Dichiarazione di guerra [2]

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La ragazza di Simone nuotava praticamente nell'oro

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La ragazza di Simone nuotava praticamente nell'oro. Il festino inneggiato da Rebecca aveva luogo in un giardino, sul tetto di un palazzo dall'aria solenne. Michele osservava stranito i tavolini messi fuori, mentre la solita musica risuonava da delle casse piccole. Rebecca ballava con un'amica e Massimo chiacchierava con Enrico il sopravvissuto (aveva scoperto il suo nome, alla fine) e Amelia, Michele seduto al suo fianco. C'era giusto qualche compagno di classe e altri totalmente estranei. I cespugli si muovevano appena per il soffio leggero di quel vento notturno.

Dal canto suo, aveva bevuto un po' e ora la vescica iniziava a mandare gridolini di dolore.

«Il bagno?» chiese a Massimo, alzandosi.

«Entra da lì, dovrebbe stare da quelle parti» indicò una porta che portava all'interno. Michele allentò lo choker borchiato e avanzò in quella direzione, un po' traballante. Dentro, un corridoio bianco, quadri piccoli a decorare le mura e alcune porte a susseguirsi.

E mo' qual è?

Aprì le prime due, trovando solo camere normali. La successiva era socchiusa e decise di affacciarsi.

E lì c'era una ragazza in ginocchio di fronte un ragazzo.

Oh meeeeerda.

Spalmò subito la schiena contro il muro, mentre nel silenzio del corridoio poteva sentire rumori osceni che sperava di dimenticare il prima possibile.

«Che succede?» sussurrò la tipa. Ok, devo scappare. Iniziò a incamminarsi cauto verso l'ultima porta, che doveva essere, per rigor di logica, quella del bagno.

«Niente. Niente, ho bevuto troppo, scusa. Non è niente, dammi due secondi» un sospiro frustrato subito dopo.

«Non è vero, Simone» singhiozzò lei. Oddio, io non dovrei sentire tutto questo, nope. «Succede s-sempre così... È colpa mia, non è vero? Non ti eccito? Qualcosa non va in me?»

Il silenzio dilagò tutt'attorno, una risposta muta che ebbe l'effetto di aumentare la frequenza dei singhiozzi della ragazza di Simone. Passi rapidi, oh cazzo, e poi la porta si spalancò.

Una figura femminile messa in tiro uscì, una mano a strofinare gli occhi, correndo, grazie a Dio, in direzione opposta rispetto a dove si trovava. Michele rimase lì, pietrificato, la schiena spalmata contro il muro, sentendosi la persona più a disagio mai vista sul pianeta Terra.

«...merda.»

A sentire il rumore di una zip bruscamente alzata, Michele scattò verso la porta del bagno ed entrò in tutta fretta, chiudendo la serratura alla velocità della luce. I problemi sessuali di qualsivoglia coppia etero sarebbero dovuti rimanere ermeticamente fuori da quella porta.

Una volta pisciato, con la testa che girava di meno, ripercorse il corridoio fino a tornare di nuovo fuori nel giardino. Più in là, gli altri erano ancora nel pieno del festino e lui mise le mani nelle tasche, ancora sbalordito dai miliardi necessari per avere un giardino sul tetto di propria proprietà.

Rebel RebelTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon