𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟫

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Jimin era a dir poco entusiasta, non certo di essere stato scelto per lavorare su un corpo in avanzato stadio di decomposizione, ma di star facendo il suo primo test microbiologico fuori dai laboratori dell'Università. Aveva sempre considerato quei momenti in cui poteva mettersi alla prova come sacri, si potrebbe dire che avesse un culto di sé stesso piuttosto che di una religione. Adorava alla follia quei guanti bianchi e lisci che portava in laboratorio e durante le analisi, il momento che di gran lunga preferiva di tutto il processo investigativo. Non era il tipo da passare ore ad hackerare profili, né a districarsi tra milioni di documenti, nonostante la laurea in Legge volesse dimostrare il contrario. La parte pratica della criminologia era una passione che aveva voluto coltivare studiando, ostacolando nettamente il futuro di avvocato che voleva a tutti i costi evitare. L'avrebbe riservata come ultima scelta, in caso di fallimento totale della propria carriera, ma aveva grandi progetti per il futuro. Sognava di portare avanti una grande azienda come quella in cui lavorava, senza però creare né quell'evidente abisso tra capo e dipendente con cui si era ritrovato a dover convivere a Seoul né una confidenza troppo ampia. La sua immaginazione fabbricava grattacieli enormi, cene importanti, riunioni giornaliere, segretari al suo servizio, un via vai di persone indaffarate nei corridoi...

<<Hai davvero un master in criminologia?>>

Evitò l'infarto per un pelo.

<<Che diavolo ci fai qui?!>> quasi si strozzò con la sua saliva, non si era accorto dell'ingresso di Yoongi, troppo impegnato a fantasticare e a cercare di non distruggere ulteriormente i fragili tessuti di ciò che restava di Xia Wang.

<<Non hai risposto alla mia domanda, non mi pare così complicata>> si lasciò cadere mollemente su una sedia, contemplando l'altro nel suo lungo camice bianco. Si soffermò sui suoi capelli setosi, chiari come se fossero stati intessuti dal dio del sole in persona, e sul suo portamento che si sforzava chiaramente mantenere una nota autoritaria nonostante la corporatura minuta.

<<Sarebbe molto garbato se tu mi ascoltassi>> la voce seccata di Jimin lo destò dai suoi pensieri.

<<Scusa, ti stavo -si prese un secondo per trovare la parola giusta- osservando>> scosse le spalle. Il più piccolo ritornò con lo sguardo rivolto al test che teneva tra le mani, appena in tempo per poter arrossire con un po' di privacy al commento indiscreto del collega.

<<Te lo ripeto allora. Si, ho un master in criminologia>> disse per smorzare la tensione.

Yoongi fece il giro del tavolo, posizionandosi stavolta davanti a lui, a cavalcioni sulla solita sedia.

<<Non sei troppo piccolo?>> un cipiglio divertito di dipinse sul suo volto.

Jimin prese un profondo respiro <<mi spieghi perché non sei nel tuo studio a smanettare sul computer?>>

<<Mi sono preso una pausa e ho pensato di andare a supervisionare il lavoro dei miei subalterni>> si mise a studiare con lo sguardo le provette di fronte a sé.

<<Sto cercando di lavorare>> farfugliò l'altro a denti stretti, ardendo di indignazione per la presunzione di Yoongi.

<<Bel modo di lavorare che hai, la tua concentrazione è alle stelle al momento>>

"Era una risatina quella?" Nemmeno a 200 chilometri da casa poteva incontrare qualcuno di decente con cui lavorare, preferiva di gran lunga quegli spilungoni dall'aria da "so tutto io" che lo facevano sentire eternamente fuori luogo. Non erano niente rispetto ad un nanetto saccente alla continua ricerca di attenzioni.

<<A chi avresti appena dato del "nanetto saccente"?>> quella invece era sicuramente una risatina.

"Cazzo, ho pensato ad alta voce".

<<Lo sai che sei a dir poco esilarante?>> Yoongi gli si avvicinò solo per dargli una giocosa pacca sulla spalla che il biondino non apprezzò particolarmente. Con i nervi a fior di pelle è difficile divertirsi.

<<Min Yoongi sei pregato di uscire di qui>> tuonò con una fermezza disarmante.

<<Ogni volta che siamo insieme nella stessa stanza mi chiedi di andarmene, sei seccante lo sai?>> prese tra le mani le provette che aveva distrattamente osservato prima.

<<Si, perché mi distrai mentre, te lo ripeto ancora una volta, cerco di lavorare>> quasi gli strappò dalle mani le fiale.

<<Quindi se ci trovassimo insieme mentre non stai cercando di lavorare -riprese le sue stesse parole- non mi cacceresti in malo modo?>> gettò un'occhiata all'orologio, come per controllare quanto tempo gli restasse prima del prossimo impegno.

<<Io lavoro sempre>> Jimin non lo stava quasi più ascoltando, con la mente rivolta solo al test positivo che teneva con soddisfazione tra le mani. Foglie di coca.

<<Non proprio sempre, puoi scommetterci>> uscì di fretta e senza salutare, come di sua abitudine. Jimin inizialmente non capì le sue parole, decise di dargli poco peso, preso com'era dalla sua fresca scoperta, cocaina. Ne comprese il senso solo quando, alla fine del suo turno, appena prima della fermata della metro si trovò a sbarrargli la strada un'auto sportiva con al volante un Min Yoongi fin troppo fiero di sé.

𝓟𝓪𝓹𝓲𝓵𝓵𝓸𝓷Where stories live. Discover now