𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟤𝟤

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Yoongi era in una situazione scomoda, non ricordava nemmeno come ci fosse finito. Era seduto a gambe incrociate nell'ufficio della signora Rhee, di fronte alla sua ampia scrivania di mogano. I suoi occhi cercavano di evitare quelli del suo interlocutore, che gli stava parlando con aria stanca e amareggiata, un po' sfogandosi riguardo la sua vita frenetica, un po' mostrandogli la sua delusione per l'errore del giorno precedente. Di una cosa era certo: voleva uscire il prima possibile da quella stanza opprimente.

<<Vedi Min... io non ho mai nascosto la mia ammirazione per il tuo talento, ma da quando ti ho assunto non ti ho mai visto commettere uno sbaglio così grave, non è proprio da te>> sospirò, ancora <<quindi vorrei capire se c'è qualcosa che non va, qualcosa che ti turba e ti impedisce di lavorare al meglio>>

Yoongi nascose un piccolo sorriso. Certo che c'era qualcosa che lo turbava; i battiti del suo cuore impazzito ogni volta che quel biondino si avvicinava a lui non gli davano tregua e sicuramente erano una buona fonte di disturbo, considerando il fatto che si vedevano spesso. Si era sempre confidato con il capo, fornendo un altro tassello per guadagnare la sua fiducia, ma questa volta non era decisamente il caso. Preferiva mentire che trovarsi senza lavoro: era sicuro che rivelare di essersi innamorato di un collega avrebbe portato all'immediato licenziamento. Aveva appena detto di essersi innamorato?

<<Non c'è niente che non va>> parlò per non pensare a ciò che la sua mente gli stava suggerendo.

<<Prenditi un paio di giorni per riposare, puoi andare a far visita a un amico...>>

Il moro la interruppe, rivolgendole un sorriso affabile <<sa benissimo che non riuscirei a restarmene seduto sul divano sapendo che c'è del lavoro da sbrigare>>. "E poi non ho amici" aggiunse mentalmente, ridacchiando.

La signora Rhee ricambiò la sua espressione, notando i suoi soliti modi di fare <<questo è l'investigatore che conosco! Forza allora, dato che sei così voglioso di metterti all'opera, ho qualcosa per te>>.

Frugò nei cassetti nella scrivania fino a trovare un paio cartelle di carta ruvida, contenenti dei fogli ammassati. Quelle che vi erano scritte sopra erano senza dubbio coordinate.

<<Sono gli indirizzi dei luoghi in cui sono stati rinvenuti i cadaveri, con le fotografie della polizia e tutti i moduli che sono stati compilati. Potresti andare a controllare di persona se agli agenti è sfuggito qualcosa o se il territorio offre spunti di indagine>> lo guardò per studiare a sua reazione <<insomma, la "D Crime" è a un punto morto e sto cercando un appiglio in tutti i modi possibili>>

<<Non si preoccupi, sta agendo nel modo migliore>>

La signora Rhee si sentì rincuorata da quelle parole e Yoongi non era di certo nella posizione di mostrarsi contrario al suo volere, quindi raccolse tutto il necessario e si preparò mentalmente a quella che sarebbe stata un'intensa giornata.

Yoongi, Jimin e Taehyung si trovavano nel veicolo dell'ultimo, il più adatto a percorrere eventuali strade dissestate. Il moro aveva vagato ininterrottamente lungo l'agenzia per dividere i ruoli per quel compito, creando tre squadre di tre investigatori ciascuno per fare in modo di coprire tutte le aree. Sia lui che Jimin sapevano perfettamente che il trovarsi in squadra insieme non fosse una coincidenza, ma il biondo era troppo imbarazzato per farglielo presente. Al volante c'era un Taehyung pieno di gioia, entusiasta di uscire dai laboratori per quella che aveva definito una "simpatica gita", sotto le occhiate esterrefatte dei suoi colleghi. Era un po' il terzo incomodo del momento, era stato scelto solo per motivi organizzativi quando invece Yoongi moriva dalla voglia di restare da solo con Jimin.

<<Tra 500 metri svoltare a destra>> la voce robotica del navigatore rimbombò nell'autovettura.

La loro destinazione era piuttosto distante da Daegu, a circa quattro ore di viaggio a giudicare dal traffico di quel giorno. Si fecero compagnia a vicenda, accompagnati dalla musica soffusa della radio e dagli aneddoti della vita in agenzia. In fin dei conti non furono ore molto noiose, solamente ricche di disagio per Jimin, il quale era costretto negli angusti sedili posteriori assieme a Yoongi, che urtava ad ogni curva. Lui non si rivelò infastidito, anzi era divertito dal suo imbarazzo, totalmente ignorato da un inconsapevole Taehyung.

Giunsero alla loro meta con una mezz'oretta di ritardo: era un luogo sperduto nel nulla, costeggiava una delle infinite stradine che stavano percorrendo in quella landa desolata di alberi e rocce. Il biondo guardò il cielo, costernato da piccoli ammassi di nuvole, e immaginò anche Lee Soyon, un mese prima, stesa lì ad ammirare quegli sbuffi di zucchero filato, avvolta dal pesante velo della morte.

𝓟𝓪𝓹𝓲𝓵𝓵𝓸𝓷Where stories live. Discover now