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"Avevo ragione, quindi" dichiaro, mentre entro nel suo appartamento "Mi hai portata a casa tua"
"Solo perché non hai un altro posto dove andare. Non era mia intenzione."
"Già, lo so..." mi pento della mia uscita. Non so se stessi cercando di essere simpatica o se semplicemente avessi bisogno di rompere il silenzio che si era creato. Forse avevo solo voglia di pensare ad altro. 
"Okay" Aggiunge annuendo con la testa, prima di togliersi il cappotto ed aiutarmi con la mia giacca di pelle. Mi guardo intorno: la sua casa è molto minimal, per usare un eufemismo. Un piccolo open space unisce la cucina e un salottino con due divani e una TV, vicino alla quale, sulla sinistra, spicca una porta. A destra invece, si intravede un corridoio.

"Comunque, come avrai notato" riprende lui "Qui c'è la cucina e dietro quella porta sulla sinistra c'è la camera da letto. Il bagno è in fondo al corridoio. Ti preparo la vasca, come ti ho promesso. Nel frattempo puoi rilassarti sul divano, o prenderti da bere: serviti pure. E pensa a cosa vuoi mangiare."
"Grazie..." Sussurro.
Kay mi sorride prima di allontanarsi, mentre io continuo la mia esplorazione.
Come avevo visto, non ci sono molti mobili, e nemmeno piante: sembra si sia appena trasferito qui. Nonostante questo, le pareti sono ricche di quadri. Sono davvero belli: ne riconosco alcuni di arte contemporanea, ma ce ne sono un paio con dei panorami mozzafiato. Uno, in particolare, cattura la mia attenzione: ritrae un piccolo monte pieno di piante verdi che si riflette in un lago: ogni dettaglio è dipinto con grande attenzione, sembra quasi una fotografia. Sono così incantata che non mi accorgo della presenza del padrone di casa alle mie spalle, finché non mi riporta alla realtà schiarendosi la voce. Salto via, presa alla sprovvista.

"Scusami, non volevo spaventarti" mi assicura, anche se a me sembra il contrario, vista la smorfia divertita che si intravede sulle sue labbra. "Il tuo bagno è pronto. Ho messo un asciugamano vicino alla vasca: insieme troverai anche una delle mie magliette e un paio di pantaloni della tuta. Puoi usarli, se vuoi."
Annuisco e scappo verso il bagno. Quel ragazzo comincia a mettermi in imbarazzo. Il suo sguardo, poi...
"Ellie!" Mi chiama, mentre mi spavento un'altra volta. 
"Sì?"
"Cosa vuoi mangiare?"
"Non so... forse una pizza?"
"Vada per la pizza. Hai delle preferenze?"
"Una margherita"
"Perfetto. Buon bagno. Ti chiamerò quando la tua cena sarà arrivata."
Annuisco ancora e chiudo la porta dietro di me, prima che Kay decida di spaventarmi di nuovo. Mi tolgo le scarpe con un sospiro di sollievo: i miei piedi stavano veramente soffrendo. Mi tolgo anche il vestito e lo metto da parte, insieme al mio intimo. Mi butto nell'acqua: la temperatura è perfetta. Sciolgo la coda di capelli, mi pulisco il viso e respiro profondamente, cercando di trovare un po' di pace.

"Ellie! Cibo!" Queste due parole mi fanno riaprire gli occhi di colpo. Guardo l'ora sul mio orologio: sono stata qui per circa 20 minuti. Sono quasi certa che alla mia pelle non sia piaciuto molto questo trattamento. Esco dalla vasca, mi asciugo e indosso i vestiti di Kay. Dire che sono grandi per me è dire poco, ma non importa: avevo decisamente bisogno di cambiarmi.
Prendo l'elastico che ho messo intorno al mio polso e raccolgo i miei capelli in uno chignon improvvisato e molto spettinato. Mi guardo allo specchio, dopo aver tolto con una mano lo strato di vapore che vi si è depositato sopra. Forse sono passabile, dai. ...ma perché mi importa?
Esco dal bagno e trovo la mia guardia del corpo di fronte alla porta. Stavolta riesco a trattenermi dal saltare via, per fortuna.
"Stavo per bussare, pensavo ti fossi addormentata"
"In effetti, lo ero, ma poi tu hai detto la parola magica: cibo" gli rispondo con un sorriso.
Ridacchia: "Quindi, per avere la tua attenzione, tutto quello che devo fare è dire "cibo"?"
Annuisco divertita.
"Buona a sapersi" sussurra, mentre mi guida verso il tavolo dove si trova la mia pizza.
Apro la confezione e inizio a mangiare.
"Tu non mangi?" gli chiedo.
"Sto bene così, grazie. Cosa vuoi bere?"
"Acqua..." 
"Quindi non ti piace la birra?"
"Sì, ma non adesso"
"Hmmm"
"Dove li hai trovati?" Gli chiedo all'improvviso, indicando i quadri con la mia mano libera, mentre lui mi porge un bicchiere di acqua.
"Li ho fatti io" mi sorride timidamente.
"Davvero?" la mia voce suona un po' tanto stupefatta. Però lo sono.
"Già. Mi piace dipingere. A te no?"
"Una volta sì. Ma non sono molto brava. Tu invece lo sei davvero."
"Grazie. Beh, allora hai qualche altra passione?"
"Mi piace fotografare"
"Oh, bello. Hai delle foto con te?"
"Non qui, purtroppo" gli dico, ripensando ancora a tutte le mie cose a casa di Adrian. Credo che abbia già buttato via tutto "Forse non ne ho proprio più."
"Cosa vuoi dire?" si imbroncia leggermente.
"Ad Adrian non è mai piaciuto questo mio hobby. A dire il vero, non gli è mai piaciuto nulla di quello che facevo. Credo che tutte le mie cose, e i miei vestiti, che sono a casa sua... penso che tutto sia ormai andato perso." Affermo tristemente.
"Mi dispiace..."
"No, fa nulla." Gli sorrido. Vedo dal suo sguardo che vorrebbe chiedermi altro, ma decide di lasciarmi mangiare in pace. 
"Vuoi guardare la TV?"
"No, sto bene così ora."
Mi sorride ancora, mentre si siede più comodamente sul divano vicino al mio. 

The guy from the eastWhere stories live. Discover now