Una delle due code della volpe si staccò dal suo corpo, ma la kumiho ora in forma umana scappò via, sanguinando e urlando di dolore, avvolta dalla sua ombra.

La coda nera nella mano di Taehyung divenne polvere e sparì nell'aria.

"YOONGI!"

Jimin afferrò per la schiena il poliziotto, che stava cadendo a terra. Era in un mare di sangue e i suoi occhi erano spenti. Il suo corpo tremava mentre la vita lo abbandonava. Namjoon gli fu subito vicino, per premere le mani sulla ferita.

"No! Yoongi! Yoongi, non ti azzardare a morire o giuro che ti uccido io!" gli disse, premendo forte le mani sulla ferita.

Jimin stava piangendo, mentre gli teneva il viso. "Yoongi. Yoongi, guardami! Guardami! Va tutto bene, va tutto bene..."

Taehyung ignorò la scena e andò a prendere Jungkook, ancora svenuto per terra, lontano dagli altri. Il suo corpo era freddo, ma il suo cuore batteva, vivo e veloce. Quello di un altro umano si stava affievolendo, alle sue spalle.

Taehyung toccò con le mani sporche di sangue il viso di Jungkook, ma quello non si svegliò. Lo avrebbe fatto presto. "Non mi sorprende che tu sia riuscito a prendere la perla, Jungkook" gli disse, sapendo che non sarebbe stato sentito. "Siamo simili, non è vero?" sussurrò.

"YOONGI! NO! No, no ti prego no, non chiudere gli occhi!" la voce di Jimin era stridula e terrorizzata.

Taehyung, fissando il viso di Jungkook, cominciò a respirare lentamente. Il bunker era pieno dell'odore del sangue e di polvere da sparo ... e di morte.

Si voltò a guardare dietro di sé, stringendo tra le braccia Jungkook - vivo - mentre Jimin e Namjoon stavano piangendo su Yoongi.

Ignorando il suono dei loro singhiozzi poteva udire ciò che accadeva al piano di sopra.

Una battaglia infuriava. Poteva riconoscere ognuno dei suoi dal battito dei loro cuori, poteva sentire l'odore del sangue che stavano perdendo dalle ferite, l'odore delle loro lacrime.

Da qualche parte, al terzo piano, c'erano Jin e Hoseok. Stavano combattendo schiena contro schiena, con i denti e con gli artigli.

I suoi due figli. I suoi due unici figli.

Tornò a guardare Jimin che piangeva.

Taehyung ricordava il tempo in cui il nido non esisteva, e loro erano solo tre creature solitarie che si erano trovate, passavano il tempo a riempire le loro solitudini, cercando un modo per bastarsi.

I suoi figli avevano cercato altri, avevano trasformato altri umani, nel tentativo di scacciare quel senso di solitudine - senza riuscirci.

Taehyung non aveva più trasformato nessuno dal momento in cui aveva guardato i suoi due giovani nuovi compagni e aveva compreso che trasformare umani in creature come lui non serviva a placare quel vuoto.

Non il suo, almeno.

Strinse Jungkook.

Ai piani superiori riuscì a percepire Hoseok fermarsi, il suo cuore cominciare a battere più forte, l'odore del suo terrore raggiungere le sua narici.

No, Taehyung sapeva che condividere la sua maledizione con gli altri non serviva a curarsi ...

Non serviva a curare sé stessi. Ma a curare altri? Poteva la maledizione diventare un dono, se data per qualcun altro? Poteva riempire il vuoto di qualcun altro ma non il suo?

Adagiò delicatamente Jungkook per terra, osservando il suo viso. Jungkook era il fine ultimo, la sua metà persa nel tempo che per secoli lui aveva aspettato. La perla nera della volpe, che si era impiantata nel suo stomaco, lo dimostrava.

NOCTURNAWhere stories live. Discover now