𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟤𝟨

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La suola dell'unica scarpa che Sunhee portava era ricoperta da un sottile strato di fango, il cui test microbiologico rivelava la presenza di cocaina, così come sotto le unghie di entrambe le mani, similarmente al caso di Xia. Riferì le sue scoperte a Yoongi, che nel frattempo aveva fatto una chiacchierata con i curiosi che si sporgevano dall'altro lato del fiume e sulla stretta stradina da cui erano arrivati anche loro.

<<Alcuni sono venuti solo perché non hanno niente di meglio da fare>> dichiarò stizzito <<ma qualcuno di realmente utile c'era. Ho interrogato una conoscente, una signora anziana che dice di sapere chi fosse e di essere a conoscenza della sua situazione familiare>>

<<Ossia?>> lo spronò Jimin, che era impaziente di avere tra le mani qualche informazione.

<<Suo padre è vivo, ma è rimasto più in contatto con lei per un litigio avvenuto parecchi anni fa. Sunhee viveva da sola e si guadagnava da vivere con qualche lavoretto part time>>

<<Dobbiamo inviare il materiale di oggi?>> domandò il biondo, incerto sul da farsi.

<<Sei troppo ingenuo, certo che no. Facciamo finta di niente e domani in agenzia ci comporteremo come vuole la signora Rhee: tu ripeterai tutti i test che hai fatto oggi, così avrai anche una conferma, io invece mi occuperò personalmente di interrogare quante più persone possibile, includendo quelle con cui ho parlato oggi>>

<<E se la polizia le riferisse che due dei suoi impiegati si trovavano sulla scena?>>

<<Confessiamo, ma il capo ci passerà sopra. Mi conosce abbastanza bene da immaginare già che io sia qui probabilmente...>>

Jimin era turbato da quello che sarebbe potuto accadere, le rassicurazioni del suo collega lo fecero calmare solo di poco.

<<Come mai fai quella faccia?>>

<<Non voglio perdere il lavoro solo perché sono stato troppo avventato>> confessò i suoi timori senza troppi giri di parole.

Yoongi scoppiò a ridere, facendolo sentire estremamente stupido <<perché ti preoccupi così tanto? Siamo in due ad essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, ne usciremo illesi entrambi>>

Il più piccolo era restio a crederci, ma decise di fidarsi per una volta. Il suo cellulare vibrò nella tasca dei pantaloni in cui era stato riposto, segnalando un messaggio non visualizzato, o forse di più.

<<È il capo?>> chiese l'altro, pronto a prendere in mano la situazione. Non avrebbe mai agito sapendo di poter danneggiare in quel modo Jimin, era sicuro di quello che stava facendo.

<<È Hoseok che chiede dove sono stato tutto il giorno>>

"Sembra essere stato l'unico ad accorgersi che non c'ero" la sua espressione mutò inconsapevolmente in una più amara, rassegnata. Yoongi notò il suo cambiamento d'umore e si impose di tirarlo su di morale.

<<Si sta facendo tardi, allontaniamoci di qui, magari posso portarti in un posto>> propose aspettando una risposta.

<<Che posto?>>

<<Se non vieni non lo puoi scoprire>> il suo viso si adornò del suo solito sorrisetto.

Jimin pareva nervoso all'idea di restare da solo con lui, ma accettò comunque.

<<Wow>> fu l'unico commento che Jimin riuscì a proferire non appena scese dall'auto. Ormai si era fatto buio, i due si trovavano in una zona apparentemente isolata, confinante con una cittadina rurale. C'era un prato enorme contornato da arbusti bassi e tozzi, che lasciavano vedere a malapena la cima nell'oscurità della notte.

<<Non chiedermi perché conosco un posto del genere>> Yoongi lo anticipò, ridacchiando e coinvolgendo anche Jimin.

<<Ci sono le lucciole!>> Gridò il biondo, precipitandosi in mezzo a quello sciame di schegge luminose, cercando di acchiapparle con le mani. Si ricordò di essere osservato da qualcuno solo quando la persona in questione si avvicinò a lui, catturando uno di quegli animaletti senza troppe difficoltà. Jimin si sentì tremendamente imbarazzato ad essersi lasciato andare in quel modo, e si passò una mano tra i capelli come a scacciare via la vergogna.

<<Con questo buio non vedo niente, ma lo so che sei arrossito>> Yoongi lo prese in giro, cercando di visualizzare la sua espressione nonostante le tenebre. Qualche volta una lucciola volava vicino alla loro pelle, illuminandone qualche porzione. Entrambi si ritrovarono involontariamente a fissarsi, attendendo con pazienza quei lievi bagliori, affascinati dalla magia del momento.

Jimin percepì il frusciare dei vestiti del moro e intuì che stesse per dire qualcosa.

<<Posso prenderti la mano?>> chiese serenamente, spezzando il silenzio. L'altro non si sarebbe mai aspettato una proposta simile da parte sua, ma quel ragazzo era imprevedibile e lo stava condizionando al punto da indurlo a fare la prima mossa. Si sedettero sull'erba leggermente umida con le dita intrecciate, osservando le lucciole che saettavano di fronte a loro in sentieri immaginari. E poi parlarono, parlarono per ore degli argomenti più disparati: di quanto quel momento sembrasse infinito e al contempo fosse racchiuso in un istante, della vanità delle loro azioni, delle loro insicurezze, di quanto fosse effimera la vita. Yoongi giurò di aver sentito l'altro versare anche qualche lacrima, ma una volta saliti sull'auto vide una tale tranquillità nei suoi occhi che capì di aver fatto la mossa giusta.

Il ragazzo si addormentò durante il tragitto verso casa, non molto distante da dove si trovavano, e gli occhi del moro si posarono più volte sulla sua esile figura. Avrebbe voluto scendere dalla sua amata Chevrolet e prenderlo tra le braccia, ignorando tutta la stanchezza che gli era rimasta ancorata addosso. Lo accompagnò fino alla porta d'ingresso del suo piccolo appartamento e gli augurò la buonanotte. Lì, sognante sullo stipite della porta, Jimin si sarebbe aspettato il suo primo bacio, che invece arrivò inaspettatamente il giorno dopo, non appena Yoongi mise piede nel laboratorio in cui l'altro stava revisionando le sue analisi. Quel contatto lo sconvolse sotto ogni punto di vista, facendogli perdere completamente la ragione.

<<Se lo avessi fatto ieri sarebbe stato pateticamente scontato>> mormorò sulle sue labbra. 

𝓟𝓪𝓹𝓲𝓵𝓵𝓸𝓷Where stories live. Discover now