Slender Man in love [2]

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Simone: Ci sei stasera?

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Simone: Ci sei stasera?

Michele, seduto su un muretto carico di scritte, tornava a guardare quel messaggio. Era dall'inizio della sospensione che non lo vedeva e non era esattamente certo di come avrebbe reagito. Fatto stava che quello era l'ultimo giorno e lunedì si sarebbero visti comunque, quindi che importanza aveva? La risposta al messaggio era stata, ovviamente, super affermativa (ma non troppo, per non sembrare uno disperato) e aveva raggiunto il luogo dell'incontro sfoggiando un pendente nuovo a croce al lobo destro e smalto nero alle unghie. Sperare in una botta di omosessualità improvvisa da parte di Simone era una di quelle cose da masochista estremo, eppure eccolo là, pronto a prendere a testate il muro una volta tornato a casa per la propria coglionaggine priva di confini.

C'era la notte carica di rumori, le moto in impennata e le risate ubriache dei coetanei ammucchiati in gruppetti. Il resto del gruppo stava a sentire Massimo che era preda di uno scatto di rabbia verso la preside, i prof e la banda di pazzi che gli aveva regalato un occhio pesto e una sospensione. Il cielo appariva, sopra di loro, un riquadro contornato dai tetti dei palazzi che circondavano lo spiazzo, luogo di ritrovo di più persone a quanto sembrava. Persone dedite a regole del buon costume quali darsi a canne a più non posso e sniffare roba di dubbia legalità in un angolo ben riparato.

«Michele, dammi un attimo questa» si ritrovò all'improvviso privato della birra.

«Cosa? Perché?» protestò, ma Rebecca si stava aggiustando il vestito, sguardo puntato su qualcuno. Due birre ora in mano, si diresse altrove e Michele la seguì con gli occhi. Stava camminando verso quello che aveva tutta l'aria di essere un pusher a giudicare da come se ne stesse appoggiato al muro col berretto calato e uno zainetto in spalla. Se vuoi essere discreto, non ci stai riuscendo, sappilo.

«Eccovi, era ora» allargò le braccia Massimo e Michele girò il capo verso il vicolo d'ingresso a quel luogo di perdizione.

Simone si stava aggiustando la frangia, Yvonne a camminargli vicino con le braccia incrociate e il passetto nervoso, un po' distante. Lo superò per raggiungere tutti e prodigarsi in una sequela di baci sulla guancia. Simone fece quella specie di abbraccio/spallata molto da truzzo con qualcuno, poi lo vide e Michele gli rivolse un cenno, pronto a balzare giù dal muretto. Si trattenne nel notare che lui lo stava raggiungendo.

«Incredibile che non ti è rimasto niente» commentò Simone «A me quello stronzo ha distrutto la faccia». Storse la bocca a evidenziare il labbro spaccato, ora un po' violaceo.

«Seh, guarda qua» afferrò l'orlo della maglia e lo sollevò per mostrare l'addome, dove faceva bella mostra di sé una sequela di lividi.

«Cazzo...» soffiò lui.

«Già» sbuffò Michele, mentre Simone poggiava i palmi sul muretto e si tirava su per sedergli vicino. Poco dopo, iniziò a rollare la sigaretta e Michele spostò lo sguardo dalle sue dita al suo profilo più volte.

Rebel RebelWhere stories live. Discover now