𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟣𝟣

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Quella sera all'agenzia si respirava un'aria fin troppo amara, complice il fatto che si trattasse di una giovane ragazza incinta di pochi mesi. Erano da poco passate le venti, se fossero stati dei semplici impiegati avrebbero potuto trascorrere qualche ora di spensieratezza con la propria famiglia, nell'attesa che il pensoso Morfeo li richiamasse a sé. Invece si trovavano in una sala spoglia e dall'odore di morte, di fronte al cadavere più tetro con cui avessero mai avuto a che fare. Il pensiero comune a tutti era che fosse più "curato" rispetto agli altri, anche se sicuramente si trattava del termine meno appropriato per descriverlo. Intagliata finemente a formare due grandi ali complementari, la pelle di Deiji pareva un enorme dipinto screziato, abbellito con gocce di sangue purpuree che vi si infrangevano con una precisione meticolosa. Il corpo era stato ritrovato tra i cespugli di una radura di periferia, una zona troppo vasta per essere interamente controllata dalle pattuglie. L'assassino doveva conoscere bene il territorio, essendo così capace a eludere la polizia, ma era sorprendente come riuscisse a orientarsi in tutta la Corea del Sud. Alla fine dei conti, la seconda vittima, Lee Soyon, era stata ritrovata a Seoul, seppure in una zona disabitata, l'unico collegamento tra i casi. Papillon abbandonava i cadaveri in luoghi isolati, in modo che venissero ritrovati dopo qualche giorno per la segnalazione di un passante sconcertato o di uno dei pochi residenti del posto. Era come se, oltre che sull'imprevedibilità, giocasse anche su questo fattore, come attratto dalla calma e dal silenzio delle periferie e delle campagne.

A Jimin si accese una lampadina.

<<Non viveva coi genitori vero?>>

Non aspettò nemmeno una risposta, l'aveva intuita <<era da sola e scommetto anche che avesse pochi conoscenti. Nessuno poteva denunciare la sua scomparsa>>

<<È così>> Yoongi confermò cupamente, scorrendo il database. Quell'espressione corrucciata si dipingeva sul suo volto solo quando era scocciato per la mancanza di risposte alle domande che si poneva, come in quel caso.

<<Nessuna vittima aveva persone intorno a sé>> una voce ovattata diede voce ai suoi pensieri <<è come una mantide orchidea, attacca solo quando la sua preda, da sola, si avvicina alla sua trappola>> Hoseok sembrava illuminato da una visione mistica da tanto che l'osservazione di Jimin lo aveva colpito.

<<Il paragone con i tuoi insetti viscidi potevi risparmiarcelo>> Yoongi finse di vomitare, allentando un po' la tensione che nella stanza era ormai palpabile.

L'ora successiva trascorse in fretta, gli investigatori non smisero un attimo di scrivere, chi sul portatile, chi sulla lavagna a muro grande come un letto a una piazza. Non avevano un'ipotesi definita, ma una pista da seguire era meglio di niente: ragazze giovani e sole. La notizia venne diffusa più velocemente di quanto si aspettassero, in grado da iniziare a fornire informazioni ai mass media che facevano leva sul caso Papillon per accaparrarsi su più ascoltatori possibile. Per quanto riuscì a notare Jimin nel caos di quella nottata, Taehyung si dimostrò l'unico interessato a come il loro caso principale venisse comunicato ai cittadini, infatti si rifugiò varie volte nel suo ufficio per accendere una piccola televisione e sintonizzarsi su un canale che stesse trasmettendo il telegiornale in quel momento.

<<L'agenzia investigativa di Daegu "D Crime" conferma l'ipotesi di un killer seriale a piede libero. Si raccomanda prudenza a chiunque abiti da solo o lontano dalla propria famiglia. Nell'eventualità di spostamenti autonomi necessari si consiglia di riferirlo sempre a qualcuno. In caso di situazioni di pericolo non esitate a comporre il 112 per ricevere supporto da parte della polizia.>>

Sullo schermo lampeggiò più volte la gigantografia del numero d'emergenza, poi il telegiornale terminò con la sigla d'uscita che tutti conoscevano a memoria.

<<Non correre con quella roba in mano!>> Jimin urlò per farsi sentire dall'individuo che stava cercando di attirare la sua attenzione dall'altra parte del corridoio. Stava freneticamente bussando a ogni ufficio o laboratorio alla ricerca di Hoseok, di cui aveva bisogno per i test microbiologici da effettuare sul cadavere di Deiji per rilevare qualche traccia di cocaina, come era accaduto con Soyon.

<<Stai sottovalutando le mie capacità di equilibrio!>> gridò Taehyung di rimando, dirigendosi verso di lui con un sorriso stampato in faccia <<sono pronti i risultati del test del DNA del feto>>.

<<Sei stato bravo Taehyung>> quell'apprezzamento lo fece sorridere ancora di più, per quanto fosse possibile. Jimin aveva imparato a identificarlo come uno che gode delle piccole cose, una persona vivace ma imprevedibile, anche dal punto di vista caratteriale. Infatti si rabbuiò nel giro di qualche secondo, perdendosi in chissà quale pensiero, e il biondo decise di lasciarlo per i fatti propri. In ogni caso quei test sarebbero dovuti passare dall'ufficio di Yoongi prima di essere utili, ossia prima di poter rintracciare qualcuno.

Finalmente Jimin trovò Hoseok, già chinato sul corpo di Deiji con una lunga tuta bianca addosso.

<<Ti stavo aspettando, immaginavo tu volessi fare i test per la cocaina con me>> lo invitò a vestirsi e a raggiungerlo. Quella stanza sembrava più ariosa delle altre destinate ai laboratori, principalmente per la presenza di un'enorme finestra sul lato sud che dava sul parcheggio. Mentre strofinava il batuffolo sotto le unghie della ragazza, si fermò a guardarla. Era sicuramente molto bella, portava lo smalto e la sua vita sembrava... complessa. Portava in grembo un bambino che avrebbe dovuto accudire da sola, dato che nella sua cartella non era presente nessun termine alle voci "fidanzata/sposata". Non era chiaro se lavorasse part-time, ma sicuramente non possedeva un posto fisso. Non c'era traccia di lei nella società, l'ipotesi più realistica era che lavorasse da casa, senza un contratto valido, per conto di qualcuno. Nel mondo dello sfruttamento, dove tante persone finivano per mettere piede, tutto era possibile.

<<Trovi niente?>>

<<Niente>>

La stessa breve conversazione tra i due si ripeté per qualche volta, fino a che entrambi si arresero, esausti. Jimin si sentiva svuotato, ogni sua certezza era andata in fumo, la sua unica teoria si era rivelata uno scherzo del destino che giocava con le coincidenze alle sue spalle. Strinse i pugni, rinunciando alla sua ascesa sociale all'interno della "D Crime". La riunione serale sarebbe iniziata in dieci minuti e sentiva già addosso la pressione di dover comunicare il suo fallimento al team. Avrebbe portato onore alla squadra S2T, non sapeva ancora come o quando, ma era sicuro che ci sarebbe riuscito.

𝓟𝓪𝓹𝓲𝓵𝓵𝓸𝓷Where stories live. Discover now