𝗧𝗪𝗘𝗡𝗧𝗬 𝗧𝗛𝗥𝗘𝗘

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baby, i don't understand this
you're changing, i can't stand it
my heart can't take this damage

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cinque mesi dopo.

Uscì dall'aula di filosofia e presi immediatamente in mano il telefono, aspettandomi un messaggio di Payton che però non c'era.
Di solito mi avvisa sempre su dove mi aspetta per pranzare.

Provai a chiamarlo ma non mi rispose, così decisi di mandargli un messaggio.

pay tutto bene? dove sei?
ti aspetto al solito posto
consegnato

Ieri sera è andato a bere fuori insieme a Jackson, magari sono entrambi ancora nel letto e non c'è motivo di preoccuparsi.

Vorrei riuscire a pensare solo a questo.

Presi del cibo dalla mensa, poi andai in biblioteca e mi sedetti al solito tavolo, dove di solito sto con Payton quando i nostri orari combaciano.

Presi il telefono e vidi che Payton non aveva ancora letto il messaggio, e la cosa mi stava iniziando a preoccupare seriamente.
Oltre che farmi arrabbiare.

Lasciai perdere il telefono ed iniziai a mangiare, mettendomi le cuffie con della musica della mia playlist.

Finì di mangiare, sempre con nessuna notifica di messaggi, ed uscì dalla biblioteca, immergendomi nella massa di studenti che avevano appena finito le loro lezioni.

Il mio sguardo si sgranò quando da lontano vidi un ciuffo fin troppo familiare, così accelerai il passo.

<Jack!> lo chiamai <Jackson!>
Si girò e fece un piccolo sorriso quando mi vide, tutto il contrario di quello che feci io.
<hey Liv, come va?> chiese, continuando a camminare di fianco a me.
<va- va bene grazie> risposi velocemente <almeno tu sei riuscito ad alzarti oggi>
<che intendi?> chiese confuso lui, guardandomi.
<che non ti sei lasciato sopraffare dall'alcol di ieri sera> ridacchiai, ma smisi vedendo l'espressione di Jackson estremamente confusa e quasi a disagio.
<non ti seguo> scosse la testa.
<tu- cioè tu e Payton..non siete andati a bere insieme?> domandai, cominciando a sentire il respiro velocizzarsi.
<ehm no..no, non so cosa ti abbia detto ma è uscito da solo ieri sera, è tornato ubriaco che saranno state le due, o tre di notte>
E qui sentì il mio cuore fare un tuffo nel petto.

Ubriaco e solo. Alle tre di notte.
Non promette nulla di buono.

Diedi un colpo di tosse per schiarirmi la voce e riportai lo sguardo in avanti.
<è in camera?> sussurrai.
<quando sono uscito stava dormendo ma- >
<grazie> lo interruppi, lasciandolo nel corridoio mentre io andai verso l'uscita del campus.

È una settimana che subisco i suoi sbalzi d'umore e il suo continuo sparire, ma questa volta ha superato il limite.

<Payton apri!> bussai insistentemente alla porta dell'appartamento.

Dopo poco più di un minuto, la chiave girò dall'interno e la porta si aprì, rivelando Payton in una delle sue peggiori versioni.
<puoi passare dopo Liv?> chiese lui a bassa voce.
<oh no> ridacchiai io, spostandolo ed entrando velocemente dalla porta.
Lui la richiuse e sbuffò, poi si girò verso di me.
<non ti ho dato il permesso di entrare> disse seccamente; sembrava estremamente calmo, come se stesse parlando con un'amica, e questo mi stava facendo andare in bestia.
<ah perché adesso mi serve il permesso?!> esclamai, facendo un sorriso ironico.
Lui si appoggiò entrambe le mani sulle tempie, chiudendo gli occhi.
<puoi per favore non urlare?> sussurrò.

Decisi semplicemente di ignorarlo, e cominciai a camminare per tutta la stanza con le braccia incrociate al petto.
<ti ho mandato dei messaggi> dissi seccamente.
<non ho guardato il telefono> rispose altrettanto seccamente lui.
<nemmeno per avvisare la tua ragazza di non preoccuparsi e che sei vivo?>
<senti Olivia, se ti dico che non ho guardato il telefono ho avuto i miei motivi, che sicuramente non comprendevano te>
Queste parole mi trafissero il cuore.
Davvero conto così poco per lui?

Mi allontanai un po' e alzai gli occhi verso il soffitto, non potevo piangere ora.

<dove sei stato ieri?>
Lui sbuffò.
<te l'ho detto, con Jackson ad un bar lontano dal college, siamo tornati tardi>
<Jackson invece ha detto che sei stato tu fuori fino a tardi ad ubriacarti> dissi con disprezzo.

Le mie parole sembrarono non toccare minimamente Payton, come se un po' se lo aspettasse già da quando ero entrata da quella porta.

<Payton mi stai tradendo?> chiesi con un filo di voce, mantenendo l'autocontrollo per non scoppiare a piangere.
<ma che cazzo dici> esclamò <dio, non cominciare con le tue paranoie>
<perché non mi dici più niente, cosa ti sta succedendo?> sussurrai, non riuscendo a controllare una lacrima.
<ecco perché non ti dico più niente! Ecco il fottuto motivo!> gesticolò lui, urlando <mi volevo andare a sbronzare da solo, non ti ho risposto a due messaggi e tu stai facendo questa scenata!>
<se ti da fastidio tutto questo, perché sei ancora qui?>
Lui stette in silenzio per qualche secondo, abbassò lo sguardo e scosse la testa.
<non lo so> sussurrò <in tutta onestà, non so nemmeno perché tu sia ancora qua>
<perché ti amo!> esclamai, con tutto il cuore in mano.

Lui sembrava impassibile, come se queste parole le avesse appena dette una sconosciuta.
<ma non so più se tu lo fai ancora a questo punto> sussurrai, sfinita.

Lui mi guardò negli occhi e sussurrò qualcosa abbassando lo sguardo, poi scosse la testa e tornò a guardarmi.
<è un periodo di merda Liv> disse, con gli occhi lucidi <una merda che nemmeno immagini e..e non sai quanto mi costi ammettere questo ma non riesco ad essere in una relazione e gestire i miei problemi contemporaneamente>
<q-questo cosa vuol dire?> sussurrai con la voce spezzata.
Lui mi guardò negli occhi per qualche istante, poi parlò, con una lacrima che scorreva sulla sua guancia.
<penso che sia meglio lasciarci> sussurrò.

Un'altra pugnalata. Questa ha fatto molto più male però.

Non riuscì a rispondere subito, forse perché nemmeno il mio cervello riusciva ad elaborare qualcosa di sensato.
<noi- noi possiamo lavorarci insieme, passeremo insieme questo periodo, io sono qui per te> cercai di prendergli le mani, ma lui si ritrasse, tenendo uno sguardo gelido che non aveva mai avuto verso di me.
<non posso farti questo> sussurrò, scuotendo la testa.

<devi andartene> aggiunse pochi istanti dopo, mettendomi una mano sulla schiena per condurmi alla porta.
<ti prego proviamoci, fammi provare, per
favore!> lo supplicai io, scoppiando a piangere.

Lui mi guardò negli occhi, e lì capì che questa volta non avrebbe cambiato idea, non l'avrei convinto.

<ciao Olivia> disse.
Aprì la porta, e con una spinta decisa mi condusse fuori.

<Payton> sussurrai, implorandolo di ripensarci.
<no Liv, questa volta no> sussurrò con un piccolo sorriso.
Stava soffrendo anche lui, quel sorriso me l'aveva fatto capire, ma era consapevole che mi stava portando alla rovina insieme a lui, e mi aveva promesso che non l'avrebbe mai permesso.
Crede che questa sia l'unica soluzione.

Mi chiuse la porta in faccia, e io ci misi qualche secondo per realizzare davvero cosa stesse succedendo.

Non poteva essere davvero la nostra fine.
Non così.

Appoggiai la schiena al muro e strisciai fino ad arrivare per terra: lì scoppiai definitivamente, e nulla mi avrebbe interrotta, nemmeno l'essere in mezzo al corridoio con decine di studenti.

Forse era davvero finita.

heart like yours | payton moormeier Where stories live. Discover now