Capitolo 19

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«Moreau!» gridò Mitabi, raggiungendo Eren che ancora camminava con il masso sulle spalle. Beatris era ancora appesa lì. Nonostante la terribile posizione, nonostante i dolori ovunque, non faceva che gridare per incoraggiare Eren a proseguire. Era veramente rumorosa, e assurdamente piena d'entusiasmo. «Moreau, sganciati da lì!» le ordinò.
«Non posso!» rispose lei, portandosi una mano intorno alle labbra per amplificare la sua voce. «Sono bloccata qua!»
Mitabi fece uscire un lamento di disappunto dalla gola, mentre Mikasa lo raggiungeva. «Ha fatto quello che doveva, ora sarebbe meglio se andasse sul muro al sicuro. Sicuramente quella mano ha bisogno di essere curata quanto prima. Più aspetta e più sarà difficile che riesca a riprenderne la funzionalità» disse, voltandosi a guardare Mikasa.
«Ci penso io» disse lei, senza porsi alcun tipo di problema. Per quanto Mitabi ammirasse il lavoro che Eren stavano facendo, l'idea di avvicinarsi a lui un po' comunque lo intimoriva. Ma Mikasa non aveva di questi timori, si fidava completamente di Eren, perciò fu lei a lanciarsi nella sua direzione e atterrare sulla sua schiena.
«Mikasa!» la raggiunse Armin, da terra.
«Armin! Sgancio Beatris! Cerca di prenderla» comunicò all'amico e questo annuì. Mikasa raggiunse la nuca di Eren ed estrasse prima la spada dalla sua carne, poi premendo il grilletto riuscì a sganciare il rampino dalla sua testa. Come previsto, Beatris cadde nel vuoto, ma per sua fortuna Armin le passo sotto appena in tempo e la prese al volo. Atterrò poco lontano e mise finalmente Beatris a terra. Lei si strinse la mano come prima cosa: quel polso non le dava tregua, si sentiva sempre più debilitata.
«Il capitano Mitabi vuole che tu torni sul muro al sicuro. Raggiungi il resto delle unità, fatti controllare quel polso» le disse. «Hai già fatto abbastanza».
«Non voglio lasciare Eren» mormorò lei, stringendosi il polso pulsante. Le dita avevano cominciato a gonfiarsi, aveva decisamente bisogno di farsi dare una controllata. «Potrebbe perdere il controllo nuovamente in qualsiasi momento. Devo essere qui, sono responsabile...»
«Ci penso io!» la interruppe Armin. «Ci penso io a tenere d'occhio Eren, se impazzisce di nuovo lo riporto indietro io. Almeno... credo di poterlo fare... capisco che tu possa non fidarti troppo, il mio legame con lui non è poi come il tuo, e non sono sicuro di...»
«Armin!» lo interruppe lei. E gli sorrise. «Va bene, grazie! Lo lascio nelle tue mani, allora».
«Ti chiamo qualcuno, non puoi andare sola» disse Armin, voltandosi a cercare aiuto, ma entrambi videro come i pochi uomini rimasti fossero totalmente impegnati con i giganti nei paraggi. Ora che erano quasi vicini alla breccia, il loro numero si faceva sempre più grande mentre quello degli uomini vivi sempre meno. Togliere una persona alla lotta per scortarla sul muro avrebbe potuto fare la differenza tra la vittoria e il fallimento.
«Non importa» disse Beatris, alzandosi in piedi. «Posso ancora muovermi. Passerò da quella parte» disse indicando una zona fuori traiettoria ma che le avrebbe permesso di arrivare prima alle mura. «Farò prima».
«Ma se dovessi incontrare qualche gigante...» sussultò Armin e lei ancora gli sorrise, fiduciosa. «Stai tranquillo! Mi fa male la mano, ma posso ancora muovermi e la mia attrezzatura funziona. Cercherò di evitare lo scontro e arrivare a destinazione il prima possibile. E se non posso evitare lo scontro allora combatterò! Posso ancora farlo, fidati».
Non era vero, non era assolutamente vero, ma che altra scelta poteva avere se non fidarsi di lei? Era sopravvissuta a così tante cose, che non c'era motivo di credere che non sarebbe riuscita a cavarsela bene anche in quel momento. E la deviazione proposta era davvero buona. Passava lontano dalle zone più popolate e sarebbe arrivata prima.
Sospirò, arrendevole. «Fai attenzione, per favore».
«Sarò attentissima!» sorrise, gioviale. L'essere riuscita a far funzionare Eren le aveva dato un'allegria incontenibile. Nonostante tutte le ferite e i dolori, era carica di adrenalina, sorrideva e aveva il viso disteso, felice. E poteva capirla. Stava tutto andando per il meglio, avevano rischiato molto, ma stavano davvero per scrivere un capitolo della storia dell'umanità. E lei, la più debole del corso, sempre derisa e pronta a lasciarsi mangiare dal primo gigante, era stata incredibilmente una protagonista. Aveva visto morire Eren, per scoprire che poteva tornare indietro, che poteva avere una seconda possibilità. Avevano visto la morte in faccia, ma erano ancora vivi, tutti quanti. E non c'era niente che potesse abbatterla, niente avrebbe potuto distruggere quella felicità. Era riuscita a proteggerli e insieme avrebbero riconquistato la città. Vibrava dall'emozione. Tutto ciò che mancava per rendere perfetto quel giorno di successi e vittorie era poter rivedere Reiner e eliminare finalmente quell'ultimo ricordo che aveva di lui, pieno di rancore e crudeltà. Lo avrebbe abbracciato come mai prima d'ora, avrebbe creato un ricordo tanto meraviglioso da scacciare tutti i dubbi e le paure, e soprattutto gli avrebbe dato quella dannata risposta. Quel "ti amo" era ancora bloccato in gola, doveva tirarlo fuori, avrebbe dovuto farlo già la sera prima. Fremeva dall'eccitazione, non vedeva l'ora di rivederlo e poterglielo finalmente dire. Sì, era quello che avrebbe fatto.
Si voltò e cominciò a correre, prima di far scattare il proprio meccanismo e salire sul primo tetto. Si voltò verso Armin e gli gridò: «Mi raccomando! Prendilo a calci in culo se non obbedisce!» e sparì, ondeggiando pericolosamente, per niente stabile, ma stranamente a suo agio, dietro a dei comignoli.
«Non è mica un animale, povero Eren» sospirò Armin, ma un sorriso divertito gli si dipinse in volto. Infine si voltò e raggiunse Mikasa, al fianco di Eren.

I got you || Reiner x OC || Attack on titan/Shingeki no KyojinWhere stories live. Discover now