CAPITOLO 5

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IL MIO CARO AMICO MASSIMO:
LEADER SI NASCE

Come potrei scordare il mio caro amico Massimo? È fra l'altro mio amico in Facebook e quindi ho il piacere perenne di vederlo, apprezzarlo e ammirarlo. Ne ha fatta tanta di strada nel mondo del lavoro ed è diventato un vero leader. Ma io garantisco che è nato leader, lo era già sul cemento del cortile condominiale di casa nostra.
Non ho assolutamente mai provato invidia per lui, anzi era un faro per me nonostante fosse più vecchio di me di solo un anno.

Grande Massimo! La tua realizzazione professionale è anche una mia grandissima soddisfazione. Il tuo sorriso, sempre scanzonato, alla Jean-Paul Belmondo lo conservi ancora oggi e mi fai venire in mente le nostre spensierate serate d'estate con gli altri amici. I classici scherzi dei citofoni, il portafoglio sulla strada con il filo di nylon attaccato e il vecchietto di turno che ci mandava gli accidenti, vedendo che aveva abboccato come un pesce alla nostra esca e noi giù a ridere all'impazzata.
Il mini giro d'Italia intorno al nostro quartiere, le partite di pallone in cortile, il bizzarro Orlandelli come primo spettatore dal balcone e il Caprera che ci guardava minaccioso per la paura che gli frantumavamo i vetri del suo box. E al ricordo che, come penso sia successo a tutti i ragazzini, siamo venuti alle mani, io rabbrividisco. Ma tu, in quella situazione, da vero leader, quale eri già, in tenera età, riuscisti a rabbonirmi senza affanni.

E mi ricordo ancora le freschette con l'affettato della "Stella" di cui andavi ghiotto. E i ghiaccioli in estate? Quanti ne avremo mangiati? E quello scherzo che mi facesti quella sera, quando rientrai in casa all'ultimo piano? Saltasti fuori dalla scala con un "Buuu!" e per poco non mi facesti prendere un infarto.
E poi ancora crescendo, abbiamo giocato insieme in 2 categorie giovanili nell'Aurora calcio: Giovanissimi e Allievi. Io stopper e tu portiere. E sono convinto che se fossimo stati più alti di una spanna, avremmo magari giocato in Società sportive di più alta categoria.

L'intesa fra noi due in campo era perfetta e tu eri leader anche lì. E rammento anche quel triste giorno di quando giocammo negli allievi e disputammo un incontro in casa del Rosate. Era una mattina molto nebbiosa, forse quel maledetto incontro non si sarebbe dovuto disputare. Io ero in tribuna in quanto il più giovane e la squadra era al completo. La partita, vista dagli spalti era surreale finché a un certo punto si sentì un urlo di dolore e appresi che, in una tua uscita coraggiosa prendesti un calcio in faccia con i tacchetti. Un brivido mi corse lungo la schiena, rischiasti di avere il viso sfigurato, ma poi, fortunatamente tutto andò bene e oggi il tuo sorriso è sempre scanzonato.

Adesso, scherzosamente, sto pensando che magari un giorno ci troveremo in un ospizio e ci divertiremo a fare degli scherzi ad altri vecchietti in stile "Amici miei". Ma mi auguro che diventeremo vecchi sì ma in salute e l'ospizio può anche aspettare.

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