Lapidazione [3]

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Michele aveva raggiunto casa in uno stato di, quasi, trance

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Michele aveva raggiunto casa in uno stato di, quasi, trance.

L'aveva trovata vuota, il sole che trapassava le vetrate e metteva in evidenza tracce di una vita familiare spensierata e disordinata. Assottigliò gli occhi a quello spettacolo, gocce d'acqua a infrangersi sulla moquette accompagnate da un brivido a ricordargli le proprie condizioni. Buttò lo zaino a terra e si diresse direttamente al bagno.

Tolta la maglietta, incontrò nello specchio un viso apatico e pallido che lo disgustò nella sua vigliaccheria. Entrò in doccia e strofinò con forza la pelle, mentre acqua calda la arrossava e gli restituiva un senso di pulito puramente fittizio.

Asciugati i capelli, tornò in camera e si stese sul letto, il soffitto a fissarlo e giudicarlo. Non voleva sentire musica né, figurarsi, studiare.

Rimase così per minuti lunghi ore, accompagnato solo dal petto che si muoveva al suono di respiri ampi.

La serratura scattò e la porta fu spalancata con violenza, passi rapidi dentro l'abitazione.

«Michele?!» riconobbe la voce di suo padre e un senso di disagio crescente gli afferrò le viscere, stringendole nel palmo della mano.

Entrò, ansante, la cravatta storta e l'ansia a dipingere tratti troppo simili ai suoi.

«Che è successo? Mi hanno chiamato da scuola, ti hanno messo un rapporto sul registro, minacciavano qualcosa, te ne sei andato?» le parole si susseguirono in un fiume in piena roco e confusionario mentre Fabio Russo si reggeva alla porta, trafelato. Michele, steso, diresse le pupille verso di lui, ma non disse niente.

Suo padre tornò in sé dopo qualche secondo, un respiro ampio mentre passava le dita tra i capelli.

«Perché lo hai fatto?» cercava una risposta scritta sul suo volto, ma Michele sperava, invece, di sembrare un libro dalle pagine bianche e strinse le labbra, in un mutismo ostinato.

Fabio si massaggiò la fronte e girò il busto, sul punto di lasciarlo da solo con i propri comportamenti inspiegabili.

«Più tardi... andrò a parlare con la preside. Vedo che posso fare».

La figura dell'uomo scomparve lungo il corridoio, sostituita dal suono di sedie spostate e cassetti aperti e chiusi in cerca di chissà cosa. Michele portò un braccio a coprire gli occhi chiusi e passò il resto della giornata a fare finta di non esistere.

Rebel RebelWo Geschichten leben. Entdecke jetzt