Capitolo 52

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Beatris si avvicinò alla riva del fiume e si inginocchiò sulla sponda. Immerse la fascia nell'acqua fredda e cominciò a sfregare il più possibile. Controllò il lavoro, poi tornò a sfregare, e ricontrollò. Le ci volle qualche minuto, all'interno del quale Gabi e Falco la guardavano qualche passo distante, ancora terrorizzati e decisamente troppo spaesati. Non sapevano che fare, non sapevano di chi fidarsi, non sapevano niente di lei...
La guardarono, concentrata e decisa nel suo lavoro di pulizia della fascia marleyana, impegnata come se si fosse trattato di una questione di vita e di morte. Beatris riuscì a ripulirla, anche se non venne perfetta e l'alone della macchia rimase lievemente. E sospirò, abbattuta. Solo in quel momento la sua attenzione andò ai due ragazzini, poco distanti da lei. Era rimasta talmente assorta nel suo lavoro che per un attimo sembrava essersene dimenticata. Lanciò uno sguardo alle loro spalle, valutando il posto dove si erano rifugiati, e infine disse: «Siamo lontani dalla base, ormai dovremmo essere al sicuro. Riposatevi un po', non dev'essere stata una passeggiata per voi».
Gabi e Falco si scambiarono uno sguardo incerto, ma poi, più mossi dal senso di obbedienza che dal vero desiderio di farlo, si misero a sedere sulla riva del fiume, non troppo lontani. Beatris finì di sistemare la fascia e infine la poggiò su di un masso ben caldo, sotto la luce del sole, per permetterle di asciugare. Passò poi ad esaminare la propria attrezzatura.
«Ho usato troppo gas» commentò. «Non potrò fare neanche altri venti metri, con questo. Beh...» sospirò, cominciando a sganciarsi l'attrezzatura di dosso. «Dubito che sia conveniente per me, da adesso in poi, procedere in divisa e armata. Attirerei l'attenzione dei civili».
E si voltò a guardare Gabi e Falco, che nonostante le loro posizioni apparentemente serene, non smettevano di guardarla. Come a volerla tener d'occhio. La sua attenzione si posò sulla fascia di Gabi, l'unica dei due che ancora la teneva al braccio. Falco aveva già provveduto a togliersela durante il tragitto per il fiume e l'aveva abbandonata in giro, deciso a mimetizzarsi il più possibile.
«Dovresti toglierla anche tu» le disse e Gabi reagì istintivamente, mettendosi sulla difensiva. Si strinse la mano sulla fascia, per proteggerla, e guardò Beatris con terrore e astio. Non doveva permettersi di toccarla.
«Se ci vedranno andare in giro con quelle addosso si porranno qualche domanda. Ormai anche qui sanno cosa significhi» insisté Beatris.
«Non mi importa!» ruggì Gabi. «Non la toglierò mai!»
«Gabi» le mormorò Falco, mortificato. «Ha ragione, non possiamo andare in giro con quella roba addosso, ci scoprirebbero subito».
«Basterà stare lontani dai civili!»
«Non possiamo stare sempre nei boschi...» Falco si voltò verso Beatris e chiese, dubbioso: «Giusto?»
Non conosceva la strada, non sapeva cosa avrebbero incontrato da lì in avanti.
Beatris annuì, confermando, e Falco tornò a voltarsi verso Gabi. «Hai visto? Dobbiamo cercare di nasconderci. Dai toglitela».
«Come puoi fidarti di lei?!» continuò a urlare Gabi, sempre più pervasa dalla rabbia.
«Non urlare. Potrebbe esserci qualcuno qui intorno» l'ammonì Falco.
«Qui intorno non c'è nessuno! Non ci sente nessuno!»
«Non rischiamo. Dai, fai come ha detto».
«Scordatelo! Non mi mescolerò a questi demoni dell'isola, io sono un'eldiana buona!»
«Ma non è questo il punto, avanti!» e si sporse, per cercare di prendergliela con la forza. Ma Gabi lo spintonò via e si alzò, pronta persino a scappare se necessario. Continuò a stringersi la fascia al braccio, decisa a non lasciarla. Falco si alzò in piedi e cercò di avvicinarsi a lei. «Non essere cocciuta! Dobbiamo cercare di tornare a casa, così peggiori le cose».
«Io non voglio tornare a casa! Voglio trovare Zeke e chiedergli perché ci ha tradito».
«Ma a cosa pensi che ci serva una cosa come questa? Pensiamo piuttosto a tornare a Marley... dai, toglitela!» e si allungò, per strappargliela dal braccio, Ma Gabi si oppose e i due cominciarono a bisticciare, strattonandosi, spingendosi, lottando persino tra loro.
«Questa fascia è ciò che mi rappresenta! Non me ne libererò come hai fatto tu, è la mia identità!» gridò Gabi e Beatris, che fino a quel momento era stata in disparte, solo ad ascoltare, si voltò a guardarla improvvisamente attirata da quella frase.
Questa fascia è ciò che mi rappresenta e mi identifica più di qualsiasi altra cosa.
Le stesse parole di Reiner, la sera che gliel'aveva donata. Loro, gli eldiani di Marley, credevano veramente molto in quel significato. Ne erano pervasi... e improvvisamente sentì di poterla comprendere. Non poteva liberarsene, non ci sarebbe mai riuscita, sarebbe stato come perdere un tassello importante di se stessa. Era ciò che la teneva in piedi, soprattutto in una situazione disperata come quella.
Diede loro le spalle e tornò a recuperare la sua, umida, ma ormai quasi asciutta. E cominciò a spogliarsi, in silenzio. I due ragazzini continuarono a litigare tra loro alle sue spalle, fino a quando un certo punto non li sentì completamente ammutolirsi. Beatris aprì una vecchia sacca che si era portata dietro e tirò fuori da questa degli abiti comuni. Si rivestì, ma prima di mettersi la camicia rimise la fascia di Reiner al suo posto, al braccio sinistro. Infine la coprì, facendosi passare sopra la manica. Quando ebbe finito, mentre si allacciava gli ultimi bottoni sul petto, si voltò verso i due ragazzini. La guardavano come pietrificati, Falco era completamente rosso in volto, Gabi più confusa che altro. E Beatris rivolse a questa il suo sguardo prima di dirle: «Non è un problema, Gabi. Se la metterai sotto ai vestiti, non la vedrà nessuno».
Falco dimenticò improvvisamente l'imbarazzo dovuto nell'aver assistito a Beatris che si spogliava e si rivestiva, senza preoccuparsi di farsi vedere. Si concentrò su quell'ultima frase, che ormai conosceva bene e forse mai avrebbe dimenticato. Il messaggio per Reiner... Lui l'aveva compreso subito, aveva capito che quel messaggio glielo aveva mandato Beatris solo da quella semplice frase. E Beatris alla fine lo aveva fatto davvero. Aveva nascosto la sua fascia sotto ai vestiti. Che cosa significava?
«Tu...» mormorò Gabi, turbata. «Tu non sei di Marley?»
Era incomprensibile che un eldiano dell'isola si ostinasse a portarla. Che significato poteva avere per loro? Ai suoi occhi risultava quasi come un insulto.
«No, te l'ho già detto» rispose Beatris, tornando alla riva del fiume. Si sedette sulla sponda, si tolse scarpe e calze e immerse i piedi nell'acqua. Un sorriso le inondò il viso, e alzò la testa in un'espressione beata. «Era più di quattro anni che non immergevo i piedi in un fiume. Mi ero dimenticata quanto fosse piacevole» commentò.
«Perché?» si corrucciò Gabi, sempre più sconvolta e risentita. Fece un paio di passi verso di lei e le si accostò, dimenticando il timore che aveva avuto fino a quel momento. «Perché la porti allora? Che significato ha per te? Cosa te ne frega di quella fascia, si può sapere?»
«Ti offende che la voglia portare anche io?» le chiese Beatris, comprendendo il suo risentimento.
«Non sei neanche dalla parte di Marley! Ti ho vista con i miei occhi uccidere dei marleyani, hai preso parte all'attacco a Liberio! Perché la porti se sei nostra nemica?! Ti prendi gioco di noi, o cosa?»
«Io non sono vostra nemica» le rispose. «E non sono nemmeno nemica di Paradis. È per questo che non ho un posto dove andare. Avete sentito Floch sul dirigibile dire che ero una traditrice, giusto? È sempre stato questo il mio problema... non sto dalla parte di nessuno, e dalla parte di tutti contemporaneamente. Non riesco mai a prendere una posizione».
«E allora toglietela! Non offendere noi marleyani!»
«Mi dispiace, Gabi... ma non posso farlo. È vero» sospirò e si rilassò maggiormente. «Questa fascia non ha per me lo stesso significato che ha per voi. Ma è ugualmente importante. Finché l'avrò con me, io... non mi sentirò sola» e volse uno sguardo raddolcito al proprio bicipite sinistro, dove sapeva che sotto la camicia la fascia di Reiner aderiva perfettamente alla sua pelle.
«Che cosa ha fatto?» chiese improvvisamente Falco, avvicinandosi anche lui. Era molto meno minaccioso di Gabi, mentre lei le parlava come se avesse voluto accusarla, piena d'ira, quella di Falco era in realtà solo curiosità. Lui voleva capire. «Perché è stata considerata una traditrice? Io...» esitò, pensieroso. «Ho saputo che ha vissuto per quattro anni in prigione. Era per quello?»
«Chi te lo ha detto?» chiese Beatris, perplessa. Sondò l'espressione di Falco, turbata, mentre lui restava in silenzio. Non voleva dirlo, ma lei capì che il motivo doveva essere Gabi, perché c'era solo una persona con cui lui aveva avuto modo di parlare e che conoscesse quel dettaglio, e quella persona era Eren. Probabilmente Falco tremava all'idea di dover dire a Gabi che lui si era fatto ingannare proprio dal loro peggior nemico.
«Oh, capisco...» disse semplicemente, e tornò a guardare il fiume di fronte a sé. «Sì, è vero. Sono stata condannata per essere stata una traditrice e ho vissuto in prigione per quattro anni. La mia pena non è ancora finita in realtà, ma hanno messo in pausa la cosa fintanto che sarò loro necessaria a condurre il prossimo attacco a Marley».
Gabi sussultò e si preparò a urlarle di nuovo contro, ora che aveva ammesso apertamente che avrebbe di nuovo combattuto contro Marley, ma Beatris l'anticipò aggiungendo: «Sarà un bel problema quando scopriranno che sono scappata».
«Perciò era questo il tuo intento?! Tu volevi solo scappare, non ti importa di riportarci a casa» l'accusò Gabi, ancora in cerca della motivazione nascosta di quella donna, di cui non si fidava assolutamente.
«Perché dovrei prendermi la briga di portarvi con me, se il mio intento era solo quello di scappare? Mi siete stati d'impiccio per tutto il tempo, fino a prova contraria» le disse Beatris, gelida. E questo parve convincerla, più che altro perché non riuscì ad aggrapparsi ad altre motivazioni. «Non vi ho mentito sul nostro accordo» proseguì Beatris. «Ho bisogno che mi portiate da Reiner, e io in cambio vi riporterò a casa. Mi sembra equo».
«Perché vuoi andare da Reiner? Che vuoi fare? Manipolarlo? Minacciarlo?» insisté Gabi, sempre più furiosa. Un amaro sorriso si dipinse sul volto di Beatris. Gabi non era la prima persona che l'accusava di aver manipolato Reiner... in passato anche Bertholdt lo aveva fatto. Le aveva vomitato addosso tutto il suo rancore per averlo cambiato, per averlo reso debole. E persino Zeke aveva accennato, in una delle sue frecciatine, che era stata lei a cambiarlo. Non riuscivano a comprenderla. Evidentemente, agli occhi degli eldiani di Marley, doveva veramente sembrare una persona subdola. Un demone dell'isola, con la sua crudeltà, aveva fatto cadere ai propri piedi un eldiano buono e lo aveva usato solo per i suoi scopi. Indebolendolo. Per loro doveva risultare ineccepibile che tra i due fosse potuto nascere del reale affetto... e faceva un gran male.
Esitò nel rispondere, chiedendosi se ci fosse mai stato niente che avesse potuto dire per convincere Gabi della sua buona fede, ma si stupì quando sentì Falco farlo per lei.
«Lei vuole solo... potergli stare accanto» mormorò, con gli occhi di chi aveva appena capito ogni cosa. Beatris spalancò lo sguardo, sorpreso e impaurito, sentendosi improvvisamente scoperta. Si voltò a guardare Falco, spaventata soprattutto dalla sua reazione. Come l'aveva presa? La odiava? La disprezzava? Avrebbero mantenuto fede al loro accordo, o avrebbero impedito loro di vedersi, proprio per evitare che lei potesse "manipolarlo" ancora? Ma nello sguardo di Falco non trovò altro se non comprensione... e un profondo dispiacere.
«Era lui, vero?» le chiese. «La persona di cui mi ha parlato quel giorno. La storia di come vi siete conosciuti... non era di Zeke che stava parlando, ma del Signor Braun. Non è così?»
«Di che storia stai parlando?» chiese Gabi, confusa e lievemente irritata. Perché lei era l'unica che sembrava non capirci niente? Perché Falco sembrava invece fidarsi così tanto di quella donna?
Ma entrambi la ignorarono, e con un malinconico sospiro Beatris rispose: «Sì. Era lui». Sorrise, travolta da una profonda dolcezza. «Te l'avevo detto, no? Se un giorno fossi stato tu a ereditare il gigante corazzato, allora avresti capito ogni cosa».
«Capito che cosa?! Di che cosa state parlando?!» insisté Gabi, sempre più frustrata.
«Perché era stata condannata per tradimento?» proseguì Falco, continuando a ignorare l'amica.
«Perché ho cercato di proteggerlo» rispose Beatris. «Avevo scoperto il suo segreto circa due anni dopo che si era infiltrato nell'isola, e non ho detto niente a nessuno. L'ho addirittura aiutato a portare avanti la cosa e quando si è trovato quasi ucciso dai miei compagni io... ho puntato loro le armi contro e ho minacciato di ucciderli».
«E porta quella fascia al braccio perché glielo ricorda?» continuò Falco.
Ma Beatris sorrise di nuovo, timida, prima di confessare: «Questa fascia era sua».
«Sua?!» chiese Falco, sorpreso. Beatris annuì. «Me l'ha donata lui stesso».
«Reiner...» mormorò Gabi, cercando di cogliere quante più informazioni possibili dai loro discorsi. «Ti ha dato quella fascia? Perché mai avrebbe dovuto fare una cosa simile?!» ruggì, trovandolo non solo incomprensibile ma addirittura stupido. Ai suoi occhi era ovvio che stesse mentendo.
«Gabi!» ruggì Falco. «Certe volte sei proprio ottusa!»
«Che cosa?!» lo fulminò lei, offesa.
«Signorina Beatris!» disse Falco, facendo un passo verso di lei. E la guardò, deciso. «Ci riporti a casa, per favore, e prometto che farò assolutamente in modo che voi due possiate incontrarvi!»
«Ma che ti è preso?!» continuò a ruggire Gabi. «Ti fidi veramente di lei? Non sappiamo da che parte stia».
«Sta ovviamente dalla sua stessa parte, e di quella di nessun altro! Lotta solo per se stessa. Io l'ho capito, tu sei troppo scema per arrivarci».
«Ma come ti permetti?!»
«Chiudi il becco!» la rimproverò Falco, che cominciò a sentire quella faccenda fin troppo personale. Che aveva Gabi contro i sentimenti? Non c'era verso di farglieli capire nemmeno se glieli si sbatteva in faccia, faceva sempre così anche con lui. Mai aveva capito l'affetto che provava nei suoi confronti, nemmeno quando glielo diceva apertamente. Era fastidiosa! «Signorina Beatris!» tornò a guardare la ragazza. «Lui la sta aspettando» disse, deciso, e Beatris spalancò gli occhi, sentendo qualcosa esploderle in petto. Si voltò a guardare Falco, improvvisamente sconvolta.
Mi aspetterai, Reiner?
Ti aspetterò.
La loro promessa... esisteva ancora? L'ultima cosa che ricordava di lui era il suo addio, su quel muro, quando aveva rivelato al resto del corpo di ricerca di essere il corazzato. Era stato violento con lei, aveva tentato di allontanarla, per proteggerla, ma era stato disposto a perderla, aveva voluto chiudere definitivamente la loro storia. E dopo non avevano fatto altro che combattersi, senza più riuscire a parlare. Erano passati quattro anni da allora e Beatris era stata più volte sul punto di convincersi che lui l'avesse ormai dimenticata, che era andato avanti per la sua strada, deciso del tutto a lasciarsela alle spalle. Invece... la stava ancora aspettando?
«Che... cosa hai detto?» mormorò, con un filo di voce. Il cuore in petto sembrava essere sul punto di collassare, lo sentiva battere sempre di più e non riusciva a fermarlo.
«È così!» le disse, con un sorriso deciso. «Quando gli ho riportato il messaggio che mi aveva lasciato per lui, è sembrato improvvisamente sconvolto. E mi ha chiesto dove lei fosse, da quanto tempo la conoscessi. Quando... ecco...» esitò. Non se la sentiva proprio di dire che era stato lui a portare Reiner da Eren, non se la sentiva di riportare quella chiacchierata. «Io avevo una sorpresa per lui quella sera, gli volevo far conoscere una persona, ma non gli avevo detto chi. Lui deve aver pensato che si trattasse di lei perché ha iniziato improvvisamente a correre, a dirmi di portarlo immediatamente da quella persona. E quando ha visto che non era lei, il signor Braun era... beh, è sembrato deluso. Quel messaggio era un modo per avvertirlo del pericolo imminente, giusto? Ma in quel momento non ci ha dato alcun peso, ha solo chiesto dove lei si trovasse. Ha solo provato a raggiungerla». Falco spalancò le braccia e la guardò improvvisamente entusiasta. «È così, ne ho la certezza! Lui la sta aspettando!»
«Perché Reiner dovrebbe...» mormorò Gabi. Non era sicura di capirci qualcosa, ma quel genere di discorsi erano fin troppo esplicativi per non riuscire a comprenderli. Per quanto non fosse arrivata completamente alla soluzione, era ovvio che tra quei due c'era qualcosa, un legame di qualche tipo. Non riusciva ad accettarlo, ma ormai era palese. Tutto ciò che riuscì a fare era di continuare a farsi domande, per trovare una soluzione che non fosse proprio quella, una spiegazione alternativa e plausibile. Perché era impensabile, terribile, pensare che proprio Reiner avesse stretto un legame con una creatura tanto malvagia. Doveva esserci per forza un'altra spiegazione.
«Ma non riesci davvero a capirlo, Gabi?!» la rimproverò Falco. «Loro sono...»
«Falco!» lo interruppe Beatris. «Lascia stare. Sono un demone dell'isola. Gabi non si fida di me, è naturale. Ho ucciso alcuni marleyani davanti ai suoi occhi, ha tutto il diritto di disprezzarmi».
Non era il caso di turbarla maggiormente. Se Gabi avesse saputo che la persona più importante della sua vita aveva provato sentimenti tanto forti per una creatura tanto malvagia, sarebbe potuta crollare definitivamente.
«Ma... lei ha sempre provato a proteggermi» mormorò Falco. Come poteva Gabi crederla malvagia? Dopo quello che aveva fatto per loro! Forse... semplicemente non lo sapeva? «Gabi!» le disse, deciso. «Questa persona non è malvagia. Ha provato a proteggermi e mi ha salvato durante l'attacco di Eren Jaeger, più di una volta. E lo sta facendo anche adesso, sta provando a salvarci. Possiamo fidarci di lei!»
«Ma è un demone dell'isola...» mormorò Gabi, ancora troppo sconvolta e confusa. Ma non riuscì più a urlare, né ad arrabbiarsi. Era vero, quella donna era un demone dell'isola, e li aveva combattuti. Ma un istante prima aveva anche cercato di portare in salvo lei, Udo e Colt. Quella donna aveva salvato anche lei. A cosa poteva aggrapparsi ancora per alimentare il suo odio?
«Ma chi se ne importa da dove viene! Sta cercando di aiutarci, non è questo che conta?»
«Lo sta facendo sul serio? Non ci ingannerà, ne sei sicuro? lo ha già fatto» e sentì nuovamente la rabbia tornare a montarle, prima di esclamare con più decisione: «Lo ha già fatto! Non te lo ricordi più?! Ti ha ingannato, fingendosi Adele!»
«Ha dovuto farlo, ma non è mai stata una cattiva persona! Te lo dico con certezza! Le sue intenzioni sono buone. Lei non voleva che accadesse quello che è successo a Liberio! Io lo so!»
Beatris era venuta qui con me per cercare di fermarmi. Ha provato ad avvertirti, Reiner, non voleva che venissi colto impreparato.
Le parole di Eren Jaeger, in quella stanza sotterranea a Liberio, solo ora riusciva a comprenderle. Beatris era andata lì per fermarlo e il messaggio per Reiner non serviva solo a fargli sapere che lei era lì, ma per fargli capire che Paradis era lì. Per avvertirlo del pericolo. Beatris non aveva mai voluto che accadesse tutto quello... le sue parole, colme di dolore e rancore, rivolte a Eren quando si erano incontrati all'ospedale la prima volta, erano sincere. Lei odiava la guerra, lei odiava tutto quello. Lei non desiderava altro che poter vivere una vita tranquilla, insieme alla persona che amava, senza altre vittime innocenti.
«Io mi fido!» concluse, deciso.
«Io non posso fidarmi!»
«Ma fidati di me!»
«Se ti fidi di lei non posso fidarmi neanche di te!»
«Ma... sei completamente impazzita?»
«Sei tu ad essere impazzito! Che diamine ti è preso, si può sapere?! Perché mi hai dovuto seguire? Non c'era motivo che morissi anche tu» un cambio improvviso d'argomento, ma era ovvio che Gabi si portasse quella faccenda dentro già dal giorno del loro arrivo e avesse bisogno di tirarla fuori. Alla paura, la rabbia, si era aggiunta la disperazione nell'aver coinvolto Falco nel suo attacco al dirigibile e si stava trasformando in una bomba pronta a esplodere. Non ce la faceva più, era troppo per lei, tutto quello era decisamente troppo. Non riusciva più a capirci niente e non riusciva più a sopportarlo. Era disperata.
«Ehy» una voce, alla loro sinistra. Falco aveva appena schiuso le labbra per risponderle, quando si raggelò, sentendola. D'istinto si mise davanti a Gabi, che si coprì la fascia al braccio sinistro con un rapido gesto. E si voltarono verso la fonte della voce. «Che state facendo qui?» chiese una ragazzina, sporgendosi da oltre un albero. Era improbabile che da quella posizione avesse visto la fascia di Gabi, ma era pericoloso comunque. Anche perché, nascosti tra i cespugli, non troppo distante da loro, c'erano ancora le attrezzature di Beatris.
«È quasi il tramonto, siete lontani dalla civiltà... che cosa fate qui? Da dove venite?» chiese la ragazzina, facendo un passo per uscire da dietro il suo nascondiglio.
«Ah...» disse Beatris, alzandosi dalla riva del fiume con un imbarazzato sorriso sul volto. «Noi... stavamo cercando della civiltà, ci siamo solo fermati a riposare un po'».
Si mise davanti a Gabi e Falco e lanciò loro un rapido sguardo, indicando con gli occhi la fascia di Gabi. Approfittando della copertura di Beatris, Falco si voltò rapidamente e con un semplice gesto gliela strappò via. Gabi lo guardò terrorizzata e stizzita, ma ebbe la prontezza di non dire niente. Gliela strappò solo dalle mani e se la mise in tasca.
«Siete lontani da casa vostra?» continuò la ragazzina. «Qui la notte può diventare pericoloso, ci sono lupi che girano».
«Noi non lo sapevamo» ridacchiò nervosa Beatris e finse di assumere un'espressione contrita. «Io e i miei fratelli siamo scappati da casa e abbiamo girovagato un po'».
«Oh...» esclamò la ragazzina. «Avrete fame immagino, allora. Casa mia non è lontano da qui, seguitemi».
«No» sussurrò Gabi a Beatris. Lei guardò la ragazzina davanti a loro che li aspettava, poi si voltò verso Gabi. Si inginocchiò e le mise le mani sulle spalle. «Solo per questa notte, così non dovremo dormire all'aperto e potremo mangiare qualcosa di decente. Domani penseremo a un modo per proseguire» le rispose in un sussurro. Gabi continuò a guardarla spaventata e decisamente non convinta, ma non disse altro. La sera stava scendendo, sentiva il freddo arrivare, e aveva decisamente fame. Beatris si rialzò in piedi e nel farlo strinse la mano di Gabi, prese poi anche quella di Falco e cominciò a seguire la ragazzina. «Sei molto gentile, lo apprezziamo tanto» le disse. «Come ti chiami?»
«Kaya. Voi chi siete?» chiese, guidandoli lungo un sentiero.
«Io sono Adele» le rispose Beatris. «E loro due sono i miei fratellini, Mia e Ben. La situazione a casa nostra non era delle migliori» si finse triste. «Non potevamo restare ancora».
«Oh, capisco...» annuì Kaya, prima di indicare un sentiero secondario. «Di qua, venite» disse e li guidò attraverso la foresta, per almeno una quindicina di minuti, prima che si riuscisse a intravedere una fattoria. Si fermarono fuori dalla porta, vicino a una staccionata oltre la quale vi erano dei cavalli liberi di correre.
«Aspettate qua, vado ad avvertire mio padre» disse Kaya ed entrò. Beatris lasciò andare le mani dei due ragazzini in quel momento e pensierosa si appoggiò alla staccionata, a guardare i cavalli. «Potremmo usare uno di quelli per scappare e proseguire» mormorò, pensierosa. «Ma in tre su un solo cavallo sarebbe complicato».
E poi lei aveva ancora bisogno di pensare a un piano. Aveva assicurato ai due che aveva i mezzi per riportarli a casa, ma aveva parzialmente mentito solo per riuscire a convincerli. L'unico mezzo che conosceva per raggiungere il continente era Yelena, e al momento lei, e tutto il resto dei volontari marleyani, erano sotto custodia. Dopo l'attacco a Marley di Eren era ragionevole pensare che avessero potuto ribellarsi, li avevano temuti e perciò li tenevano in cella per precauzione. Ormai la loro guerra era cominciata, non potevano più permettersi di fidarsi dei marleyani. Senza Zeke e Yelena, come avrebbe attraversato il mare? Rubando un'imbarcazione? Infiltrandosi al loro interno? Era improbabile che organizzassero viaggi a Marley, sicuramente tutte le partenze erano state bloccate. Poteva portare i due al mare, ma doveva pensare a un modo per attraversarlo. E aveva bisogno di tempo.
«Non voglio fermarmi qua» disse Gabi.
«Non essere sciocca, è evidente che abbiamo bisogno di aiuto ora» l'ammonì Falco.
«Non voglio mangiare alla stessa tavola di quei demoni».
«Gabi...» sospirò Beatris, rassegnata, ma non aggiunse altro.
«Ehy!» Kaya tornò ad affacciarsi oltre la porta e fece loro un cenno con la mano. «Di qua, venite».
«Andiamo» li invitò Beatris e tornò a prenderli per mano, per guidarli. Un po' se ne sorprese: nonostante l'ostilità di Gabi, non sembrava ribellarsi al suo tocco e si lasciava comunque guidare. La sua razionalità le diceva di non fidarsi, di provare disprezzo per quelle persone, soprattutto per lei, ma che forse una parte di lei avesse realmente cominciato a fidarsi? O forse lo faceva solo perché sentiva di non avere scelta?
Entrarono nella sala da pranzo della fattoria e si trovarono di fronte una famiglia particolarmente numerosa. Quattro persone erano sedute a un tavolo, Kaya era vicino a una donna e dall'altro lato un uomo era in piedi.
E fu questo ad avvicinarsi, guardandoli con una profonda tristezza sul volto.
«Perché siete scappati di casa?» chiese loro.
Beatris fece un lieve inchino cortese e disse: «Grazie mille per la vostra accoglienza. Io sono Adele, loro sono i miei fratelli Mia e Ben. Mi dispiace, ma vorremmo non parlarne in questo momento, la ferita è ancora troppo fresca».
«Oh... capisco» commentò l'uomo.
«Non vorremmo essere di disturbo, se vi dovesse servire una mano con la fattoria saremmo ben lieti di aiutarvi. Vi chiediamo solo di ospitarci per qualche giorno. Per favore!» continuò Beatris e Gabi le lanciò uno sguardo allarmato. Qualche giorno? Aveva detto che sarebbero rimasti solo per la notte.
«Non c'è alcun bisogno di inchinarsi, non dovete avere alcun timore. Vi ospiteremo per il tempo necessario» rispose l'uomo e aprendo un braccio indicò il resto delle persone intorno a lui. «Noi siamo la famiglia Blouse, siete i benvenuti».
D'istinto la mano di Beatris si fece più serrata in quella di Gabi, improvvisamente turbata. Di tutti i posti... perché avevano dovuto incrociare proprio quello? Rialzò gli occhi sull'uomo, ma non parve più tanto serena come lo era stato fino a quel momento, anche se si sforzava ancora di sorridere. Era turbata, profondamente turbata. Quella era la famiglia di Sasha!
«Vi ringraziamo molto» disse.
«Accomodatevi, abbiamo da poco servito la cena» le disse il signor Blouse e fece un cenno alla moglie, che andò subito a riempire tre piatti con una zuppa ancora calda.
«Grazie» ripeté Beatris e si sedette al tavolo, insieme ai due ragazzini. Venne loro servito il pasto e quando la donna poggiò il piatto davanti a Gabi la guardò con un sorriso intenerito. Era tra tutti e tre evidentemente la più sconvolta, glielo si leggeva in faccia. Era pallida e paralizzata, non smetteva di fissare un punto sul tavolo davanti a sé.
«Sembrate stanchi» disse la donna. «Dopo la cena vi mostriamo la vostra stanza, riposatevi un po', ok?» e le mise una mano intenerita sulla testa, in segno d'affetto. Gabi reagì istintivamente, come una bestia che era appena stata stuzzicata. Si voltò di scatto, colpì la mano della donna e la guardò con astio, irrigidendosi. Beatris notò poi il suo movimento impercettibile in avanti, come se avesse voluto saltarle al collo, e lasciò improvvisamente cadere il cucchiaio che aveva in mano dentro la zuppa. Si sporse, prese Gabi per le spalle e se la trascinò al petto, stringendola in un abbraccio.
«Mia!» la rimproverò, ma si ammorbidì immediatamente. E sospirò. «La perdoni. Non si è ancora ripresa dal trauma che abbiamo vissuto».
Stranamente, Gabi non si ribellò a quella presa. Ma rimase rigida, immobile, tremando semplicemente. La donna si afferrò la mano colpita e i suoi occhi parvero inumidirsi. «Dovete averne passate davvero delle brutte» mormorò, addolorata.
«Già» sospirò Beatris e chinandosi da un lato cercò un contatto visivo con Gabi. Le accarezzò teneramente i capelli mentre pian piano la scioglieva dal suo abbraccio. «Adesso prova a mangiare qualcosa, ok?» le disse con dolcezza.
«È davvero delizioso, signora Blouse» disse Falco, lievemente balbettante. E mangiò, improvvisamente affamato. Beatris lo imitò, riprendendo il suo cucchiaio dal piatto e cominciando a portarsi il cibo alla bocca, ma con la coda dell'occhio continuò a fissare Gabi, preoccupata. Non sembrava disposta a toccare cibo. Beatris le fece un'altra carezza sulla testa e questo parve destarla. Gabi le lanciò uno sguardo terrorizzato e lei con gli occhi le indicò la zuppa, per invitarla ancora a mangiare. Con mano tremante Gabi prese infine il cucchiaio e ormai con le lacrime agli occhi se ne portò una piccola porzione alle labbra. Era davvero buona. Il cibo eldiano dell'isola era buono, quella gente sembrava buona, tutto era così buono. Eppure le avevano insegnato che quei demoni erano crudeli e spietati... perché nessuno faceva niente di malvagio? Perché nonostante l'ostinazione a cercare il male non riusciva a trovarne?

La stanza era completamente buia, se non per la leggera illuminazione bianca della luna e delle stelle che entrava dalla finestra. Beatris era seduta su una sedia, alla finestra, e guardava ammaliata il cielo. Da lì riusciva a vederla, quella luna semi-piena che mostrava solo tre quarti della sua faccia. Appoggiata con un gomito al davanzale e la guancia sulla mano, era lì da ormai un'ora abbondante, immersa nel buio. Riusciva a sentire il respiro pesante di Gabi e Falco che dormivano nei letti che avevano loro concesso. Avrebbe dovuto riposare anche lei, lo sapeva, era stata una giornata abbastanza pesante. Ma non riusciva a farlo. Per troppo tempo, anni, si era persa l'incanto del cielo e benché a Marley non facesse che guardarlo era da tanto tempo che non poteva avere la stessa occasione anche a Paradis. E poi... aveva decisamente troppi pensieri per la testa, per concedersi di dormire. Doveva trovare una soluzione, pensare a come attraversare il mare. Doveva riuscire a riportare Falco e Gabi a casa e poi... poi lo avrebbe incontrato. Avrebbe rivisto Reiner dopo tutti quegli anni, sapeva che lo avrebbe fatto. Falco avrebbe fatto di tutto per farli incontrare e lui... Reiner la stava ancora aspettando. Lo aveva sperato così tanto, ma non ne era mai stata veramente sicura. Nel profondo, aveva sempre avuto il timore che lui l'avesse dimenticata. Che l'influenza di Marley avesse riportato indietro la sua coscienza, quella legata all'odio per i demoni dell'isola. Non facevano che accusarla di averlo manipolato, chiunque venisse da Marley e conoscesse la loro storia diceva che era stata colpa sua, e se anche Reiner avesse iniziato a pensarlo? Invece la stava aspettando e a lei era concesso avere altri due anni di tempo, per poter stare insieme a lui. Solo due anni...
Sospirò e andò a cercare la luna con lo sguardo.
Ci rivediamo tutti tra cinquant'anni, allora!
Lui lo sapeva, già allora, che non sarebbe mai stato possibile. L'aveva sempre saputo eppure si era sempre comportato normalmente, senza mai accennarle niente. Ora riuscì a capire perché quella notte era andato a chiamarla, trasgredendo le regole, pur di andare a quel lago e vedere lo spettacolo della luna rosa. Sapeva che non avrebbe avuto altre occasioni. Quanti altri segreti non le aveva rivelato, in quegli anni che erano stati insieme? C'erano così tante cose che non le aveva mai detto. E alla fine aveva scelto di abbandonarla, sperando di instillare in lei il rancore, così da spingerla a odiarlo. Così da spingerla a dimenticarlo, per proteggerla.
Era così stufa di essere protetta.
Lei si era arruolata perché voleva diventare il muro oltre le mura, proteggere chi amava, anche a costo di morire. Ma continuava a non riuscirci. Persino la sua iniziale missione, di proteggere Armin, Eren e Mikasa era fallita miseramente. Eren e Armin avrebbero vissuto qualche altro anno, quattro il primo, otto il secondo, e poi non ci sarebbe stato niente che avrebbe potuto fare per salvarli. Era tutto così ingiusto.
Perché quel mondo non permetteva loro di essere felici e basta? Perché dovevano accadere tutte quelle cose orribili? Perché nessuno di loro sarebbe riuscito ad andare a quel lago, dopo cinquant'anni, a vedere la luna come si erano promessi?
Sentì un movimento all'interno della stanza e spostò gli occhi dalla luna, fuori dalla finestra, al letto che aveva a fianco. Vide Gabi sollevarsi a sedere e voltarsi a guardarla. Si tirò la coperta sulle ginocchia e si voltò, poggiando la schiena al muro, per rannicchiarsi in se stessa.
«Dovresti dormire» le disse Beatris, tornando a guardare la luna fuori dalla finestra. «Oggi non è stata proprio una giornata facile, sarai stanca».
«Allora dovresti dormire anche tu» le rispose acida. «Perché non lo stai facendo?»
Beatris sorrise, divertita. «Sono un'inguaribile romantica» sospirò. «Mi piace guardare il cielo, la notte. Oggi ci sono poche nuvole, è particolarmente schiarito».
«Come se fosse la verità» mormorò Gabi, astiosa, e Beatris ridacchiò: «Sei una persona che quando perde la fiducia in qualcuno non la ritrova molto facilmente, eh?»
Gabi non rispose ma restò a fissarla, intensamente, e Beatris capì che stava solo cercando di tenerla d'occhio. Come se avesse avuto paura che nella notte lei avesse potuto ucciderli. Non c'era niente che potesse convincerla a calmarsi, forse non ci sarebbe mai stato, ma decise che non le interessava. Per quanto le dispiacesse, se Gabi non voleva fidarsi di lei non avrebbe potuto costringerla. Non sarebbero mai diventate amiche, ma sarebbero andate avanti lo stesso ognuno per la propria strada. L'importante era che riuscisse a tornare a casa.
«Falco mi ha raccontato che sei la migliore del corso» le disse Beatris, sovrappensiero. Se dovevano stare sveglie entrambi, perlomeno avrebbe reso la cosa meno imbarazzante e pesante. E sentiva un latente desiderio di parlare un po'.
«È così. Sarò l'erede del gigante corazzato, ormai è praticamente deciso».
«Falco non è molto d'accordo» sorrise, divertita.
«Falco non riuscirà mai a superarmi! Ormai è troppo tardi per lui, non può fare niente».
«Probabilmente è così... ma l'ostinazione di una persona a volte può portare a dei veri e propri miracoli. Beh, questo è quello che voglio credere anche io» ridacchiò. «Finora non ho ottenuto proprio un bel niente, nonostante la mia testardaggine. Ma io sono nata perdente... non ero destinata ad arrivare a niente, fin dall'inizio. Però sto scoprendo ora di essere assurdamente cocciuta. Nonostante avessi voluto arrendermi molto tempo fa, nonostante avessi creduto di averlo fatto, adesso sono di nuovo qua... a lottare contro il mondo intero» sospirò. «Arriverà mai il giorno in cui riuscirò a mettermi l'anima in pace?»
«Qual è il tuo obiettivo?» le chiese Gabi, intenzionata a sondare le sue intenzioni e cercare di studiare il "nemico".
«Al momento voglio solo raggiungere Reiner».
«Perché? Qual è il tuo interesse nei suoi confronti?»
«Voglio solo parlargli».
«Per dirgli che cosa?» insisté Gabi e Beatris sospirò. Gabi era davvero testarda, sarebbe stato difficile tenerla a bada. «Non sei ancora pronta per saperlo».
«Pronta? È qualcosa di così terribile che non vuoi parlarne con una semplice ragazzina?» la provocò, facendo appello alla sua innocenza di bambina. Era subdola, lo riconosceva.
«No, al contrario» e si voltò, guardandola in volto, prima di spiegare: «È qualcosa di così ingenuo e stupido che non mi crederesti mai, e sarebbe inutile provare a spiegartelo».
«Se non è niente di male, allora puoi anche dirmelo. Di che cosa hai paura?»
«Di farti del male...» confessò, pensierosa, tornando a guardare fuori dalla finestra. «Credo che sia questo. Non voglio che perdi le uniche cose certe che senti di avere nella tua vita».
«Adesso mi fai credere che lo fai per me?!»
«Visto? Non mi credi, come avevo detto» la provocò e Gabi sibilò un risentito: «Tsk» spostando lo sguardo altrove. Un sorriso ironico spuntò sul volto di Beatris.
«Quando niente sembra andare per il verso giusto, quando il mondo sembra collassare su se stesso, le persone hanno bisogno di aggrapparsi disperatamente a qualcosa, anche la più sbagliata, pur di riuscire a restare a galla. Io al tempo mi aggrappai alla convinzione che c'era una buona ragione dietro tutto il male che mi circondava, che doveva esserci una spiegazione logica dietro, anche se non potevo comprenderla. Tutte quelle morti, tutti quei segreti, tutte le cose sbagliate che facevamo, erano per una buona causa. Doveva essere così. Dovevo assolutamente credere che Reiner non fosse il cattivo... se non lo avessi fatto, sarei sprofondata. Non ho nessuna intenzione di lasciarti annegare nella tua disperazione, se l'odio che provi nei miei confronti ti aiuta ad andare avanti allora vorrei che tu continuassi a farlo».
«Non mi impietosisci» le rispose, seccata. «Non mi convincerai della tua buona fede con questo stupido giochetto psicologico».
«Meglio così» ridacchiò Beatris. «Perché ho il brutto vizio di parlare troppo, a volte, e non riesco mai a prevedere le conseguenze. Almeno saprò che le mie chiacchiere non saranno pericolose».
Il silenzio calò tra loro, sentendo di non avere niente di cui parlare. O forse, più semplicemente, di non volerlo fare. Certamente Beatris non aveva nessuna intenzione di forzarla, se preferiva odiarla in silenzio glielo avrebbe lasciato fare, e Gabi provava troppo risentimento per lei e tutte quelle persone per voler provare anche solo a interagirci. Ma era tutto così confuso... lei era così confusa. Era un demone dell'isola, ma non appena pensava a quanto fosse malvagia le tornavano in mente un sacco di cose incomprensibili.
E alla fine, dopo infiniti minuti, fu proprio Gabi a rompere quel silenzio.
«Hai davvero aiutato Reiner, mentre era sull'isola?»
Beatris si concesse qualche secondo di silenzio, sorpresa nel sentirla parlare e sorpresa del fatto che, nonostante dichiarasse di non fidarsi, continuava a cercare in lei delle risposte. Continuava a porle delle domande, anche se diceva poi di non voler ascoltare le sue motivazioni, di non crederle. Ma allora perché chiedere?
«Sì» le rispose. «L'ho fatto».
«E perché?»
«Perché credevo in lui e nelle sue buone motivazioni, anche se non mi erano molto chiare al tempo. Diceva solo che la sua missione era di salvare il mondo. E io ci credevo».
«Era la verità...» mormorò Gabi, pensierosa. «Perché avrebbe dovuto rivelarti la verità? È stato pericoloso».
«Chissà» ridacchiò Beatris. «Forse anche lui credeva in me».
«Non lo avrebbe mai fatto!» rispose Gabi, sentendosi persino offesa per una cosa come quella.
«No, forse hai ragione» le disse, ma solo per riuscire a placare di nuovo la sua frustrazione. Intenzionata a non toccare il discorso sentimenti. Gabi non avrebbe mai accettato che un eldiano buono, come lo era Reiner, avesse potuto provare dei sentimenti nei confronti di un demone, le sarebbe crollato il mondo addosso. E Beatris non sapeva come avrebbe potuto reagire. Aveva già visto cosa succedeva quando un eldiano di Marley si trovava di fronte a una verità tanto sconvolgente come quella, aveva vivido in mente il ricordo di un Reiner che non riusciva più a capire chi fosse in realtà. Lui aveva iniziato a capire, capire che forse quello che stava facendo era sbagliato, capire che forse quel mondo era stato crudele persino con lui, capire che non esistevano persone malvagie... e non era riuscito a restare integro. Ne aveva sofferto così tanto. Non avrebbe mai lanciato la verità addosso a Gabi, se mai l'avesse capito ci sarebbe arrivata da sola con i suoi tempi. E se non ci fosse mai arrivata, beh, aveva poca importanza. Ciò che contava era che non soffrisse anche lei, come avevano sofferto loro al tempo.
«Quanti anni hai, Gabi?» le chiese pensierosa. Non doveva discostarsi molto dall'età in cui tutto era cominciato.
«Ne ho dodici» rispose lei, non capendo l'attinenza di quella domanda.
«Anche lui ne aveva dodici quando è arrivato su quest'isola» e quando aveva iniziato a crollare miseramente nel baratro. A maggior ragione, avrebbe dovuto proteggerla. «E quando è tornato a casa ne aveva diciassette» rifletté. «Dev'essere mancato molto a sua madre».
«Sì, è così. Zia Karina è in realtà preoccupata per lui. Dice che è cambiato. Ma io lo trovo normale: non dev'essere stato facile per lui vivere cinque anni su quest'isola infernale».
«No, sicuramente non lo è stato» e riuscì a essere spaventosamente sincera. Ricordava il dolore che Reiner si portava negli occhi, giorno dopo giorno, strozzato dai sensi di colpa.
Sono un dannato bastardo.
Quante volte lo aveva ripetuto, mentre piangeva...
«Che ne è di suo padre? Non l'ho visto al cancello, quando siete tornati dal fronte» chiese, curiosa.
«Tu... eri al cancello?!» chiese Gabi, sorpresa, e Beatris arrossì appena, rendendosi conto del suo minuscolo passo falso. «Sì, io... ero andata per dare il bentornato a Zeke. Sai, mi fingevo sua moglie».
«Perché lo facevi? Perché Zeke ci ha traditi?» chiese, improvvisamente animata. E Beatris valutò attentamente la risposta, chiedendosi se fosse stato il caso di dargliela o meno. Ma la verità, in quel caso, non avrebbe dovuto destabilizzare troppo il suo odio. Forse le sarebbe stata solo d'aiuto. Perciò le rispose: «Eren è in grado di usare il potere del gigante Fondatore, come ha detto Tybur alla cerimonia. Zeke vuole utilizzarlo per eliminare Marley e liberare gli eldiani dall'oppressione. Tecnicamente non è proprio un tradimento, ma è disposto a compiere dei sacrifici pur di portare avanti la sua missione».
«Ma...» balbettò Gabi. «Questo è sbagliato! Noi dobbiamo dimostrare al mondo che siamo buoni, in questo modo invece Zeke confermerà la nostra crudeltà. Ripercorreremo gli errori del passato!»
«Sì» sospirò Beatris. «Per la prima volta siamo d'accordo su una cosa, noi due».
«E allora perché l'hai aiutato?»
«Non volevo aiutare Zeke, non l'ho mai voluto. Ho accettato di seguire Eren solo perché così sarei potuta arrivare a Marley e vedere Reiner. E poi perché speravo di far ragionare quell'idiota...» si corrucciò, sentendo nuovamente il rancore ribollirle nello stomaco. Il cambiamento di Eren, quel suo modo di fare folle e irragionevole, proprio non riusciva ad accettarlo. «Ma non ci sono riuscita. Come ti ho appena detto, a volte, per quanto qualcuno si armi di ostinazione, non riesce ad ottenere proprio un bel niente».
«Perché...» mormorò Gabi ed esitò, non sapendo bene come porre quella domanda. O forse troppo turbata per farlo. Ma alla fine il suo bisogno di risposte ebbe la meglio sul timore e chiese: «Perché hai ucciso dei marleyani, perché hai combattuto al fianco di Paradis, se non sei dalla loro parte?»
«Io non sono dalla parte di nessuno» rispose Beatris. «Combatto solo per me stessa. Sono egoista, è vero, ma è il mio modo di fare. Lo è sempre stato. Per questo accettai di aiutare Reiner, al tempo, anche se questo mi ha trasformato in una traditrice. Seguivo solo ciò che volevo per me stessa... e se ho ucciso i tuoi compagni a Marley, dopo aver dimostrato simpatia nei vostri confronti, è stato solo per questo. Anche se non sono d'accordo con le idee di Eren, anche se non voglio che porti avanti questo sterminio, lui resta una parte fondamentale della mia vita. Non potevo permettere che morisse... non posso permettere che nessuno dei miei amici muoia, di qualsiasi fazione siano».
«Tu...» mormorò Gabi, colta da un pensiero. «Hai portato Falco in salvo, quella sera. E hai salvato anche me».
Non aggiunse altro, ma ebbe come la sensazione di cominciare finalmente a capirci qualcosa. Non era sicura che le piacesse, ma perlomeno adesso qualcosa sembrava essere più chiaro. Quella donna avrebbe protetto indiscriminatamente chiunque avesse considerato amico. Ed era quello che stava facendo con loro.
Beatris ci mise qualche secondo per riuscire a comprendere cosa le passasse per la testa, ma alla fine riuscì a leggerglielo nello sguardo, non più così tanto colmo d'odio come lo era stato fino a prima. Ridacchiò e tornò a guardare la luna.
«Non sarò tua amica, se è quello che vuoi. Non hai niente da temere, sono interessata solo al nostro accordo. Per me siete solo merce di scambio, al momento. Come puoi vedere... sono davvero crudele, come dovrei essere».
Lo era davvero? Non era più tanto sicura di crederci... non credeva a niente di quello che le diceva, perché avrebbe dovuto credere a quello?



Nda.

Ciao di nuovo! Come promesso, questa settimana doppia pubblicazione. Questo capitolo mi piace particolarmente, anche se in verità non è troppo pieno di azione (praticamente niente), e non vedevo l'ora di darvelo. Falco, il più sensibile dei due ragazzini, ha finalmente capito la verità su Beatris e si dimostra estremamente coinvolto nella causa. Forse perché prova dei sentimenti per Gabi e quindi anche lui sa cosa voglia dire avere a cuore qualcuno, o forse perché in fin dei conti quella Beatris continua a piacergli, nonostante tutto. Gabi è restia, aggressiva, ma nonostante tutto la segue, quasi si appoggia a lei... si lascia prendere per mano, si lascia abbracciare, e lo scambio tra le due in piena notte è intenso. Gabi, come un gatto, soffia e ringhia, ma si sta avvicinando lentamente perché qualcosa le dice che può farlo. Può fidarsi, anche se non ne è ancora consapevole. Beatris, da parte sua, per quanto il suo obiettivo finale sia quello di raggiungere Reiner, alla fine ha deciso di muoversi e partire solo per loro, per salvarli, e dimostra grande affetto nei loro confronti. È molto legata a Falco, lo era già da Liberio, ma sente di avere un legame anche con Gabi. È estremamente protettiva nei loro confronti, tanto che accetta (anzi, stimola) l'odio di Gabi nei suoi confronti, a suo discapito, solo perché non vuole che soffra come ha sofferto Reiner in passato quando ha iniziato a scoprire qual è la verità dietro Marley e il suo ruolo.
E infine la rivelazione di Falco... "Lui la sta aspettando!". Il cuore di Beatris si spalanca a quelle parole, per Falco ingenue e comuni, ma per lei con un significato molto più profondo. Sono passati quasi 5 anni (4 in prigione, quasi uno intero a Liberio), anche se è sempre stata ostinata a raggiungerlo è naturale porsi delle domande su di lui. È il motivo che l'ha spinta ad accettare le condizioni di Zeke di aspettare e non correre direttamente da lui, ha sempre avuto il dubbio che fosse un sentimento a senso unico. Dopo così tanto tempo è ragionevole che lui abbia potuto dimenticarla... invece la sta ancora aspettando. Adesso lo sa. Quella promessa che si erano fatti molti anni addietro esiste ancora e la sua volontà di raggiungere Marley adesso è ancora più forte.

Vi lascio al solito la canzone bonus del capitolo, molto dolce, legata all'immagine di inizio capitolo e alla scena di Beatris affacciata alla finestra la notte. La luna è sempre stata un punto fondamentale della loro storia, è stato per vedere la luna rosa che sono scappati la prima volta insieme e proprio sotto la luna Reiner le ha detto le parole che le hanno fatto capire di essere innamorata ("Resta con me"). Hanno sempre continuato ad andare a vedere la luna, la notte, al lago, e quando si sono separati l'unica cosa che Tris aveva per sentirsi vicino a lui era sempre quella luna. Anche quando era distante, lontano, da qualche parte, "dall'altra parte". Nessuno è mai stato in grado di capirla, la credono pazza, persino Jean, per quei sentimenti che continua a provare per il nemico e le follie che ha fatto per lui. Ma lei, ostinata, tutte le notti... parla alla luna, sperando che lui dall'altra parte stia facendo lo stesso e non l'abbia dimenticata.

Enjoy!
A presto!

I got you || Reiner x OC || Attack on titan/Shingeki no KyojinOù les histoires vivent. Découvrez maintenant