Plot Twist

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Troneggiava su di loro, ben alta, una palazzina incastrata tra i vicoli, stretta e snella tanto quanto pericolante

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Troneggiava su di loro, ben alta, una palazzina incastrata tra i vicoli, stretta e snella tanto quanto pericolante. La vernice era carica di scritte, il vetro delle finestre sporco da far ribrezzo. C'era letteralmente un buco nel muro, vicino la porta lasciata aperta per permettere a chicchessia di circolare avanti e indietro a piacimento. Il chicchessia in questione era costituito da sciami di ragazzi visibilmente ubriachi, fatti o entrambe le cose, che si aggiravano tra le bottiglie di alcol buttate a terra come scimmie private del senso dell'equilibrio. La musica, da dentro, squarciava il silenzio, note ripetitive di una canzone scontata a cui si univano a volte le voci dei presenti.

«Questo piano inizia già male» Michele incrociò le braccia, poggiato al muro dell'edificio di fronte.

«Fidati di me, funzionerà» mormorò Rebecca. Il modo in cui mordicchiava a sangue quella pellicina era però non molto tranquillizzante. «Sapevo che oggi tenevano una festa. Il pusher di Ivan mi ha spifferato di avergli dato roba pesante per stasera. Tutto quello che dobbiamo fare è controllare che ce l'abbia effettivamente, che la tenga in tasca o comunque che si capisca che sia sua. A quel punto, chiamiamo la polizia e fine dei giochi. Però è la nostra unica possibilità, se sbagliamo diventerà mille volte più difficile un secondo tentativo. È un piano perfetto.»

«È un piano suicida in cui già mi vedo scontare venti anni di reclusione in carcere» Michele gemette e sbattè la nuca contro il muro, nervoso.

«Tu dovresti aspettare qui» fece Massimo alla ragazza «E se ti riconoscesse?»

«Potrebbe riconoscerci tutti, che c'entra?» alzò un sopracciglio lei «E poi più siamo dentro a controllare, prima facciamo. Chi lo trova con la droga invia un messaggio sul gruppo.»

Gettarono un'occhiata alla palazzina, la tensione a opprimere l'aria.

«Ok, muoviamo il culo. Cerchiamo di fare una cosa veloce e non farci notare» ordinò Massimo, andando avanti. Michele fece per seguirlo, ma Rebecca lo tirò indietro.

«Aspetta un attimo, scemo, mica possiamo entrare lì come i quattro cavalieri dell'Apocalisse e farci riconoscere sul colpo.»

«È esattamente quello che succederà in ogni caso» commentò Michele, ma attese paziente che anche Rebecca entrasse dentro, qualche istante dopo Massimo. Poi lanciò un'occhiata a Simone.

«Finirà male» fece lui.

«Concordo» allontanò rapido gli occhi, perché il ricordo del quasi bacio era spuntato fuori a invadere la mente come un carro armato. «Vado prima io, allora.»

«Non farti notare» gli mormorò veloce Simone. Michele roteò sul posto per fronteggiarlo e allargò le braccia, camminando all'indietro.

«Stai chiedendo l'impossibile» ghignò. Simone alzò gli occhi al cielo con un mezzo sorriso e Michele roteò di nuovo in avanti per riportare il focus sulla missione della serata: non farsi uccidere nei successivi trenta minuti.

Rebel RebelWhere stories live. Discover now