𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟤𝟥

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Jimin fu il primo a scendere dall'auto per esplorare quella che doveva essere una discarica abusiva. Piazzata strategicamente sul bordo di una strada abbastanza nascosta e poco trafficata, era il luogo ideale per abbandonare qualcosa senza che nessuno se ne accorgesse, che si trattasse di una vecchia lavatrice, di uno pneumatico rotto, di un sacco dell'immondizia... "di un cadavere" pensò il biondo, rabbrividendo.

Dall'altro lato della carreggiata si intravedeva un burrone abbastanza profondo da incutere timore, e Taehyung ne pareva parecchio turbato.

<<Ho paura delle altezze>> mormorò voltandosi in un'altra direzione, in preda alle vertigini.

Yoongi lo ignorò <<Papillon avrebbe potuto sbarazzarsi del corpo di Soyon gettandola dal dirupo, ma non lo ha fatto. Sapete dirmi perché?>>

Sembrava un professore intento a interrogare i suoi studenti, Jimin rise mentalmente a quell'immagine.

<<Perché voleva che il cadavere venisse ritrovato>> il più piccolo intervenne sicuro di sé.

<<Risposta corretta>> Taehyung imitò il suono di una campanellina, ricevendo un'occhiataccia dal moro.

Lui prese in mano i fogli che teneva piegati della borsa <<Lee Soyon è stata rinvenuta esattamente in questo punto -lo indicò con l'indice- supina e ricoperta di spazzatura>>

<<Che la pila di rifiuti sia crollata?>> domandò Jimin.

<<Suppongo che le persone non scendano nemmeno dalla propria auto per gettare qua l'immondizia, non avranno notato quella ragazza stesa a terra. Sicuramente l'odore del cadavere si confondeva bene con l'olezzo della discarica, anche se è stato proprio quello a destare dei sospetti nel passante che ha chiamato la polizia>> spiegò Yoongi.

Di comune accordo, i tre investigatori si misero a girovagare per la zona, cercando un qualunque indizio. Il biondo decise di cambiare tattica dopo un'intera ora di ricerche senza successo. I suoi colleghi si erano già allontanati per dedicarsi ai dintorni, mentre lui era rimasto da solo nel fulcro della scena del crimine. "Devo pensare in modo diverso. Papillon è furbo, non avrà di certo lasciato in giro l'arma del delitto o le chiavi della macchina". Stava scrutando ossessivamente il terreno, sforzandosi di trovare una risposta. Il suo istinto gli diceva che ciò che cercava era proprio sotto il suo naso, o meglio, sopra. In un lampo di genio, alzò lo sguardo fino alla linea dell'orizzonte e poi salì ancora, fino a quel cielo immenso. Invece delle nuvole che si era aspettato di trovare, vide delle ampie chiazze verdi e si accorse di non trovarsi più vicino alla strada, bensì all'ombra del rado boschetto che la costeggiava. E fu proprio in mezzo a quelle foglie che, aguzzando lo sguardo, notò una tonalità di verde diversa dalle altre, lievemente più scura.

Dieci minuti dopo, lui, Yoongi e Taehyung stavano montando una scala pieghevole, sorprendentemente rinvenuta nel bagagliaio di quest'ultimo. Sotto le minacce degli altri due, il biondo si decise a salire, essendo il più leggero e dunque il più adatto alla scarsa stabilità dell'attrezzo. Giunto di fronte al suo obiettivo, constatò che si trattasse di una maglietta.

<<Il corpo di Soyon era svestito vero?>> gridò per frasi sentire dai suoi colleghi, anche se non erano poi così lontani.

<<Solo la parte superiore>> gli confermò Taehyung, intuendo il motivo della sua domanda.

Jimin si infilò un paio di guanti in lattice e prese in mano la T-shirt, che era sporca, ma intatta. La ripose in un sacchetto di plastica e lo sigillò; avrebbe fatto un salto in laboratorio e forse avrebbe prodotto dei risultati per il caso. Mentre scendeva da quella scala traballante, Yoongi aveva già composto il numero della signora Rhee e le stava riferendo la sua scoperta.

<<Park ha trovato una maglietta su un albero, potrebbe appartenere a Soyon...>>

Concordarono assieme di portarla ad analizzare in laboratorio il giorno seguente, quando era previsto il loro rientro, dato che si stava facendo buio. Jimin era troppo sorpreso per concentrarsi sulle disposizioni del capo.

<<Hai appena detto alla signora Rhee che è merito mio?>>

<<Certo, non è forse così?>> l'altro ammiccò nella sua direzione.

<<Stai cercando di essere gentile o è solo perché c'è Taehyung come testimone?>> chiese il biondo sottovoce.

<<Forse entrambi, voglio lasciarti col dubbio>> lo prese per le spalle facendolo voltare <<ora saliamo in macchina, siamo a quaranta minuti dall'hotel che ho prenotato>>

A differenza della volta precedente in cui avevano condiviso una stanza, non c'era Choi a dividerli, quindi Jimin e Yoongi passarono la serata a bisticciare e a punzecchiarsi a vicenda. Il loro compagno era collassato sul suo letto non appena aveva messo piede nell'abitacolo, esausto. I due uscirono in balcone per prendere una boccata di aria fresca dopo quella faticosa giornata, trovandosi stranamente a loro agio. Il più piccolo teneva gli occhi incollati sulla strada sotto di loro, guardando le persone che camminavano, e si ritrovò a pensare che ognuno di loro possedesse una storia differente. Aveva sempre trovato affascinante questo lato degli esseri umani, la loro capacità di essere protagonisti della propria vita ma estranei in quella altrui, di essere capaci di cambiare tutto.

<<Ci credi nel destino?>> domandò a Yoongi, appoggiato al balcone come lui, ma con lo sguardo rivolto altrove.

<<Mi piace pensare di essere capace di controllare le cose>> la sua risposta fu vaga, sembrava voler nascondere qualcos'altro, ma preferì non forzarlo a parlare.

<<Piuttosto, hai visto quanto è bella la luna stasera?>> il moro ruppe il silenzio che si era creato tra di loro.

<<Lei ha molto più potere di noi sulla nostra esistenza>>

Di nuovo silenzio.

<<Pensi mai che potrebbe finire tutto in un istante?>> Jimin se ne uscì con un'altra riflessione, provava un forte desiderio di conoscere le sue opinioni fuori dall'ambito lavorativo.

Yoongi sospirò e il più piccolo pensò che stesse per prenderlo a schiaffi per la sua sfacciataggine, tuttavia disse qualcosa che lo sorprese <<ci penso troppo spesso>>.

Jimin lo lasciò continuare <<guardo chi ha una vita perfetta, dei figli, l'amore della propria vita, una casa, dei parenti su cui contare... è solo qualcosa in più che si rischia di perdere>>

<<Stai dicendo che restare da soli è meglio?>> il biondo cercò di capire meglio, fondendo i loro sguardi.

<<Non "restare", "essere" soli>> scosse la testa <<il segreto della felicità secondo me è stare bene con sé stessi, un po' come bastarsi. Di stelle in cielo ce ne sono tante ma si distruggono di continuo; invece la luna... la luna è una sola, ma sta lassù dall'inizio dei tempi>>

Le sue parole gli fecero riflettere sulla solitudine, che aveva sempre cercato di evitare, finendo per sprofondarci. Jimin si chiese se fosse davvero necessario rapportarsi con gli altri per conoscere quella che molti definivano gioia.

<<E tu sei felice?>>

<<Ti sembro felice?>> percepì l'amarezza nella sua voce <<non so nemmeno chi sono, come faccio ad accontentarmi di me stesso?>>

Jimin fu scosso da un brivido. Che anche lui fosse alla ricerca di risposte su di sé? Che fossero più simili di quanto pensassero? Mentre la sua mente era attanagliata da questi pensieri, Yoongi iniziò a credere di non essere poi così solo.

𝓟𝓪𝓹𝓲𝓵𝓵𝓸𝓷Where stories live. Discover now