscivo a capire nulla.
Non sapevo cosa fosse successo a mio papà.
Non conoscevo il suo assassino.
E ora avevo persino trovato una chiave che poteva aprire una porta sconosciuta.
Cosa dovevo fare?
Cosa avrebbe fatto mio papà al posto mio?
Non lo sapevo...
E non sarei mai più riuscita a saperlo.

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Ei ragazzi!!!🫶🏻🦋
Come va?
Spero che questi capitoli non vi siano risultati noiosi🥹💞
Se vi è piaciuto, invece, lasciate una piccola stellina🙏🫶🏻🥹
Consiglio per la tua bellissimissima vita: Tieniti strettx anche le persone che non dimostrano il loro affetto per te, loro sono quelli che ti amano maggiormente🫶🏻
Vi voglio un 🌍 di bene raga💞🦋

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