𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟨

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"Mantieni la calma" si ripeteva Jimin "non mostrare l'agitazione" e intanto faceva dei grossi respiri.

<<Sei agitato?>> la domanda di Yoongi ruppe il suo silenzio meditativo, riportandolo con i piedi per terra. <<Non si nota neanche tanto>> ridacchiò, con quella nota di sarcasmo che era solito aggiungere ovunque. <<Hai paura di sbagliare?>> aggiunse, rovistando nel borsone che si portava appresso, alla ricerca degli attrezzi per la perquisizione della casa di Xia. L'altro non rispose, corrucciandosi. I due ragazzi decisero di occuparsi del soggiorno e della cucina, mentre Choi avrebbe pensato alla camera da letto e al bagno, perché "sono cose da donne", come aveva detto lei. Jimin pensò che fosse solo una scusa dato che tutti gli investigatori, sia uomini che donne, avevano visto "cose da donne" ben peggiori di un paio di assorbenti, ma lasciò correre. Evidentemente non era l'unico a sentirsi in soggezione nella stessa stanza di Min. Difatti cercò di starsene il più possibile lontano da quest'ultimo, lasciandolo lavorare sui suoi apparecchi elettronici mentre lui svuotava la dispensa alla ricerca di un minimo indizio di avvelenamento. Con buona probabilità l'omicidio era avvenuto in quella casa. Anche se non avevano idea di chi possedesse le chiavi, la ragazzina avrebbe potuto far entrare chiunque.

<<Hai intenzione di ignorarmi ancora per molto?>>

Jimin sbuffò all'ennesima ricerca di attenzione del suo collega <<sei la persona più fastidiosa che conosca, ho da fare>>

<<Troverai grandi risposte tra i barattoli di marmellata>> lo prese in giro.

<<Hai un'idea migliore?>> adesso era parecchio irritato.

<<Non usare quel tono con me, ti ricordo che->>

<<Si, si, hai più esperienza di me e io sono solo un ragazzino appena arrivato che cerca di ragionare di cose fuori dalla sua portata.>>

L'altro sembrò stupito <<mi hai tolto le parole di bocca!>> Lo sbeffeggiò, prendendo la sua cartella e sbirciando all'interno.

<<Ridammela!>> Jimin scese dallo sgabello su cui era salito per raggiungere le mensole della cucina e si stanziò davanti a Yoongi, che teneva i fogli sollevati sulla sua testa. Era indubbiamene vero che fossero due nanetti, ma la superiorità che irradiava l'espressione del maggiore aizzò Jimin al punto di farlo alzare sulle punte dei piedi e annaspare nel disperato tentativo di riprendersi ciò che era suo.

<<Ma lo sai che ti rendi tremendamente adorabile così?>> Jimin restò interdetto, tra l'offeso e il sorpreso, mentre l'altro investigatore se la rideva, beandosi di quel centimetro di altezza in più che vantava rispetto al minore.

<<Vammi a prendere un caffè e puoi riavere la tua cartella>> lo sfidò.

<<Credi che abbia due anni?>> Jimin non ci vedeva più dalla rabbia.

<<No, credo che tu adesso uscirai e tornerai il prima possibile con un bel macchiato, con poco latte e mezza bustina di zucchero>> Yoongi stava convogliando tutta la sua presunzione in un gesto che Jimin trovò altamente prepotente, ma fu costretto a girare i tacchi, afferrare il cappotto con la mano destra e sbattere la porta con la sinistra, dirigendosi verso il bar più vicino. Si prese più tempo possibile per stare lontano da quella casa in cui era pazientemente atteso.

Quando rientrò era mezzo congelato, ma il bicchiere tra le sue mani era ancora caldo. Yoongi non esitò a prenderlo e a bofonchiare un placido "offerto è più buono", per poi tornare a digitare sulla tastiera del suo computer. Neanche un "grazie", ma dopotutto Jimin se lo aspettava. Sperava solo che non gli causasse troppi problemi e che non gli fosse troppo d'impiccio in azienda, non voleva certo perdere quel posto che si era sudato con anni di studio e sacrifici!

<<Mentre tu girovagavi per strada a fare shopping come un turista, io ho inserito tutti i dati che abbiamo raccolto e ho pure prelevato un campione di tutte le superfici>> Yoongi sospirò <<spero che non ti dispiaccia se ho consultato anche le tue ricerche.>>

Il viso di Jimin stava andando a fuoco, non sapeva più come contenersi. Sapeva che quel Min era perfettamente capace di rovinargli la carriera con una sola parola di troppo al capo con cui tanto andava d'accordo.

<<La considero una collaborazione>> scese a un compromesso, mentre l'attenzione dell'altro fu catturata da una vena che, per il nervosismo, pulsava dolente sul suo collo. E la trovò inspiegabilmente attraente.

𝓟𝓪𝓹𝓲𝓵𝓵𝓸𝓷Where stories live. Discover now