XIII

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• Aaron •

Mio papà diceva che la vita era semplicemente un ponte e che, se anche l'avresti vissuta male e svogliatamente, non sarebbe cambiato nulla.
Perché il ponte ti portava in un'altra e nuova vita, dove potevi cambiare tutto.
Dove potevi sostituire il male con il bene, o viceversa.
Se nella prima vita eri stato crudele, apatico e malinconico, nella seconda potevi cambiare.
Potevi essere quello che non eri stato.
Era per quello che mio papà non si preoccupava mai di nulla.
Non gli importava se si comportava troppo male per una volta, perché avrebbe avuto modo di rimediare.
Io non ero troppo d'accordo con la sua idea, ma non gliel'avevo mai riferito.
Pensavo semplicemente che, coscienti che la vita era una sola e non si sapeva cosa ci fosse dopo, bisognava viverla normalmente.
E io facevo così.
Vivevo normalmente e anche se a volte le persone cercavano di essere loro stessi io tentavo sempre di fare il contrario.
Perché io dentro ero uno schifo e se, anche solo per un giorno, sarei stato me stesso, avrei perso tutti e tutto.
I miei amici.
La poca famiglia che mi era rimasta.
Ma quella era solo la mia opinione, di cui non interessava un cazzo a nessuno.

Spalancai gli occhi e mi sedetti sul letto, aiutandomi appoggiando i palmi delle mani sul materasso, che si abbassò sotto la mia pressione.
Allungai il braccio verso il comodino alla mia sinistra e presi il mio telefono, per controllare l'orario.
Erano le otto e mezza, avevo ancora qualche ora, prima che i red potessero svegliarsi e iniziare a rompere i coglioni, come facevano spesso con le loro domande e con i loro stupidi litigi.
Erano infantili a volte.
Non sopportavo soprattutto quando entravano in discorsi che sapevano essere il mio tallone d'Achille, o semplicemente un argomento che io preferivo raggirare.
Non capivo se lo facevano apposta o semplicemente lo facevano involontariamente, ma ci voleva proprio una testa di cazzo a non capire cosa mi dava fastidio e cosa no.
Abbandonai questo inutile pensiero e lo lasciai in un angolo remoto della mia mente, mentre mi alzavo dal letto.
Un brivido mi percorse le braccia, facendomi rizzare i peli.
Dovevo vestirmi.
Non era consigliato andare a dormire indossando solamente un paio di boxer in quel periodo dell'anno, ma quando gli incubi mi torturavano il caldo mi costringeva a togliere gli unici vestiti che indossavo e non valeva la pena metterli per poi doverli levare.
Raggiunsi il grande armadio dello stesso colore della parete e aprii le ante.
Presi le prime cose che mi ritrovai davanti e le indossai velocemente.
Misi un paio di nike bianche e presi il mio telefono, uscendo dalla mia stanza e richiudendomi la porta alle spalle.
Il silenzio avvolgeva il corridoio illuminato dalla pochissima luce che proveniva dalla finestra.
Mi portai una mano ai capelli e nel frattempo scesi velocemente le scale a chiocciola, cercando di fare il minimo rumore.
Raggiunsi la cucina e aprii qualche anta, cercando disperatamente i miei cereali.
Aprii la scatola colorata e ne estrassi alcuni, ficcandomeli in bocca con la mano destra.
La mattina non mangiavo molto, ormai era abitudine.
Mentre tenevo la scatola con la mano sinistra mi incamminai verso la grande finestra sulla parete della sala e scostai la tenda.
Il cielo prevedeva un temporale.
Le grandi e terrificanti nuvole grigie di muovevano lentamente in quell'immenso cielo anch'esso di un colore più scuro rispetto al solito.
Le foglie sugli alberi si muovevano in direzione del vento, mentre l'erba seguiva il medesimo movimento.
Questa, però, attirò la mia attenzione, l'alto fiore, che la sera prima avevo visto nel campo, non c'era più.
Era scomparso.
Era strano, perché la sera prima ero riuscito a scorgerlo anche da dentro casa, il suo gambo era alto quasi quanto le altre piante e l'erba non riusciva a coprire i suoi petali che si riuscivano benissimo a vedere in un campo verde.
Abbandonai la scatola dei cereali sopra il divano e per miracolo non cadde sul tappeto.
Sbloccai la porta e la spalancai, iniziando a raggiungere il punto che non smettevo di osservare.
Attraversai senza fatica l'erba alta e mi avvicinai alla pianta.
Il fiore c'era.
Ma non era vivo.
Il suo gambo era ripiegato su sé stesso e i petali erano sparsi a terra, sciupati e più scuri rispetto a prima.
Cos'era successo?
Non mi pareva che quella notte aveva piovuto.
Anche perché non avevo chiuso occhio e avrei sentito le gocce toccare ripetutamente il tetto.
< Cosa fai?> Una voce alla mia destra mi fece girare il capo, distogliendo lo sguardo dal fiore ormai morto.
Ellen.
Un viso spruzzato di lentiggini, che parevano costellazioni nello spazio, mi si parò di fronte.
Due grandi occhi nocciolati mi osservavano, con un tratto di curiosità.
Sotto gli occhi aveva due occhiaie e la sua pelle era molto più chiara rispetto al giorno prima, non aveva dormito?
Aveva i lunghi capelli raccolti in una crocchia disordinata e il viso arrossato.
Aveva gli occhi luminosi, come se stesse osservando un quadro di Leonardo da Vinci.
Modestamente...
I vestiti che indossava erano parecchio imbarazzanti anche per una ragazza come lei.
Blah...
Aveva addosso un maglione celeste e dei larghi jeans giallo pastello.
Erano orribili.
Sembrava che si era vestita al buio.
Troppi colori in un solo outfit...
Ai piedi indossava degli anfibi con una suola leggermente alta, mentre al collo teneva una collana in perle bianche, potevo scommettere milioni che gliel'aveva regalata suo padre e che doveva valere più della casa in cui vivevamo noi red.
Ma non parlai di quell'argomento, potevo comprenderla, suo papà era morto da poco e probabilmente non l'aveva minimamente superata la sua morte.
Ma cosa stai dicendo, Aaron?
Non ti ricordi più cosa ti ha fatto quel bastardo?
Mi schiaffeggiai la faccia mentalmente.
< I cazzi miei, ragazzina.> Risposi freddo.
Ma cosa voleva?
Io la mattina necessitavo del mio tempo, e in esso avevo bisogno di non ricevere domande di nessun genere, soprattutto dalla figlia di quel bastardo.
La sua espressione mutò istantaneamente.
I suoi occhi si socchiusero e la sua bocca si ridusse ad una linea sottile.
Non mi sentivo per nulla in colpa.
Una ragazza con quel cognome non meritava tutte le attenzioni che le stavo dando.
Certo, forse sbagliavo a comportarmi così con una ragazza che non conoscevo, ma conoscevo così bene quel bastardo da sapere che aveva educato la ragazzina seguendo la frase: "tale padre tale figlio"
Quindi cercavo semplicemente di mantenere le dovute distanze da quella ragazzina.
< Io non sapevo... non sapevo che quel libro appartenesse a te... io... scusami.> Mi rispose, abbassando il tono di voce.
Si stava ancora riferendo a quel libro?
Stava balbettando... le facevo paura?
Comprensibile.
< Me ne fotto delle tue scuse.> Replicai, senza scompormi.
Mi voltai e iniziai a incamminarmi lentamente verso casa.
Mi lasciai alle spalle i problemi.
Anzi, il problema.
Forse ero un codardo, ma me ne fottevo.
Quando sapevo di non riuscire a risolvere un problema cercavo semplicemente di dimenticare di averlo, ma quando i problemi ritornavano a galla sapevo che ero veramente fottuto.
< Cosa ti ho fatto?> Mi urlò lei, alle spalle. La sua voce era ternante, come se stesse piangendo.
Non mi voltai.
Non produssi alcun suono.
E lei fece lo stesso, non parlò più.
Sentivo il suo sguardo appiccicato alla mia figura, ma non mi girai.
Perché sapevo che quando mi sarei voltato avrei visto, come ogni volta, la stessa identica espressione.
Delusa.
Arrabbiata.
Incredula.
La stessa che avevo visto sulla faccia di ogni cazzo di persona che avevo deluso, con i miei comportamenti e il mio fottuto carattere.

Nulla, non mi hai fatto nulla.
Ma io sono un vigliacco e francamente non ho il coraggio di parlarti o di guardarti semplicemente negli occhi, perché l'unico ricordo che mi viene in mente osservandoti è quello di tuo padre.

.·:*¨¨*:·.
Ciao raga!
Come va piccolx miei?
spero che il capitolo vi sia piaciuto... non ho molto da scrivere nulla, ma va bene così.
Consiglio per la tua fantastica vita: non considerare mai una cosa monotona, perché, quando meno te lo aspetti, tutto cambierà... in meglio. E avresti voluto amarla già da subito.
Questo consiglio é un po' confusionario, ma spero lo abbiate capito💞
Vi voglio bene🦋

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