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•Jennifer•
Mi massaggiai il fianco per via della botta e poi mi alzai lentamente.
La mia amica mi venne vicino e subito la rassicurai «Va tutto bene Bri. È stata una semplice caduta.»
Brianna «Menomale. Jun? Tutto bene?» chiese all'altro ragazzo in loro compagnia.
Jun «Si, ma adesso vorrei capire chi è quello. Si è appena preso il mio panino!»
Ci avvicinammo al nostro amico e in lontananza vedemmo il ragazzo di prima inerme per terra.
Mi preoccupai e subito andai da lui seguito dai miei amici.
Jun «Jenny non mi sembra il caso di una buona idea. Sarà un barbone qualunque.»
«Si è appena schiantato su un muro! Sta decisamente male.» dissi guardando il suo colorito della pelle.
Era pallido e aveva delle occhiaie molto evidenti...
«Forse dovremmo soltanto portarlo in ospedale...non lo so.»
Guardai la mia amica e dopo un po' si convinse.
Brianna «Una volta arrivati in ospedale poi andremo via.»
Jun «Faremo così.»
Annuì e poi abbassai lo sguardo sul ragazzo.
Lo vidi pian piano muoversi e aprire lentamente gli occhi.
Jun «Ah, si è svegliato. Fantastico.»
Guardai il mio amico e poi di nuovo lui «Ehi, stai bene?»
«Credo di si...»
Provò ad alzarsi e lo guardai «Sei sicuro?»
Sembrava confuso e impaurito.
Cominciò a camminare ma all'improvviso svenne di nuovo cadendo a terra.
Subito ci avvicinammo e lo presimo dalle braccia per alzarlo.
Era ridotto davvero male.
Mi aiutarono e ci dirigemmo all'ospedale più vicino.
Era una piccola clinica ma andava più che bene.
Entrammo e alcuni medici vennero verso di me per soccorrere il ragazzo. Lo portarono con loro mentre noi rimanemmo in sala d'attesa.
Guardai le lancette dell'orologio per passarmi il tempo finché Jun non si piazzò davanti a me.
«Che succede?»
Jun «Jenny devo andare. Ho impegno con i miei tra poco.»
«Tranquillo. Vai pure.»
Mi sorrise e, dopo averci salutate, andò via.
Brianna «Chissà quanto ci metteranno.»
«Già. Non è venuto neanche il medico.»
Guardai le diverse persone uscire ed entrare dalla clinica finché un dottore si fermò davanti a noi.
Dottoressa «Lei è la sorella?»
Brianna mi guardò e io subito risposi «La cugina, vorrei sapere come sta. Si è sentito male all'improvviso e siamo corsi qua in ospedale.»
Dottoressa «Come si chiama? Nella sua cartella non c'è il nome.»
«Si chiama...Dave. Dave Cooper.»
Dottoressa «Dove sono i vostri genitori?»
«Abbiamo solo un padre ma è in viaggio per lavoro quindi ci sono solo io per il momento. Vorrei sapere davvero come sta...»
Dottoressa «Avete? Dove sono i suoi genitori?»
«É una questione abbastanza delicata. Non ci sono più da molti anni quindi sta con noi...»
Sentì lo sguardo della mia amica addosso ma non dissi nulla.
Dottoressa «Sei maggiorenne almeno?»
«Si, sono maggiorenne.»
Dottoressa «Va bene. Lo dirò a te. Tuo cugino era in uno stato di ipotermia avanzato, sinceramente non so come sia sopravvissuto. Inoltre è sottopeso, deve mangiare di più. E come se non bastasse...»
«C'è altro?» la incitai a continuare.
Dottoressa «Si. Suo cugino ha un tumore alla spina dorsale che ha infestato tutto il suo corpo. Mi sorprende che sia ancora vivo vista la sua condizione. È in uno stadio avanzato, in metastasi. Non c'è nulla che possiamo fare per lui. È un miracolo che riesca ancora a camminare.»
«E adesso cosa dovrebbe fare? Ha bisogno di essere aiutato.»
Dottoressa «Proporle la chemioterapia sarebbe inutile. Non c'è un rimedio...mi dispiace. Gli restano pochi giorni, settimane al massimo.»
«Capisco. Quando potrà essere dimesso?»
Dottoressa «Giá da subito. Deve solo darmi il suo cognome per l'assicurazione medica.»
«Ehm...bisogna pagare proprio adesso?» dissi non tanto convinta mentre mi porgeva la penna.
Dottoressa« Si, sono le regole.»
Presi la penna e il documento.
Ci pensai un poco e dopo un po' scrissi il nome e cognome di mio padre.
Sperai che non si arrabbiasse più di tanto...
«C'è altro?» le restituì il foglio e la penna.
Dottoressa «No, è tutto.»
Brianna «Menomale. Dai, andiamo.»
«Si...vado da Dave e torno.»
Brianna «Va bene. Ti aspetto qua.»
Mi alzai e andai nella stanza dove si trovava quel ragazzo.
Entrai e lo vidi ancora a letto.
Stavolta era sveglio.
Mi avvicinai «So che non mi conosci ma dovremmo andare. Posso darti un posto dove stare invece di vagare per strada...»
«Chi sei?»
«Scusa, mi chiamo Jennifer e tu?»
«Dove vuoi portarmi? Io non vado da nessuna parte.»
Si alzò dal letto e andò verso la porta «Aspetta...vuoi davvero stare per strada senza cibo o altro? Posso aiutarti.»
«Dove mi vuoi portare?»
«Ho una casa non tanto distante da qua. Se vieni con me potresti stare lì.»
«Va bene.»
«Bene...non mi hai detto ancora il tuo nome.» gli dissi mentre uscimmo dalla stanza.»
«Ha importanza?»
«Così per sapere. Ti ho detto il mio e volevo sapere il tuo.»
Non rispose e ci fermammo davanti a Brianna che ci aspettava all'ingresso dell'ospedale.
Brianna «Eccovi. Possiamo andare?»
«Si, lui verrà con me. A casa mia.»
La mia amica mi guardò confusa e poi mi disse «Ne parliamo appena arrivi a casa. Adesso vado, si è fatto già tardi.»
Annuì e, dopo esserci salutate, andò via.
«Dobbiamo andare per di là.» indicai la strada al ragazzo dietro di me.
Non si era neanche avvicinato.
Forse avrà paura?
«Non mi sento molto bene...ho fame»
«Stiamo arrivando.»
Camminammo per qualche altro minuto e poi arrivammo davanti casa mia. Aprì il piccolo cancello del giardino e poi presi le chiavi dell'ingresso.
Dopodiché varcammo l'ingresso e accesi le luci della casa.
«Questa è casa mia.»
«Casa...»
«Si, prima di farti vedere la casa è meglio se ti faccio mangiare qualcosa.»
Appena dissi queste parole vidi il mio cane, Milo, entrare dalla porta sul retro e fiondarsi sul nuovo arrivato in modo giocoso.
«Milo!»
«Che cos'è?!!»
Mi avvicinai e cercai di tenerlo a bada «Scusalo...fa sempre così quando arrivano persone nuove. É molto buono, te lo assicuro.»
«Tienilo lontano da me...non voglio essere il suo pranzo.»
«Tranquillo, farà il buono.» lo accarezzai per farlo stare calmo e poi lo portai vicino ai suoi croccantini preferiti.
Nel mentre li mangiava ritornai dal ragazzo senza nome.
Forse prima o poi me l'avrebbe detto.
Sospirai e lo feci venire con me in cucina «Allora...che preferisci da mangiare? Posso farti dei toast o del panino con il prosciutto.»
«Non so cosa sia un toast...dammi qualsiasi cosa che sia commestibile»
Sperai che stesse scherzando ma la sua espressione era molto seria.
«Va bene...ehm...faccio dei toast e te li dò.»
Cominciai a prepararli e in pochi minuti glieli misi davanti.
Lui li guardò confuso «Sono dei panini?»
«Davvero non li hai mai visti?»
Come poteva non averli mai mangiati? Mi starà sicuramente prendendo in giro.
«No.» iniziò a mangiarli con foga.
Li finì in fretta e mi lasciò il piatto vuoto.
«Vuoi qualcos'altro?»
«Acqua»
Annuì e dopo aver preso l'acqua gliela versai nel bicchiere.
Invece di prendere il bicchiere prese direttamente la bottiglia bevendo da lì.
«Ehm...in verità l'avevo già messa qua...»
Non disse nulla e dopo aver finito mi diede la bottiglia completamente vuota.
«Perché mi stai aiutando?»
«Ho visto che ne avevi bisogno.» dissi buttando la bottiglia e mettendo il piatto dentro il lavello.
«Sono giorni che cerco aiuto e nessuno mi ha ascoltato»
«Avrai passato dei giorni orribili. Come mai sei finito per strada?»
«Non...non me lo ricordo...»
«Sarà lo stress. Hai bisogno di una doccia e dei vestiti.»
«Ho solo questi abiti...»
«Posso darti altri vestiti. Dai, vieni.»
Sperai davvero che mio padre avesse qualcosa.
Lo feci andare in bagno per lavarsi mentre io andai in camera di mio padre per cercare dei vestiti.
Alla fine trovai una maglietta che mio padre non usava più, un pantalone della tuta e dei boxer.
Successivamente uscì dalla stanza e trovai il ragazzo con solo un asciugamano attorno alla vita «Ti ho portato dei vestiti. Spero ti vadano...»
Lo scrutai da capo a piedi e osservai con attenzione ogni minimo particolare.
Era un po' più alto di me, aveva i capelli rossi molto simili ai miei e i suoi occhi erano verdi.
Con sé portava anche una collana con un ciondolo portafoto.
Forse sarà un ricordo della sua famiglia.
«Grazie, andranno bene. »
Nel momento in cui allungò le braccia per prendere i vestiti vidi delle cicatrici abbastanza evidenti.
Non dissi nulla e spostai lo sguardo sul suo corpo notandone altre sul fianco.
Chissà che era successo...
Sospirai ed entrai in bagno togliendo i suoi abiti sporchi.
Nel mentre li levavo sentì qualcosa cadere.
Una pendrive.
Subito la presi e la misi in tasca.
Era meglio tenerla.
Uscì dal bagno e vidi quel ragazzo avvicinarsi.
«Comunque...mi chiamo Sette»
«Sette?»
Che nome strambo.
Sette «Si, tu?»
«Jennifer, l'ho detto in ospedale, ma puoi chiamarmi Jen. Lo preferisco.» sorrisi «Ho una stanza vuota accanto alla mia stanza. Se vuoi puoi dormire lì. C'è un letto, un piccolo comodino e un armadio.»
Sette «No, grazie. Non posso restare.»
«Invece insistito. Non hai dove andare mentre qui hai addirittura un posto dove dormire.»
Sette «Perché vuoi che resti?»
«Voglio solamente aiutarti e questo è quello che posso fare.»
Sette «Si ma io non ti ho chiesto nulla.»
«É stata una mia decisione, lo so. È un modo per darti l'opportunità di vivere come si deve. Stare per strada non è sicuro.»
Sette «Non posso stare qui per sempre»Mi rattristai sentendo queste parole ma cercai di non darlo a vedere «Per il momento mi fa piacere che resti.»
Sette «Va bene. Grazie.»
«Di nulla. Ti faccio vedere la stanza.»
Mi seguì e lo feci entrare in una stanza per gli ospiti.
Non era tanto grande ma per lui andava bene.
«Questa sarà la tua stanza. Ti lascio vestire qui.»
In silenzio poggiò i suoi vestiti sul letto mentre io uscì dalla stanza per andare nella mia.
Appena entrai posai la chiavetta dentro al cassetto, poi misi il pigiama e verso le 22:00 ricevetti una chiamata dalla mia amica Brianna.
Risposi «Ehy, come va?»
Brianna «Come va? Dovrei dirlo a te. Sei fuori di testa?»
Sospirai «Bri, non è successo niente. L'ho portato a casa e adesso è nella stanza degli ospiti.»
Brianna «E se fosse un maniaco o peggio?»
«Pensi che ti avrei risposto?»
Brianna «Beh...chi lo sa. Può essere pericoloso. Forse aspetta il momento giusto per derubarti casa.»
«Sciocchezze. Sembra più che altro confuso...e impaurito.»
Brianna «Spero che tu abbia ragione. Ti ha detto qualcosa? Non so...del perché si trovava per strada o il suo nome.»
«So solo che si chiama Sette.»
La mia amica dall'altro capo del telefono si mise a ridere e poi disse cercando di trattenersi «No aspetta...ma in che senso? Sette...cioè proprio Sette?»
«Si! Lo so, è strano.»
Brianna «Quello è fuori di testa.»
«Ha bisogno di aiuto, tutto qui.»
Brianna «Molto aiuto.»
Dopo qualche secondo sentì la madre della mia amica chiamarla.
«Devi andare?»
Brianna «Scusa, non so proprio che vuole. Ci sentiamo domani!»
La salutai e poi riattaccammo.
Dopodiché mandai un messaggio al mio fidanzato, Dustin.
Ero stata così impegnata che non avevo avuto neanche il tempo di scrivergli.
"Ehy amore, scusami se oggi non mi sono fatta sentire. Ho avuto da fare..."
Glielo inviai ma non ricetti una risposta.
Forse stava già dormendo?
Sbuffai e posai il telefono.
Domani mi risponderà di certo.

L'indomani.
Mi sveglia verso le otto e uscì dalla stanza con ancora il pigiama addosso.
Che sonno.
Sbadigliai e notai che già Sette era sveglio e mi aspettava al piano di sotto.
«Ehy buongiorno.» dissi scendendo lentamente le scale fino ad arrivare al piccolo salone.
Sette «Ciao.»
«Facciamo colazione? Posso farti dei pancake con la Nutella. Sono davvero buoni.» mi diressi insieme a lui in cucina.
Sette «Non so di cosa parli.»
«É una delle ricette più conosciute al mondo. Strano che tu non ne abbia mai sentito parlare. Sai davvero poco.» dissi guardando di tanto in tanto la sua espressione totalmente confusa mentre preparavo i pancake in padella.
Appena finì presi due piatti.
Uno per me e uno per lui.
«Questo è tuo.»
Sette «Grazie.»
Ricambiai con un sorriso e poi mangiammo i pancake.
All'improvviso però sentì la porta d'ingresso aprirsi e mio padre chiamarmi.
Dal tono di voce capì che era molto arrabbiato...
James «Jennifer!»
«Papà...»
Venne verso di me più arrabbiato che mai.
James «Si può sapere come hai fatto a spendere 200 dollari dell'assicurazione medica?!»
«Scusa. Mi dispiace ma...ne avevo bisogno. Non sapevo come pagare.»
Guardai il ragazzo davanti a me e poi mio padre «É una situazione un po' complicata...»
James «Chi sei tu?»
Rimase in silenzio e subito risposi «Papà...lui è Sette. È stato lui che ho dovuto portare all'ospedale...scusa se non ti ho avvisato.» lo guardai dispiaciuta
James «Vorrei parlare da solo con te Jennifer»
Annuì e andai con mio padre in salone lasciando Sette in cucina.
James «Jennifer che stai combinando? Chi è quello?!»
«L'ho incontrato ieri. Era solo e girovagava per strada...ho solo voluto dargli una mano.»
Infine gli raccontai di ciò che era successo in ospedale e cosa aveva detto la dottoressa riguardo la sue condizioni di salute.
James «E cosa dovremmo fare noi Jennifer? Non puoi spendere tutti i nostri risparmi per uno sconosciuto.»
«Non ha una famiglia, non ha nessuno che può aiutarlo. Davvero vorresti buttarlo fuori di casa pur sapendo ciò che ha?»
James «Solo perché ha una malattia terminale come tua madre non è detto che dobbiamo aiutarlo!»
«Mamma almeno aveva noi...mentre lui nessuno. Resterà nella camera degli ospiti...» cercai di convincerlo.
James «E quando morirà? Chi pagherà il funerale, Jen?»
«So che è una follia ma non posso mandarlo via dopo che l'ho ospitato...» dissi a bassa voce «É impaurito e non gli ho nemmeno detto che gli rimane poco tempo...»
James «Okay, va bene può restare per qualche giorno. Non di più, intesi? Mi è già bastato il funerale di tua madre.»

My Dream Is YouWhere stories live. Discover now