6.

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Mi risveglio nel mio letto: nell'ordine vedo le scatole di cibo ancora sulla scrivania e il portatile spento al mio fianco. Ieri sera, dopo mangiato, mi sono messa a guardare un film e credo che la batteria si sia addormentata poco dopo di me.
Mi sfrego gli occhi e mi metto seduta: improvvisamente mi ricordo di essere a casa mia e, soprattutto, della presenza di Mark da qualche parte dietro la porta alla mia destra. Sento le forze che mi abbandonano di già. Sospiro profondamente e decido di affrontare il mio destino: metto il computer in carica e raccolgo l'immondizia, pronta a dirigermi in cucina.
Apro la porta e inizio a camminare con passo felpato. Notizia delle notizie: Mark non è sul divano! 'Attenzione gente, questa non è un'esercitazione! È tutto vero!' Mi grido queste parole nella mente, tanto per provare a farmi due risate. Scuoto la testa e inizio a camminare più normalmente.
Tra un passo e l'altro però, sento un rumore in sottofondo. Mi fermo. Sembra provenire da una delle altre stanze. Mi avvicino alla porta e... realizzo che il ragazzone biondo sta ancora russando beatamente nel suo nuovo letto. Sì, è decisamente stressato da questa vita.
Sorrido amaramente e mi chiudo in bagno: credo di potermela prendere comoda stamattina.

Sono le undici quando il ghiro troppo cresciuto si presenta in salotto, gli occhi ancora leggermente socchiusi. 
"Buongiorno, orsacchiotto! Dormito bene?" chiedo ironica.
Un grugnito è la sua sola risposta. Nemmeno io sono cordialissima la mattina, e solitamente fatico a parlare prima di aver fatto colazione, però... decido di far finta di nulla e tornare al lavoro: non voglio dimenticare nulla di quello che ho visto e ascoltato negli anni con Adrian, e per questo, sto cercando di scrivermi tutto. Anche il più piccolo dettaglio credo possa servire a incastrarlo sempre di più. O almeno, voglio credere sia così.
"Colazione" mi grida Mark, a un certo punto. Alzo la testa: se la mia faccia potesse prendere la forma di un punto di domanda, l'avrebbe decisamente fatto.
"Colazione!" ripete, più forte.
"Guarda che ci sento" lo avviso "Ma non sono la tua serva: lì c'è tutto, preparati quello che vuoi" aggiungo, indicando il piano della cucina con la macchina del caffè e una confezione di biscotti. Un po' mi spiace condividerli con lui, ma non voglio tirare troppo la corda: stamattina ho ordinato la spesa, per un po' di tempo posso stare tranquilla. Avrei voluto andare al supermercato da sola, ma non mi sono fidata. Adrian ha davvero mille risorse, non mi stupirebbe se sapesse già dove mi sono trasferita e con chi: se uno dei suoi ragazzi mi avesse per caso trovata in giro, non avrebbe esitato a portarmi da lui. Un compito fin troppo semplice che non voglio offrirgli. Per quanto l'orso dorma, è comunque qui con me, ed è una difesa in più. O almeno spero.
Intanto, un altro grugnito, un po' più annoiato, mi arriva per risposta.

Mentre Mark, dopo la colazione sfociata nel pranzo, ne approfitta per una pennichella sul divano, mi rinchiudo in camera mia. Sto continuando a scrivere, quando sento un messaggio. 
Per un attimo mi si blocca il respiro. Se Adrian mi avesse già trovata davvero?
Prendo coraggio e sbircio l'anteprima. 
15:03 "Come stai? K." 
Ho un tuffo al cuore. K?... Kay? L'impulsività vince facilmente.
15:04 "Kay? Come fai ad avere il mio numero?"
15:04 "Hai lasciato i codici della sim a casa mia. :)"
Mi schiaffo la mano sul viso. Per sicurezza decido di guardare nella busta dove ho ritirato tutto il materiale che avrei potuto perdere ma... no, non c'è.
15:06 "Ops"
15: 06 "Già. Allora, mi vuoi dire come va?"
15:06 "...bene"
15:06 "Hmmm"
15:06 "Cosa?"
15:07 "Non sei per nulla convincente, lo sai?"
15:07 "Cosa dovrei dire?"
15:07 "Non lo so, magari la verità"
15:07 "E quale sarebbe?"
15:08 "Che ti manco"
15:08 "Hai proprio una grande immaginazione" e chiudo lanciando il telefono sul letto.

Ha ragione. È vero, mi manca. E odio ammetterlo. E non so perché. O meglio, lo so: non voglio affezionarmi a nessuno. Non in queste condizioni, poi.
Il telefono si illumina più volte, ma non lo guardo più, almeno finché Kay non inizia a chiamarmi: la suoneria sveglia Mark che, innervosito, si avvicina alla porta della mia camera: "Tutto bene tesoro? Cos'è questo suono?"
"Niente" gli urlo "È un'app che ho scaricato"
"Niente incontri gattina, se hai bisogno ci sono io"
Un brivido mi percorre la schiena mentre prendo la chiamata. 
"Che c'è?" chiedo infastidita.
"Stai bene?"
"Me l'hai già chiesto!"
"Hai una voce strana"
Mi viene quasi voglia di piangere. Anzi, lo faccio: la voce mi si spezza in gola mentre dico: "Sto bene"
"Vestiti. Dieci minuti e sono lì" sono le uniche parole che sento dopo un secondo di silenzio.
Tiro su col naso e rispondo con un "Sono vestita, cosa credi!"
"Vestiti bene" mi risponde, dopo un sospiro, sottolineando la parola 'bene' eccessivamente: in casa mi piace stare comoda più che fuori, e lui lo ha già notato.
Non mi lascia il tempo di ribattere e butta giù. 
Perentorio come sempre.
Non so se arrabbiarmi o sentirmi sollevata.
Stanca e inerme, gli obbedisco, come dal primo istante in cui è entrato nella mia assurda vita.
Mentre mi cambio, per un attimo, mi fermo a pensare al gigante in salotto: come la prenderà?


The guy from the eastWhere stories live. Discover now