𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟤𝟫

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Jimin era sempre stato un ragazzo di parola, difatti quella mattina si presentò al bar per la fatidica colazione. Quando si presentò, Choi lo stava già aspettando con un quotidiano tra le mani.

<<Buongiorno, ordina tu per tutti>> disse, sapendo che gli altri due sarebbero arrivati a momenti. Erano giorni che quasi non toccavano cibo seduti a quel tavolo, tanta era la foga di parlare del caso Papillon, quindi si limitò ad un caffè a testa. Come la ragazza aveva previsto, Hoseok e Yoongi varcarono la soglia del locale contemporaneamente solo qualche minuto dopo. Il rosso affrettò leggermente il passo per sedersi di fianco a Jimin, guadagnandosi uno sguardo indagatore dal collega.

<<Vogliamo iniziare?>> domandò lui accomodandosi accanto a Choi, immersa nella lettura di un articolo. Si trattava pur sempre di Min Yoongi, non era certo il tipo in grado di farsi rovinare la giornata alle sei del mattino.

<<La "D Crime" è sulla bocca di tutti, nei giornali nazionali si parla del caso Papillon almeno due volte a settimana>> la ragazza rivolse la sua attenzione agli altri tre, riponendo il quotidiano nella borsa.

<<Siamo coinvolti in un crimine di enormi proporzioni, come puoi stupirtene?>> fu Hoseok a parlare, massaggiandosi le tempie.

<<Credete che siamo a un punto morto?>> formulò lentamente il biondo, ricevendo come risposta un silenzio disarmante. Yoongi notò la sua apprensione e mosse cautamente il piede fino a che non incontrò quello del più piccolo, come a mostrargli di essergli vicino. L'altro ripiegò il suo sussulto in un colpo di tosse e raddrizzò la schiena, colto alla sprovvista da quel contatto. Non era un gesto da lui, stava piano piano diventando più dolce e premuroso nei suoi confronti, e non gli dispiaceva.

<<Non penso che l'agenzia abbia individuato il colpevole nella lista dei sospettati che ha stilato>> Hoseok si mostrò preoccupato.

<<Abbiamo il signor Ferreira, il signor Ghim, tutti quei carrozzieri...>> elencò Choi.

<<Secondo me stiamo sovrastimando i sospettati attuali e ignorando l'effettivo responsabile degli omicidi>> ipotizzò il rosso, non intendendo smuoversi dalla sua convinzione.

<<Intendi una pista cieca?>>

<<Grazie Min per aver mostrato a tutti di conoscere i termini scientifici>> il sarcasmo di Hoseok lo fece imbestialire.

<<Non sei nessuno per parlarmi così>>

Lui sembrava in una strada a metà tra il divertito e l'offeso <<stavo solo scherzando>>

Era sicuro che sapesse di loro due, e se il suo obiettivo era quello di farlo apparire rude davanti a Jimin c'era riuscito in pieno, ma il più piccolo non ne pareva molto impressionato. Aveva imparato a conoscerlo in ogni sua sfaccettatura, anche in quei suoi lati negativi che erano parte integrante del suo carattere. Difatti si inserì nella conversazione come se non fosse accaduto niente.

<<Calmatevi tutti e due, dobbiamo capire come ampliare le nostre prospettive>> fece una pausa <<immaginate di pensare come Papillon, non sulla base delle prove che abbiamo>>

<<Belle prove, un pezzo di stoffa e una manciata di polvere...>> sussurrò Choi, chiudendo gli occhi per concentrarsi <<credete che parlare di una setta sia azzardato?>>

<<Agire da soli è complesso, avere dei complici ben coperti sarebbe ottimale per un assassino. I segni sul suo corpo non sono da manuale, non è una semplice tortura, c'è qualcosa di più che ci sfugge e potresti anche avere ragione>> propose Yoongi.

<<Le strade sono pattugliate 24 ore su 24, è impossibile che sia in corso un'attività segreta che non lascia tracce da nessuna parte>> affermò Jimin, soddisfatto di aver condotto sulla via giusta il discorso.

<<Ho letto di un caso simile, in cui il colpevole si confondeva con la popolazione fino a rendersi invisibile e poter agire in tranquillità>> tutti ora pendevano dalle labbra del moro, per qualche strano motivo al pieno delle sue potenzialità.

<<Mi sembra una supposizione fondata, dovresti parlarne alla riunione di mezzogiorno oggi>> gli altri concordarono con la ragazza, senza smettere di pensare a come avrebbe potuto fare Papillon a mimetizzarsi in quel modo. Era una sensazione atroce sapere di essere così vicini ma al contempo così lontani dalla verità. Le lancette dell'orologio appeso dietro il bancone del bar avevano già compiuto un giro da quando gli investigatori erano entrati nel locale, era giunto il momento di presentarsi all'agenzia e iniziare la solita routine. Yoongi trattenne il più piccolo chiedendogli di dividere il conto, come facevano, a turno, ogni mattina. Aspettò che Choi e Hoseok uscissero per parlargli.

<<Jimin, sono sempre stato schietto con te e lo sarò anche stavolta, il tuo amico non mi piace>> optò per comunicarglielo senza giri di parole.

L'altro ridacchiò, sistemando nel portafoglio lo scontrino che il barista gli aveva appena consegnato <<me lo hai già detto che non andate molto d'accordo, è abbastanza evidente>>

<<Intendevo che non mi piace che tu passi le giornate con lui, non credo sia una buona compagnia>> specificò il moro, guardando con timore come l'espressione del suo interlocutore cambiava. Sembrava furibondo, nonostante non si lasciasse andare alla rabbia, che confluì tutta nel suo viso arrossato. Solo a quel punto capì dell'errore che aveva commesso, ma non riuscì a riprendersi, forse per orgoglio, forse non avendo idea di come fare.

<<Nemmeno se fossimo fidanzati ti permetterei di dirmi chi frequentare e chi no>>

Yoongi si sentì sprofondare nella tristezza. "Quindi non stiamo insieme?"

𝓟𝓪𝓹𝓲𝓵𝓵𝓸𝓷Where stories live. Discover now