XIV

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• Ellen •

Sentivo qualcosa che non andava.
Sapevo che mio padre era stato ucciso da qualcuno, ma non essere cosciente chi fosse l'assassino mi turbava, e non poco.
Volevo e dovevo assolutamente scoprire l'identità dell'uomo...
Ma come?
Come potevo farlo senza né una prova e nemmeno una strada da cui partire?
Non avevo proprio nulla.

La casa era molto silenziosa e dalla mia camera sembrava priva di persone.
Dalle altre stanze non sfuggiva nemmeno un rumore.
Nessuno era sveglio.
Solo io lo ero.
Mi avvicinai alla finestra della mia camera e osservai il paesaggio di alberi e campi che si allungava fino alla cittadina più vicina.
Il giardino di fronte alla casa dei ragazzi era veramente vuoto ed isolato, ma ogni volta che lo osservavo mi mancava il fiato.
Uno stormo di uccelli attraversava velocemente il cielo sopra la distesa verde, mentre il loro dolce canto risuonava nelle mie orecchie.
La luce era veramente scarsa, il cielo era scuro, le nuvole minacciose mi facevano intendere che era in arrivo un forte temporale.
Mi ricordai di quel giorno.
Della pioggia che creava un ticchettio ripetuto sull'erba ed io che ballavo spensierata, senza minimamente sospettare quello che mi sarebbe aspettato tornata a casa.
Scacciai quel brutto pensiero dalla mente e tornai ad osservare il magnifico paesaggio che mi offriva la natura.
Ma una figura, in mezzo al campo, attirò come una calamita il mio sguardo.
Non vedevo molto bene, ma riuscivo a riconoscere i riccioli color pece.
Aaron
Cosa ci faceva a quell'ora fuori casa?
Era successo qualcosa?
Zittii la mia coscienza.
Da quando ti interessa di quel maleducato?
Non mi interessava quel tipo, che nemmeno conoscevo.
Era stato molto scortese e brusco con me la sera prima e non riuscivo a capirne il motivo.
Okay forse non dovevo prendere quel libro senza chiederlo, ma non mi era sembrato un atto così brutto.
Non tutti la pensano come te.
Per una volta, la mia coscienza aveva ragione.
Era stato un atto molto maleducato da parte mia.
Ma lui poteva reagire meglio...
Mi staccai dalla finestra e scostai la tenda, dirigendomi verso il letto, dove avevo abbandonato il mio cellulare.
Guardai l'orario, era veramente presto.
Mi diressi a passo felpato verso la cabina armadio e ne estrassi un corto maglione celeste e un paio di jeans a zampa colorati in giallo pastello.
Erano i miei pantaloni preferiti.
Anche se molta gente li definiva troppo appariscenti, come Peter.
Mi infilai il mio paio di anfibi e li allacciai facendo il doppio nodo, odiavo doverli riallacciare continuamente.
Entrai nel bagno e mi sciacquai il viso con acqua fresca.
Ero in condizioni pessime.
Due occhiaie gonfie e violacee coprivano la pelle sotto i miei occhi e la mia carnagione quel giorno era molto pallida rispetto al solito.
Sembravo un cadavere.
Mi raccolsi i capelli in una crocchia e lasciai la mia camera, tenendo il telefono stretto nella mano destra.
Svoltai a destra nel corridoio poco illuminato e scesi le scale, trovandomi subito nella sala, vuota e nello stesso stato della sera prima.
Entrai nella cucina e aprii un'anta, estraendone un bicchiere, che successivamente riempii con acqua fresca del rubinetto.
Ne bevvi un sorso e osservai oltre la finestra della sala, Aaron era ancora lì, ma stava osservando qualcosa ai suoi piedi, non riuscivo a capire cosa.
Mi allontanai dalla penisola della cucina e raggiunsi la porta di casa, spalancandola.
Lentamente, attraversai il campo dall'erba secca e mi bloccai alle sue spalle.
Solo in quel momento mi resi conto veramente di quanto era alto.
Mi superava quasi di una spanna e mezzo.
Ed era strano, a scuola ero una delle ragazze più alte, con il mio metro e settantacinque di altezza, mentre con lui era diverso...
Certo, non mi superava di così tanto, ma era molto strano per me.
< Cosa fai?> mi feci sfuggire.
Maledetta curiosità!
Mi schiaffeggiai mentalmente.
Mi aveva sbraitato contro per tutta la serata prima e ora lo calcolavo anche?
Non era da me.
Il suo capo si girò di scatto verso di me.
E subito i suoi occhi dello stesso colore del cielo si posizionarono sulla mia figura, che sentii rimpicciolirsi sempre di più.
Le sue labbra, come sempre ormai, erano ridotte ad una fessura.
Aveva un'espressione seria e annoiata, come se davanti a lui non ci fosse nessuno.
Ei! Sono qui!
Che stronzo.
Odiavo dire parolacce per descrivere una persona, che nemmeno conoscevo, ma con lui era impossibile.
Dal primo momento in cui lo avevo incontrato era stato scortese e maleducato e probabilmente non capiva il dolore che provavo per la perdita di mio papà.

I suoi capelli scuri e ricci erano scompigliati e ciocche libere gli ricadevano sulla fronte e sulle tempie.
La piccola cicatrice lungo il sopracciglio mi faceva venire i brividi ogni volta che la guardavo, non volevo sapere quando male gli aveva fatto.
Ma soprattutto, cosa gli era successo?
Scrollai le spalle.
Spostai lo sguardo verso i suoi indumenti.
Erano troppo semplici.
Indossava una semplice tuta grigia e una felpa scura senza scritte né disegni, mentre ai piedi teneva un paio di nike bianche che ormai tutta la mia generazione aveva tranne me.
Preferivo distinguermi dalla massa, ma questo non voleva dire che li disprezzavo, semplicemente che non seguivo i loro interessi.

Forse quel ragazzo era stronzo, ma era veramente bello e non potevo negarlo.
Con i suoi splendidi capelli color pece, le mani riempite da anelli in argento e gli occhi- calamita azzurro-verdi.
Ma anche se alla vista piacevole, a me interessava quello che aveva dentro e, stando a ciò che mi aveva mostrato non mi sembrava molto il tipo adatto a me.
Io ero generosa, gioiosa, a volte troppo permalosa e troppo semplice.
Mentre lui era sgarbato, antipatico e ineducato...
< I cazzi miei, ragazzina.>
Ecco...
Non poteva rispondere più educatamente?
Magari togliendo le parolacce e quei modi?
Non lo sopportavo.
Non capivo nemmeno cosa gli avevo fatto di così crudele da meritarmi tutto quell'odio.
Era ancora per la storia del libro?
Okay, avevo sbagliato ma pensavo avessimo risolto...
E poi chi gli aveva dato il permesso di chiamarmi così?
Non sapeva il mio nome forse?
Eppure era così semplice...
Ellen.
Io curvai le sopracciglia.
< Io non sapevo... non sapevo che quel libro appartenesse a te... io... scusami.> Balbettai, senza riuscire nemmeno a pronunciare una frase completa.
Mi dispiaceva realmente per quello che avevo fatto, ma non riuscivo nemmeno a scusarmi, perché le sue iridi chiare erano puntate sulle mie e non ero capace neanche a muovermi.
Lui scrollò il capo, facendo un ghigno.
Cosa voleva dire quello?
Un brivido mi percorse la schiena.
Hai veramente paura di quel maleducato?
Fisicamente avrei tanto voluto dire di sì, ma la mia mente non me lo permetteva perché ero realmente terrorizzata di quel ragazzo.
Avevo paura del suo sguardo, che poteva incenerirti solo osservandoti.
Ero terrorizzata dal suo modo di fare e dai suoi atteggiamenti.
Avevo paura di lui.
< Me ne fotto delle tue scuse.> Mi rispose, freddo e distaccato.
Il mio cuore fece una capriola.
Me ne fotto delle tue scuse.
I suoi occhi erano puntati sulla mia figura, forse voleva vedere come avrei reagito.
Ma non gliel'avrei mai data vinta.
La voglia di piangere era alle stelle, ma dovevo controllarmi, l'unica cosa che lui desiderava era quella di avere un effetto sulle mie emozioni ed io non dovevo assecondarlo.
Mi lanciò un'ultima occhiata e si voltò, lasciandomi osservare solo la sua schiena, coperta dalla pesante felpa.
Presi coraggio e lo feci.
< Cosa ti ho fatto?> Sbottai, alzando la voce così tanto da farmi dolere la gola.
Ma era inutile.
Lui non mi degnava di uno sguardo.
Non si voltò e non mi guardò.
Ma non mi lamentai, non volevo farmi vedere in quello stato.
Soprattutto da lui.
Mi passai una mano fra i capelli leggermente bagnati dall'umidità che si espandeva nell'aria di quella mattinata e, quando la sua figura scomparve all'interno della casa, mi infiltrai nel fitto bosco privo di ogni tipo di rumore.
Volevo un po' di tranquillità.
Senza il pensiero di essere un peso per quei ragazzi.
Senza la figura di mio papà sdraiata a terra con i vestiti impregnati di sangue scuro stampata nella mente.
Senza nessun tipo di problema.

★······★······★
Ciao raga!💞
Come va?
Questo capitolo è stato un po' triste am spero vi sia piaciuto💞
Consiglio del giorno: prova almeno per un giorno a non seguire quella persona come un ombra, e vedrai se è falsa oppure no🦋
Vi voglio bene!💞
Ciao <3

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