Dichiarazione di guerra [1]

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«E non hai nessuna idea di chi possa essere l'artefice di quella

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«E non hai nessuna idea di chi possa essere l'artefice di quella... scritta?»

La preside aggiustò la montatura degli occhiali con un dito. Quella mattina doveva aver esagerato col profumo, perché Michele stava per morire soffocato dall'ondata floreale in espansione attorno a lei. Sulla scrivania di mogano lucido, pliche ordinate di fogli e addirittura un calamaio, molto vintage.

Michele scosse la testa.

«E il tuo fidanzato? Ne sa qualcosa?» insistette lei e Michele tossì per mascherare lo scoppio di una risata involontaria.

«Ah, non è il mio fidanzato» si mise composto sulla sedia «È stata più una cosa da una volta sola.»

«Michele, non divagare e rispondi» si intromise suo padre, agitato, al suo fianco. Michele non gli aveva ancora rivolto un solo sguardo da quando lo aveva raggiunto in presidenza, non esattamente sicuro di quale reazione aspettarsi da parte sua. Forse non voleva scoprirlo.

«È stato qualche vostro amico? Questa ragazzata non può rimanere impunita» la preside intrecciò le dita sulla scrivania.

«Ragazzata?!» con la coda dell'occhio, distinse le mani di Fabio Russo a stringere le ginocchia, sporto in avanti «Questo è un chiaro atto di bullismo, ma scherziamo? Esporre così un ragazzo su un atto intimo, col chiaro scopo di schernirlo perché gay. Solo io vedo la gravità della cosa?!»

«Mi sembra prematuro parlare di bullismo» la preside assottigliò gli occhi contornati da quel mascara grumoso ed esagerato. Gesù, non riesco a guardarla in faccia. «Su una cosa sono sicura: nella mia scuola non c'è alcun tipo di bullismo in atto. Non dica cose che non sa e, soprattutto, non parli a terzi di questa sua teoria, perché prenderei provvedimenti nei suoi confronti.»

«Sono io quello che prenderà provvedimenti se ignorate la cosa!» esclamò, la voce tuonante a far alzare le sopracciglia a Michele, intento a rigirarsi i pollici in silenzio.

«Non accetto questo tono con me!» rispose la preside.

«Perché non avete indagato oltre su quello che è successo l'altro giorno?! Secondo voi perché Michele è scappato da scuola? Qui c'è qualcosa sotto e lei deve andare a fondo al riguardo, è il suo dovere!» una mano sbattuta di prepotenza sulla scrivania, suo padre ora in piedi.

«Ma come si permette?!» alzò la voce lei «Non mi sembra che Russo, qui, abbia denunciato nulla del genere! Avanti, tu! Diccelo pure se hai subito qualche atto di bullismo

Entrambi puntarono gli occhi su di lui e Michele pietrificò sul posto. Socchiuse le labbra, in cerca di parole, trovando solo un ronzio muto.

«Tanto è chiaro che tipo sia suo figlio» riprese la preside «Probabilmente direbbe che è vero solo per giustificare il suo comportamento.»

«Cosa vorrebbe insinuare?» chinò appena la schiena verso di lei, ma la preside resse lo sguardo dell'uomo.

«Francamente,» sentenziò «suo figlio ha dimostrato fin da subito un comportamento poco esemplare e questo mi è stato confermato anche dai suoi professori» Cosa?! Ma che cazzo ho fatto? Mah. «La sua carriera scolastica precedente, con la media che ha e la bocciatura, è prova di un atteggiamento ostile verso l'istruzione in generale. Poi lo guardi, è alto, sfrontato. Non è il tipico ragazzo mingherlino, vittima di chi è più forte. Troverei più probabile lui come bullo che come vittima. E, ribadisco, nulla del genere avviene tra le mura della mia scuola.»

Rebel RebelWhere stories live. Discover now