CAPITOLO 14

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CHEZZO SONO PIÙ FORTE!

<<Chezzo sono più forte!>>
Mi disse con tono strafottente, ma ironico, il fu Alberto Ticozzi mentre tornavamo a casa, a piedi, insieme dall'Oratorio. Abitavamo sulla stessa via a pochi metri da quel luogo. Era estate, penso nell'anno 1983 oppure 1984 e avevamo passato il pomeriggio in piscina. Ebbene sì, l'oratorio San Giovanni Bosco era dotato di un'ottima piscina aperta al pubblico, dove ci si poteva rinfrescare dall'afa opprimente dei mesi estivi e anche divertire. E quel giorno ci divertimmo parecchio io e Alberto. Verso l'orario di chiusura, quando c'era meno gente, ci divertivamo a giocare a pallanuoto, nella zona più alta della grande vasca (due metri e settanta). Mi ricordo che io e Alberto eravamo avversari e lui aveva letteralmente sovrastato per la sua superiorità fisica, me e i miei compagni di gioco. È vero che lui aveva ben tre anni in più di me e pertanto, ai tempi, mentre io avevo quindici-sedici anni, lui ne aveva diciannove-venti.

Quando appunto stavamo tornando a casa, io gli dissi:
<<Caspita, avete stravinto a pallanuoto.>>
E lui appunto:
<<Chezzo sono più forte!>>
Dove "chezzo" sarebbe lo storpiamento della parolaccia comunemente sulla bocca di tanti. Detto alla maniera pugliese, alla "Lino Banfi".
Quando lo raccontai alle persone che frequentavamo in comune, lo soprannominarono "Tichezzo".

Alberto Ticozzi era fatto così, un mega virtuoso dello sport.
Ticozzi era così, scanzonato, sbruffone, gradasso ma molto rispettoso nei confronti degli altri. Aveva una discreta educazione religiosa formata evidentemente dalla sua famiglia che mi ricordo era tutta dedita alla Chiesa Cristiana.
Alberto non era il mio amico d'infanzia bensì un compagno di giochi che trovai lungo il mio percorso di vita. Però me lo ricordo con molta simpatia e tenerezza perché morì malamente in un paese lontano a causa della sua eccessiva sfrontatezza nei confronti della vita. Egli fu la dimostrazione reale che essere forti e vigorosi in gioventù non equivale a essere immortali.

Ticozzi era un virtuoso dello sport e del proprio corpo che doveva essere sempre asciutto e muscoloso. In tutti gli sport doveva essere il migliore e nel Basket era veramente uno dei più abili, era proprio bravo. L'unico sport dove era decisamente negato era il calcio. Nonostante si applicasse con la sua solita grinta, non ci riusciva proprio, era scoordinatissimo.

Tornando alla dipartita di Alberto, accadde nell'estate del 1985, in un viaggio verso la Spagna per una vacanza. Dissero che in auto c'erano solo lui e un suo amico che non era di Abbiategrasso. Ebbero la scellerata idea di passare la serata a una festa e nella notte stessa partirono per il lungo viaggio. Un colpo di sonno dei due fu fatale: l'amico che stava alla guida e Alberto venne sbalzato fuori dall'auto rompendosi l'osso del collo.

Le Roi amour éternel Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon