CAPITOLO 19

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C'ERA UNA VOLTA IL GIARDINO DEL GIOCO DEL CALCIO

C'era una volta il giardino del gioco del calcio. In quel prato verde della mia infanzia raccoglievo con piacere i petali dei fiori rappresentativi di un mondo fatto di odori, sudore, orgoglio e rispetto dell'avversario. I fiori più belli che ho disseminato, quando ancora la mente era pura, non ci sono più sul campo erboso ma sono ancora ben presenti nella mia mente e nel mio cuore. Si correva tanto, ma la mente era sgombra di tutto e il gioco del pallone era sublimità di classe pura.
Tutto si presentava come nelle fiabe dove il vincitore era sempre colui che con spirito intrepido e generosità trionfava e la giustizia aveva sempre ragione sulle cattiverie umane (doping e corruzione sportiva).
Tutto sommato si conosceva l'avversario, lo si guardava negli occhi e si sconfiggeva con onore.
Eh sì! Proprio come le favole tutto ciò si è dissolto all'albeggiare.
La realtà oggi è ben diversa ma nell'animo di un profondo sognatore c'è sempre posto per un ideale che ogni giorno si rinnovi e faccia catena con coloro che ancora credono alle fiabe.

Era bello il giardino del gioco del calcio. Forse sto esagerando nel mitizzare i miei tempi di gioventù ma non ci sono più i fuoriclasse di un tempo. Ho sempre impresse nella mente le galoppate sulle fasce di Franco Causio, Bruno Conti, Antonio Cabrini e Manfred Kaltz. Loro erano già i laterali moderni che facevano i cross che oggi come oggi, non si vedono più nelle partite di calcio. Si poteva godere dei loro traversoni che facevano una linea circolare, come se fossero delimitazioni di arcobaleni colorati, in dissolvenza univoca sulla testa dell'attaccante che faceva spesso goal!

E come non si può non elevare a sublimazione divina il grande Michel Platini, "Le Roi"? Certo che sì! Gli ho dedicato questo racconto!
Il suo modo di correre in campo con la schiena dritta e la testa sempre alta, ricordava Rudol'f Chametovič Nureev che interpretava "Il lago dei Cigni" all'Opéra Bastille di Parigi.
Le punizioni erano una perfetta sintesi di precisione empirica e di filosofia sfrontata "Franco - Gallica". E cosa dire del suo modo di esultare? Sempre mai fuori dalle righe e con grande stile. Anche quando il campo era fangoso, anche quando gli avversari difensori cercavano di fermarlo, con le buone o con le cattive maniere, "Le Roi" non simulava e non si piangeva addosso, non si lamentava, perché egli era un Grande fuoriclasse, secondo me il migliore di tutti i tempi.

Le Roi amour éternel Onde histórias criam vida. Descubra agora