𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟦

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Jimin non poteva crederci. Si era dimenticato lo spazzolino. "Come posso essere così idiota?" si ripeteva da ormai cinque minuti, schiaffeggiandosi mentalmente. Rilasciò un pesante sospiro, dirigendosi al bar più vicino al suo appartamento per fare colazione. Seduto su una poltrona di vimini, tra le mani un caffè bollente, si guardava attorno, aguzzando gli occhi. Era talmente coinvolto da quell'indagine da sperare ingenuamente di riuscire ad individuare il colpevole tra i tavoli del locale, magari mentre masticava una brioche francese con fare sospetto. Le sue aspettative andarono presto in fumo; il bar era talmente poco frequentato che di sospetto poteva esserci solo il tizio che cuoceva il pane sul retro. Si sorprese nel veder entrare molti suoi colleghi di lavoro, che evidentemente avevano preso prima di lui l'abitudine di fare colazione lì. Fu tentato di avvicinarsi e rovinare il pasto a tutti iniziando a parlare di cadaveri e organi interni, ma optò per l'opzione migliore, ossia restarsene seduto ad aspettare, in attesa dell'orario di ingresso in ufficio.

In effetti non ci mise molto a ritrovarsi seduto al grande tavolo della sala investigativa, mentre tante paia di occhi si scrutavano tra loro. Solo qualche ora dopo fece il suo ingresso, puntualmente in ritardo, Min Yoongi accompagnato dal collega moro come lui, e l'attenzione si spostò su di loro. Potevano finalmente avere nuove risorse, nuovi collegamenti... risposte.

Il maggiore iniziò a parlare, quasi in un sussurro <<io credo che questa sarà la nostra sfida più grande.>>

<<Che vuoi dire?>> qualcuno pareva agitato, altri turbati.

<<Non ho scoperto niente!>> batté con forza un pugno sul tavolo.

<<Calmati Min...>> tentò il suo compagno di lavoro.

<<Come faccio a calmarmi?!>> Sbottò <<non ha familiari o amici con cui parlare, e per di più quegli idioti che abbiamo interrogato tra ieri e oggi non hanno niente da dire! Non è possibile...>> ora sembrava più esasperato che in collera.

<<Cosa vi hanno detto? Nemmeno una parola?>>

<<Non era una ragazza che dava molto nell'occhio, usciva poco e quando lo faceva a malapena salutava i vicini. Siamo al punto di partenza>> sospirò e lasciò la parola a Taehyung che si sporgeva per farsi notare <<io invece ho scoperto una cosa>>

Tutti si voltarono verso di lui. Il ragazzo, tra il lusingato e l'imbarazzato, si sistemò meglio gli occhiali <<ci sono dei segni strani sul sangue>>

Jimin lo interruppe <<si, è stato spalmato con qualcosa, l'ho già segnalato io>>

<<Si, oltre a quello... sotto le incrostazioni c'è qualcosa di strano, non reagisce agli usuali test di laboratorio>>

<<Scopri di che si tratta Kim>> il capo fece il suo ingresso, spostandosi dalla posizione in cui si trovava, appoggiata allo stipite della porta.

<<Si signora>> rispose rapido lui, inchinandosi come gli altri. Prese avvio un'intensa riunione in cui gli agenti esaminarono documenti su documenti, certificati, diplomi, registrazioni, qualunque cosa. Ne emerse solamente il profilo di una giovane poco socievole, che amava la scuola quando la frequentava ancora, ma che non possedeva nessun altro tipo di passione o hobby.

<<L'unica opzione che abbiamo è continuare a cercare>> sentenziò il capo, facendo saettare lo sguardo sui volti dei presenti.

<<Choi>> la donna si alzò in piedi <<mi affido alle tue doti per cercare di estrapolare informazioni da più persone possibile, anche con l'inganno, non importa, ti autorizzo io... Min, voglio una mappa completa dei contatti dell'ultimo mese delle due vittime, qualunque informazione; andrai a parlare di persona e in incognito con i maggiori sospettati, e voglio le perquisizioni delle abitazioni, assieme a Choi e Park. Gli altri interrogatori verranno divisi tra gli investigatori in sala, avrete tutti quanti un bel po' da fare>> Jimin soffocò un grido di entusiasmo, era stato scelto tra i primi! Non conosceva la sua collega, ma sapeva che era ben vista da tutti e che per questo ognuno la chiamava per cognome.

<<Che fate lì impalati?>> I tre colleghi erano abbastanza confusi. <<Forse non mi sono spiegata bene... gambe in spalla, partite tutti tra dieci minuti!>> quasi urlò, lasciando gli investigatori nel caos.

𝓟𝓪𝓹𝓲𝓵𝓵𝓸𝓷Where stories live. Discover now