𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟣𝟥

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Il sole si stava affacciando dalle montagne per permettere ai raggi dell'alba di carezzare i volti stanchi seduti sulle sedie dei bar a fare colazione. In uno in particolare c'era qualche bambino che si godeva un lecca-lecca sonnecchiando vicino ai genitori, ma la maggior parte dei presenti erano, come al solito, gli impiegati della "D Crime". Jimin chiacchierava animatamente con Hoseok sorseggiando un caffè lungo per prepararsi alla giornata. Stavano discutendo degli animali da compagnia che avrebbero voluto possedere, spaziando da semplici gatti a creature tropicali di cui il più piccolo conosceva a malapena l'esistenza. Iniziò a percepire una sensazione strana, di quelle che si provano a una recita scolastica... si sentiva osservato. Fece appena in tempo a voltarsi là dove il suo sesto senso gli suggeriva, che la fonte della sua angoscia distolse lo sguardo.

<<Tu e l'ispettore Min siete amici?>> domandò Hoseok, seguendo la traiettoria dei suoi occhi.

<<Non l'ho ancora capito, ci limitiamo a un rapporto professionale>> l'altro si ricompose.

<<Ti stava fissando>> sul suo volto era dipinta pura confusione <<ecco, ricomincia>>

Jimin non gli diede tempo di fermarlo, si diresse al tavolo di Yoongi con passo veloce e un'aria irritata.

<<Sono le cinque del mattino e mi stai già dando sui nervi>> lo avvertì con risolutezza.

<<Beccato>> si passò una mano tra i capelli, spostando una ciocca che gli stava ricadendo sul viso.

<<Sei->>

<<Mi chiedevo se volessi farmi compagnia a colazione>> continuò zittendolo.

<<Scusa, l'ho già fatta con Hoseok, sto andando->>

Yoongi lo interruppe di nuovo <<non è vero, tu prendi un caffè lungo senza zucchero e dopo averlo finito chiedi un bicchiere d'acqua, quindi hai tutto il tempo di ordinarlo qui dal mio tavolo>>

<<La tua è una proposta tanto educata che sono tentato di accettare, ma ormai sono già con Hoseok a fare colazione>> Jimin mimò un tono gentile.

<<Il tuo amico sta andando via in questo momento>> Yoongi fece un cenno verso il rosso che si stava effettivamente preparando ad uscire, scusandosi con Jimin.

<<La signora Rhee mi ha chiamato, vuole che io vada immediatamente in laboratorio. A dopo!>> si fiondò in strada, non volendo per nulla al mondo farsi attendere dal capo.

Il più piccolo si arrese, imprecando per quello scherzo del destino, e prese posto di fronte al ragazzo moro che sembrava molto soddisfatto. Tra i due regnava un silenzio tombale, ma solo uno pareva a disagio. Yoongi era perso nel suo mondo, teneva lo sguardo incollato al suo collega, le sue iridi saettavano dalle labbra che abbracciavano il bordo del bicchiere alle ciglia che sbattevano a un ritmo cadenzato. E pensò di non aver mai visto niente di più incantevole di Jimin che cercava di evitare i suoi occhi stringendo impercettibilmente il bordo del tavolo.

<<Hai intenzione di dire qualcosa?>> non appena quelle labbra si mossero di nuovo, fu percorso da un brivido. "Non so dire se mi sento estremamente patetico o estremamente pieno di vita"

<<Non ho molto da dire, so solo che si è fatto tardi e io, essendo un impiegato serio, non mi intrattengo a chiacchierare invece di andare a lavoro>> lo salutò con un gesto e una pacca sulla spalla, poi si alzò scostando la sedia e uscì dal bar.

Jimin era confuso, non aveva avuto nemmeno tempo di formulare una risposta degna di riparare il suo orgoglio ferito. A far montare ancora di più la sua rabbia fu la vista del conto che un cameriere stava appoggiando sul suo tavolo. "Bastardo".

𝓟𝓪𝓹𝓲𝓵𝓵𝓸𝓷Where stories live. Discover now