VII

43 2 0
                                    

• Ellen •
Mi massaggiai i capelli con il mio balsamo alla mandorla, che era quasi finito, dato che l'ultima volta che ero andata al supermercato, avevo abbandonato la mia spesa tra le corsie e non ero più tornata a riprenderla.
Mi sciacquai i capelli con acqua fredda e aprii la porta in vetro della doccia.
Mi avvolsi i capelli in un asciugamano verde acqua e ne utilizzai un'altro, per asciugarmi il corpo umido.
Indossai una felpa lilla larga e un paio di jeans abbastanza stretti neri.
All'esterno in quel periodo il clima era parecchio vario, alcune mattine il freddo riusciva a farti lacrimare gli occhi, mentre il resto della giornata era molto caldo e ventilato. In fondo era ancora settembre e l'estate non era ancora terminata.
Erano quasi le otto e trenta di mattina e io avevo bisogno di qualche libro da leggere in questo periodo, in cui, la scuola non era ancora iniziata, per me.
Mi incappucciai e cercai di sistemarmi in modo da non mostrare troppo la mia faccia.
Mi infilai un paio di anfibi neri e presi la mia borsa, infilandoci all'interno il mio telefono e il mio portafogli.
Uscii dalla mia stanza e percorsi il corridoio, girai l'angolo e salii le scale in legno a chiocciola.
Dopo due piani, raggiunsi il terzo ed entrai nella libreria di mio papà, dove teneva i suoi documenti.
I mobili ripieni da libri e fascicoli ricoprivano quasi completamente le pareti della stanza.
Camminai sul pavimento in parquet e raggiunsi l'angolo.
Mi abbassai in ginocchio e riuscii a trovare la botola, che era quasi invisibile.
Impugnai la maniglia, che aveva lo stesso colore del pavimento, e la spinsi verso la parete di fronte a me, aprendola con fatica. Riuscii subito ad intravedere le scalette che portavano nella stanza nascosta.
Quando avevo dieci anni, mio papà mi aveva mostrato quella camera, confessandomi che era segreta e non dovevo farla vedere a nessuno in assoluto.
Mi aveva riferito che dovevo entrare e prendere qualcosa solo quando sarebbe stato strettamente necessario e mi sembrava che quel momento fosse arrivato troppo in fretta.
Le pareti della stanza erano colmate di vetrine e teche piene di armi di ogni tipo: Pistole, granate, fucili, pugnali e mitra.
Andai sul sicuro.
Non sapevo usare una pistola, ma la presi ugualmente, insieme ad un pugnale con la punta appuntita e il ferro liscio e lucido.
Misi le due armi nella borsa e chiusi la cerniera, uscii dalla stanza e mi chiusi la botola alle spalle.
Scesi le scale fino al primo piano e mi incamminai verso la porta.
Mi massaggiai la tempia destra e subito dopo portai la mano alla maniglia circolare della porta di casa.
Presi le chiavi da uno scaffale affianco all'ingresso e mi chiusi la porta in legno massiccio alle spalle.
Mi incamminai sul marciapiede deserto, cercando di non incontrare gli occhi delle poche persone che passavano affianco a me.

La biblioteca del nostro quartiere era bellissima. Dall'esterno pareva vagamente un museo, dotato di finestre in stile gotico, colonne in marmo bianco e diversi gargoyle posizionati sui muri resistenti della biblioteca, mentre dall'interno era ancora meglio.
Era colma di mobili e scaffali in legno pieni di libri di tutti i generi: Fantasy, romantici, storici, geografici, scientifici.
Mi sentii istantaneamente a casa, come se pagine di carta e copertine rigide potessero farmi dimenticare della morte di mio papà.
Mi passai le mani sudate sulle gambe e mi incamminai verso uno dei tanti scaffali colmi di libri di ogni dimensione e colore.
Davanti alla libreria c'era un leggio in oro decorato fantasiosamente, posizionato su esso era appoggiato un libro molto alto con una copertina in velluto rosso.
La scritta in oro era il titolo dell'opera di Shakespeare più celebre: Romeo e Giulietta.
Sorrisi, vedendo che qualcuno in quella piccola cittadina, oltre a me, era interessato alle opere di quell'autore molto famoso.
Camminai verso altri scaffali e raggiunsi il genere Fantasy.
Alcuni li conoscevo, mentre altro non li avevo mai visti né sentiti. Ma leggerli non sarebbe stato un problema per me.
Adoravo leggere, soprattutto i libri classici e quelli romantici. Forse risultavo parecchio banale agli occhi della gente e probabilmente lo ero, ma se loro stavano lontani da me, per me era una cosa bella essere considerata banale.
Ritornai nella realtà e sfiorai altri libri, osservando i loro titoli e le loro trame semplici o complesse.

Alla fine scelsi solo due libri, che dovevo consegnare alla fine di ottobre.
Uno dei due aveva la copertina beige e bianca ed era un classico che avevo programmato di leggere già da molto tempo, mentre l'altro era di una sfumatura di verde ed era un libro romantico.
Ormai avevo letto quasi tutti i libri d'amore sulla faccia della terra, ma non riuscivo ad accontentarmi, soprattutto quando gli stessi libri parlavano della brava ragazza che si innamorava del cattivo ragazzo, più famoso della scuola.
Quella era una delle tante trame dei romanzi che avevo letto durante quell'estate.
Presi i due libri scelti e camminai verso un bancone in legno enorme, dove dietro era posizionata un'anziana signora che dimostrava sessant'anni o più.
I suoi capelli argentati erano corti e ricci. Mentre i suoi occhi piccoli del colore del cielo mi osservavano attentamente, mettendomi pressione.
Mi sentivo leggermente imbarazzata sotto i suoi occhi che parevano riflettori.
La sua espressione era molto seria. Non riuscivo a concepire come una persona riuscisse a rimanere fredda e così severa senza nemmeno spiccicare un sorriso o qualcosa di simile, io non ce l'avrei mai fatta.
Il sorriso era la mia arma migliore, oppure l'unica, dato che la pistola che tenevo con me non la sapevo utilizzare e non sapevo nemmeno maneggiarla correttamente.
Mio papà mi aveva insegnato solo una volta ad usarla, ma non ero riuscita nemmeno a mirare alla sagoma di cartone che aveva posizionato a dieci metri da me.
Dimenticai quel giorno e mi avvicinai un po' al bancone.
< Ehm... Scusi.. io, sì... io vorrei pren... prendere questi.> Dissi, titubante, vedendo la sua espressione contrariata.
Aveva parecchie rughe attorno agli occhi e sulla fronte ampia, ma le copriva sbadatamente con del trucco.
Mi prese i due libri dalle mani scrisse qualcosa sulla prima pagina bianca, ma non riuscii a leggere.
Dopo qualche minuto, me li passò, rivolgendomi la parola per la prima volta.
< Tessera?> Chiese, avvicinando la sua mano con il palmo rivolto verso l'alto.
< S.. Scusi?> Domandai io, non capendo. C'era una tessera della biblioteca? Da quanto tempo?
< Hai sentito bene. Tessera della biblioteca.> replicò, acida.
Io mi grattai la nuca.
Come potevo fare?
Non avevo la stupida tessera.
< Posso pagarli?> Chiesi.
Era una cosa stupida pagarli per poi doverli ugualmente portarli indietro, ma volevo leggerli e non mi andava di andare fino alla libreria, che distava quasi di quindici chilometri da dove abitavo io.
< È una cosa molto sciocca, ragazzina, ma io non posso rifiutare dei soldi.> Mi rispose. Frugai nella mia borsa e presi il portafoglio, impugnai tra due dita una banconota da venti euro e gliela misi nella mano.
Dopo avergliela messa, lei non mosse il braccio di un millimetro.
Capii e impugnai un'altra banconota, questa volta da cinque.
Lei la prese e li mise in un cassetto che io non potevo vedere chiaramente, perché dietro al bancone.

Spalancai le porte della biblioteca e respirai aria fresca.
Percorsi il marciapiede e svoltai l'angolo, ma quando girai udii chiaramente uno sparo e sobbalzai.
Sentii immediatamente il cuore in gola e il sangue ghiacciarsi nelle vene per un secondo.
Una mano mi si fermò sulla bocca e tentai di urlare, ma da essa non usciva un filo di voce.
La persona dietro di me mi trascinò dietro un angolo e io cercai di scostarmi, ma la sua presa era davvero forte.
Iniziai a scalciare, facendo cadere i miei libri a terra, nel terreno umido e sporco. Riuscii a beccare lo sconosciuto, ma non si scompose.
Quando gli spari finirono, la persona dietro di me mi lasciò e il mio respiro profondo ritornò quasi normale.
Mi piegai in due e appoggiai le mani sulle ginocchia, facendo dei respiri profondi, tentando di calmarmi.
Feci scendere una mano nei pantaloni e cercai disperatamente la mia pistola, ma non la trovai.
< Cerchi questa?> Domandò una voce rauca e fredda alle mie spalle.
Mi girai e lo vidi.

──── ✧《✩》✧ ────

Ciao ragazzx!!!!!
Non so se questo capitolo di possa definire "utile" per il continuo della mia storia, ma devo dire che mi è piaciuto scriverlo.
Spero vi sia risultato carino e spero che potreste lasciare una piccola stellina sotto qui ⬇️
Vi voglio tanto bene!!!
Siete fantastici💗🫶🏻🙏

consiglio del giorno per la tua magnifica vita: Prova a rilassarti e a smettere di pensare ai problemi. Ci penserai un altra volta a quelli.

AllianceWhere stories live. Discover now