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Partirono un po' prima dell'alba per Chișinău, non era distante e l'avrebbero raggiunta presto. Dovevano superare le foreste che si estendevano dal confine in avanti, la vegetazione era molto folta in quelle zone disabitate. Alla fine anche Dorian era riuscito a chiudere un po' gli occhi, mettendo da parte tutte le sue preoccupazioni e aveva dimenticato le sue ansietà della notte precedente. Morean andava più svelto del solito, con la sua camminata sovrannaturale, Dorian quasi faticava a stargli dietro. Ed ecco che, uscendo dai boschi, videro all'orizzonte i primi centri abitati della città. C'era molto verde tutto intorno, la città aveva conservato quel suo lato rurale che aveva conosciuto Morean, anche se aveva lasciato spazio al progresso. Si era industrializzata e non era molto differente da Parigi, però l'atmosfera era diversa. Qui prevalevano sentimenti cupi, Morean poteva ascoltare i pensieri degli abitanti e la maggior parte di quello che sentiva era una voce comune che gridava silenzio e umiltà. Anche quella mattina il sole non sarebbe sorto, le nuvole coprivano già il cielo e forse sarebbe anche piovuto.

Iniziarono a percorrere le vie della città, le persone che incontravano per strada non si facevano il segno della croce come in Romania, ma erano lo stesso spaventati da questi due giovani stranieri.

" Cosa pensi di trovare qui in queste vie, Morean? "

" Non lo so con certezza, non saprei dove andare. Mi faccio guidare dall'istinto. Se qualcosa deve succedere, sarà il destino a volerlo. Altrimenti sarà stato un viaggio a vuoto. "

" Beh, proprio a vuoto non direi. Ci siamo fatti una piccola vacanza, abbiamo visto un pezzo di mondo. "

Morean era tranquillo, aveva perso la sua angoscia iniziale, il suo desiderio di conoscenza, aveva deciso che era meglio vivere al momento, non aspettarsi chissà quali spiegazioni o incontri, perché tutto sommato poteva anche non accadere e allora ci sarebbe rimasto male. Voleva sempre sapere la sua storia, ma si era affidato al caso, al destino. Forse era stato l'effetto di essere ritornato a "casa" dopo tantissimo tempo che gli aveva portato questa calma interiore. Stava riscoprendo i posti della sua vita da essere umano, stava facendo un viaggio nel tempo.

Nikolas, l'essere che gli aveva visti al confine, li stava sempre seguendo, rimanendo a debita distanza. Nessuno poteva vederlo, a meno che non fosse stato lui a volerlo. Era avvolto in un lungo cappotto di lana nera, il colletto era tirato su per proteggersi dal freddo, anche se il freddo lui non lo sentiva. Ora lo vedeva bene quel vampiro alto dai lunghi capelli castani, ora non poteva più ingannarsi. L'aveva riconosciuto, era proprio lui, Morean. Ah, quanto tempo era passato! Quanto! Quattrocento e forse più anni. L'aveva visto un giorno per le vie della città, lui , il primogenito della famiglia dei Dragan. L'aveva studiato per un po', ma sapeva già che lui era perfetto così com'era. E quella notte in cui decise di dargli il Dono Tenebroso! Non aveva mai creato un altro vampiro e quando lo fece con Morean ne rimase quasi sconvolto, impaurito. Sapeva che era pericoloso creare degli altri esseri sovrannaturali, ma lui quella sera aveva perso la testa, Nikolas il folle, Nikolas il sociopatico. Aveva sempre fatto tutto ciò che aveva voluto, senza curarsi delle conseguenze.

Era il momento di agire, adesso. Poco gli importava se c'era anche quell'altro vampiro insieme a Morean, quello biondo. Concentrò tutti i suoi pensieri su Morean e lo chiamò con la voce della mente.

Morean si sentì chiamare da qualcuno all'improvviso. Si voltò ma non vide nessuno. Eppure aveva sentito chiamare il suo nome, ma non era una voce normale, era una voce che gli giungeva solo nella mente. Ne fu disorientato.

" Cosa c'è Morean? Hai un'aria strana. "

" No niente, il fatto è che... Tu non hai sentito nessuno che mi chiamava, Dorian? "

" No, direi proprio di no. Ma stai bene? Mi sembri agitato. "

Di nuovo quella voce nella testa che lo chiamava e nessuno intorno che lo stesse chiamando realmente. A Nikolas piacevano questi giochetti, era un manipolatore e gli piacevano le entrate ad effetto. Gli parlò. Morean, vieni con me, seguimi. Non avere paura, non voglio farti del male. Seguimi.

Era una voce seducente, e non gli stava solo parlando, gli ordinava di seguirlo e Morean era come incantato, non poteva disobbedire a quella voce. In quella specie di trance spirituale, Morean vide un'ombra passargli accanto. Era questa la fonte della voce, doveva seguirla, non poteva farne a meno.

Dorian non si accorse subito che Morean era sparito. Si guardava intorno, incuriosito dalle case e dal paesaggio. Rimase senza parole quando vide che Morean non c'era più. Pensò che avesse cambiato direzione senza dirgli niente, magari perché era stato attirato da qualcosa o da un viso familiare, ma non c'era traccia di lui nei dintorni. Era proprio sparito e lo aveva lasciato da solo in quella città che lui non conosceva. Che strano, pensò Dorian, questo non è di certo un comportamento corretto e Morean non si sarebbe mai permesso di fare una cosa del genere. I conti non tornavano. Cosa diavolo poteva essere successo di così tanto importante da far perdere la testa a Morean fino a quel punto? Non c'era una linea logica in quello che era appena successo. E se qualcuno gli avesse seguiti? Magari proprio quel fantomatico Vlad di Valacchia? No, era impossibile. Doveva restare calmo e non iniziare a fantasticare. Lo avrebbe aspettato da qualche parte.


Morean Il VampiroWhere stories live. Discover now