13.

25 1 0
                                    

Indosso la mia giacca di pelle sopra ai vestiti di Kay ed apro la porta. Inspiro ed espiro profondamente: l'aria fresca, pervasa dall'odore dei pini, mi accarezza il viso e le narici, confortandomi. Inizio a camminare senza meta, osservando le piante ed accarezzandole. Intravedo un sentiero e decido di seguirlo, non prima di aver informato Kay, che procede silenzioso alle mie spalle.
Dopo pochi metri ci ritroviamo di fronte a un laghetto. Riflessa nelle sue acque, riconosco la piccola montagna al centro del quadro del mio amico. 
"L'hai dipinta qui?!" gli chiedo, voltandomi con un ampio sorriso ed indicando il panorama di fronte ai nostri occhi.
"Già" mi risponde lui. "L'hai riconosciuta, eh?"
"Mi è piaciuto molto quel quadro. Ora che ricordo, non mi hai mai fatto vedere la stanza in cui dipingi" dico, seriamente dispiaciuta.
"Magari un giorno... Ora non è sicuro andare là" afferma, sedendosi su un sasso alla mia destra e togliendosi un ciuffo di capelli dagli occhi per portarselo dietro all'orecchio destro.
Annuisco, mentre ritorno a guardare lo spettacolo che si trova davanti a me.
"Mi spiace" sussurro.
Kay scuote la testa, come a dire che non importa.
Era casa sua, però. Non può tornarci per colpa mia, perché Mark sapeva, e di conseguenza anche Adrian: sono certa che abbiano già fatto un salto lì per controllare che non ci fossimo. Vero che al nostro fianco ci sarebbero stati i ragazzi della palestra, però... Già, chissà come stanno!? Mi scappa un sorriso al loro ricordo.

"Hai delle tele in casa?" gli chiedo all'improvviso.
"Credo di sì... vuoi dipingere?"
"Vorrei che dipingessi tu, qualcosa per me..." sono un po' imbarazzata dalla mia stessa richiesta, ma è vero. Vorrei vederlo all'opera.
Mi sorride, mentre mi fa cenno di non muovermi.

Riappare correndo pochi istanti più tardi, in mano ha una tela e una scatola, che presumo contenga pennelli e colori. Si riaccomoda sul sasso, mentre appoggia la tela su quello vicino.
"Siediti sulla riva" mi ordina. 
"Aspetta, vuoi dipingere me?" chiedo sbalordita. Non era esattamente quello che avevo in mente.
"Certo!" il suo ampio sorriso mi fa desistere quasi immediatamente. "Forza, su" mi incita.
"Va bene, va bene" obbedisco, fingendomi un po' seccata.
"Non guardare me, guarda davanti a te!" mi rimprovera, appena nota che lo sto osservando.
"Ma io come faccio a vedere che dipingi?"
"Non è questo il punto"
"Invece sì!"
"Dopo ti disegno un fiore, dai..." mi dice per consolarmi, alzando e roteando gli occhi, come fosse annoiato.
Lo guardo con un'espressione a metà tra il contrariato e il rassegnato, e lui mi risponde con un altro sorriso, con cui mi mostra tutti i denti. Mi volto, ma solo per soffocare una risata: non voglio perdere questa finta battaglia.

Respiro profondamente e mi perdo tra i suoni della natura e degli animali che popolano questi boschi. Chiudo gli occhi, per lasciarmi coccolare meglio dalla sensazione di pace. Mi sembra sia passato solo un attimo quando Kay mi urla soddisfatto: "Ho finito!". 
Che mi sia addormentata?
Mi alzo di corsa, prima che cambi idea, e mi metto dietro di lui.
Il quadro è stupendo: ci sono io di spalle, coi capelli mossi dal vento, il ponticello che c'è al nostro fianco, il lago e il monte con le sue fantastiche piante. Ancora una volta, sembra una fotografia.
"Wow! Sei bravissimo, Kay!" gli dico, con gli occhi spalancati dallo stupore.
"Sono contento che ti piaccia. Devo fargli ancora un paio di ritocchi, poi sarà tuo." sorride.
"Grazie!" gli butto le braccia attorno al collo, senza quasi accorgermene.
Lui si irrigidisce un attimo e, accarezzandomi un mano, mi dice serio: "È ora di tornare alla baita, Yoon dovrebbe arrivare a momenti con il nostro pranzo"
"Sì, okay..." mollo la presa, un po' pentendomi del mio gesto, permettendogli di alzarsi e raccogliere le sue cose. "Scusami" mi lascio sfuggire poco dopo.
Lui annuisce, e si incammina davanti a me. Spero di non aver fatto qualcosa che gli abbia dato troppo fastidio, anche perché questa mattina è stato lui quello affettuoso. Tuttavia... Devo ricordarmi che è solamente la mia guardia del corpo, e nulla di più. Anche se inizio a far fatica.

Lo seguo guardando a terra pensierosa, ma pochi passi dopo mi devo fermare per non andare a sbattere contro di lui, che si è bloccato in mezzo al sentiero.
"Che succede?" gli chiedo, alzando leggermente gli occhi.
Kay non risponde, si gira verso di me, solleva il mio mento con un dito e appoggia le sue labbra alle mie per pochi istanti, dopodiché fa un'altra piroetta e riprende a camminare.
Io, al contrario, resto bloccata con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa: non riesco a muovermi. Forse nemmeno a respirare.




The guy from the eastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora