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Isabelle stava passeggiando tranquillamente nei sentieri del parco di Montmartre: amava quei posti freschi e pieni di fiori, camminare all'aria aperta le donava pace e serenità, le rigenerava l'anima. Fin da piccola le erano sempre piaciuti la natura e i suoi fiori e qui, nel parco, ce n'erano di tutti i tipi.

Aveva sottobraccio il suo cestino di vimini ricoperto da un pizzo bianco delicato: si portava appresso qualche libro da leggere al parco, quando si sedeva sulle panchine all'ombra di querce secolari o di meravigliosi alberi carichi di fiori. Ogni tanto ci voleva una piccola pausa per raccogliere i suoi pensieri e per riposarsi un attimo, godendosi la vista di quei giardini profumati contornati da laghetti.

Isabelle era una ragazza semplice, di poche pretese, a volte ingenua: lei vedeva sempre il buono nelle persone, ascoltava e dava fiducia mettendo da parte i pregiudizi, che invece avevano certi bigotti della sua città.

A vederla si sarebbe detto che fosse una ninfa dei boschi: pelle bianca come la luna, lineamenti fini e delicati, una cascata di capelli rossi lunghissimi, con riflessi dorati che si accentuavano nei raggi del sole e due occhi grigio azzurri. Una leggera spruzzata di efelidi le dava quel tocco candido ed innocente che la rendeva più unica che rara.

Morean quel pomeriggio era andato al parco, sicuro di incrociarla, come sempre negli ultimi giorni. Era deciso ad escogitare un piano per richiamare la sua attenzione, un pretesto qualunque per poter iniziare una conversazione: che emozione sarebbe stata sentire la sua voce! Sapeva che si sarebbe fermata per leggere un po' e aveva pensato di passarle davanti e di far cadere involontariarmente il suo fazzoletto dalla tasca, proseguendo poi ignaro la sua passeggiata.

Ah, Morean! Vecchio volpone! Cosa non si farebbe per la donna amata!

In fondo era un piccolo gesto innocente, che nascondeva si un altro scopo, ma era pur sempre uno scopo nobile e onesto, dettato dal cuore. Morean ardeva dal desiderio di conoscerla, ma la sua timidezza e le sue insicurezze lo bloccavano. Benché fosse un vampiro, non aveva un carattere troppo spavaldo e arrogante: nella sua seconda vita aveva avuto modo di conoscere qualche suo simile durante i suoi viaggi per il mondo e quei pochi vampiri che aveva incontrato erano un po' incoscienti e temerari, un po' spacconi a volte, con quell'atteggiamento da sbruffoni.

E no, lui non era per niente così, non sopportava questo modo di essere. C'era sempre il rischio di essere scoperti e questo rappresentava un grosso pericolo, ma Morean era un vero gentiluomo, educato e pacato con tutti quelli che scambiavano due parole con lui.

Era sempre stato molto riservato e rispettoso, non aveva mai agito d'impulso e aveva sempre avuto un atteggiamento tranquillo, proprio per non attirare troppo l'attenzione su di sé.

Ecco, era quasi arrivato alla panchina sotto alla quercia, ed Isabelle era proprio là , seduta col suo libro in mano e il suo bell'abito semplice di velluto nero, il corsetto amaranto con le sue preziose rifiniture. Morean fece finta di mettersi le mani in tasca per cercare il suo orologio antico con la catenella d'oro e il fazzoletto scivolò per terra.

Isabelle in quel momento non stava leggendo, anche se teneva il libro aperto in grembo. Si accorse della distrazione di quel signore distinto che in quel momento le passava davanti e subito si chinò a raccogliere il fazzoletto, non senza provare una punta di imbarazzo: ora avrebbe dovuto fermarlo per restituirglielo.

" Monsieur, perdonate, ma vi è caduto qualcosa, un fazzoletto. Tenete, prego. "

In quel momento Morean sapeva che doveva girarsi per forza e l'avrebbe vista faccia a faccia, dritto negli occhi.

Fu un'esplosione violenta e silenziosa di emozioni fortissime nel suo cuore, era come pietrificato dalla sua bellezza così ravvicinata e stava per fare scena muta, completamente estasiato, ma fortunatamente si riprese in tempo.

" Toh, che sbadato che sono. Siete stata molto gentile, Mademoiselle, non tutti sarebbero stati così onesti da raccoglierlo e riportarmelo... "

" Oh non preoccupatevi, Monsieur, in fondo si tratta solo di un fazzoletto... sarebbe stato peggio se stavate perdendo il vostro portafogli, non trovate? "

" Assolutamente d'accordo con voi, Mademoiselle, ma ve ne sono grato ugualmente... mmmh qual è il vostro nome, se posso permettermi, dolce fanciulla? "

Isabelle stava arrossendo in volto, lo sentiva bruciare! Che vergogna! Non conosceva quest'uomo, ma lui aveva dei modi di fare così raffinati e gentili nei suoi confronti... E a guardarlo bene era anche molto affascinante, aveva un qualcosa di misterioso che la incuriosiva. I suoi occhi erano profondi e magnetici, brillavano di luce propria e le sembrava quasi di scorgere una fiamma ardente rosso vivo. Stava subendo il fascino di quell'uomo e un po' le piaceva...

In quel momento, totalmente rapita dallo sguardo di Morean, Isabelle stava prendendo la mano che lui le tendeva. Stava succedendo qualcosa che neanche lei sapeva spiegare: una magia, forse, un qualcosa di trascendente.

" Oh... il mio nome è Isabelle, Monsieur... "

" Isabelle... delicato e grazioso come voi... Io sono Morean Alecsandri Dragan. "

E, dicendo questo, Morean le stava baciando la sua mano soave.

" Oh... Morean... è un bel nome, Monsieur... avete origini straniere? "

" Si, sono stato adottato da questa meravigliosa città, ma le mie radici si trovano in Moldavia, molto più ad oriente della Francia. "

Dopo aver rotto il ghiaccio iniziale, Morean e Isabelle avevano un'intesa che scorreva armoniosa fra le note dei loro cuori, si erano trovati subito a loro agio, passeggiando e discorrendo fianco a fianco nei sentieri del parco.

Morean Il VampiroNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ