Lapidazione [2]

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Se ne stava vicino la finestra a fumare, la sigaretta diretta verso le labbra socchiuse, gli occhi azzurri puntati improvvisamente nei suoi

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Se ne stava vicino la finestra a fumare, la sigaretta diretta verso le labbra socchiuse, gli occhi azzurri puntati improvvisamente nei suoi.

Michele strinse la mascella e si costrinse a mollare la porta, diretto verso l'orinatoio, sentendo quello sguardo premergli addosso come un fucile pronto a sparare, muori stupido frocio, boom.

«Che cazzo ti guardi?» alzò il mento verso di lui, sprezzante.

Se pensa di fare il cazzone superiore con me, allora non ha capito niente.

Ivan assottigliò le palpebre e poi tornò al suo cellulare, iniziando a scrivere di fretta, la sigaretta lanciata fuori dalla finestra.

Michele rimase immobile qualche istante, senza sapere che pensare di quell'improvvisa mancanza d'interesse da parte sua, soprattutto considerando che l'ultima volta che lo aveva visto sembrava intenzionato a suonargliele di santa ragione.

Decise di non dargli la soddisfazione di vederlo fuggire via e si abbassò la cerniera per svuotare la vescica, cercando di fare il prima possibile.

Alla fine, si lavò le mani e fece per uscire di nuovo da lì, lasciandosi alle spalle l'omofobo e tutto il disprezzo che gli suscitava, colpevole in un'esistenza da lui non accettata, distorta da concezioni basate su pregiudizi nati al solo scopo di sentirsi superiori di fronte al diverso.

Avrebbe scommesso qualunque cosa che, in realtà, tutti i tipi così nascondevano almeno un accenno di omosessualità.

Ridacchiò al pensiero, la tensione che si allentava mentre camminava verso l'uscita.

«Dove pensi di andare?»

Una presa improvvisa, decisa, sul suo braccio, e la tensione cristallizzò di nuovo come ghiaccio istantaneo.

«Che vuoi?!» Michele cercò di divincolarsi, ma una mano scattò sulla sua maglia e, d'un tratto, si ritrovò con la schiena che colpiva il muro, una fitta di dolore a fargli mancare il respiro.

«Tu rimani qui» Ivan serrò la mascella, occhi a guardarlo dentro, fiamme glaciali mosse dall'odio.

Michele gli afferrò il polso e se lo levò di dosso, avanzando e spingendolo. Ivan arretrò, ma fu subito di nuovo su di lui.

La porta si aprì e Michele sentì il sollievo pervaderlo.

Sollievo che si trasformò in confusione quando notò che chi entrava era un gruppo di ragazzi, sguardi sfrontati e superiori puntati su di lui.

Uno rimase fuori e fece un cenno, poi un altro si chiuse la porta dietro e vi appoggiò la schiena e Michele percepì terrore liquido risalire lungo gli arti e pietrificarlo sul posto.

Cazzo.

La schiena colpì il muro, di nuovo, il dolore che percorreva la spina dorsale nell'arco di un battito di ciglia.

Rebel RebelWhere stories live. Discover now