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L'ispettore Sander mi ha appena contattata per messaggio: tra un paio d'ore verrà a prendermi con Mark. Con lui passerò un paio di giorni, per poi ritornare sotto la custodia di Kay. Inutile dire che già non vedo l'ora che questi giorni passino in fretta.
Mi sento una brutta persona: dovrei dare a Mark il beneficio del dubbio, però... non lo so, di solito il mio istinto ci prende abbastanza.
Inizio a preparare le mie cose: finalmente ho una valigia e dei vestiti da ritirarci. L'altro giorno ho girato mezza città con Kay per fare shopping: ad un certo punto l'ho anche costretto ad aspettare fuori dalla macchina mentre mi cambiavo. Non sopportavo più di girare con il vestito nero di paillettes. Onestamente, una parte di me vorrebbe perfino buttarlo adesso, però decido ugualmente di metterlo in valigia. Ci penserò poi.

Ci ritroviamo tutti nello stanzino della palestra. Mark è un ragazzone alto, coi capelli corti e gli occhi azzurri: non fosse per il suo accento decisamente americano, potrei quasi scambiarlo per uno svedese. Molto palestrato, potrebbe fare da custodia a Kay, che, per inciso, non sembra minimamente preoccupato dalla stazza del suo collega. Non che avessi qualche dubbio a riguardo.
"Hey, bellezza, io sono Mark" come inizio, direi che non c'è male. Sono sempre meno convinta di voler lasciare questo posto con lui, ma fingo un sorriso e gli porgo la mano.
"Ellie..." è l'unica cosa che riesco a dire.
La giacca di jeans inizia a tirargli sulle braccia, nonostante sia sbottonata e lasci intravedere una canottiera bianca. I jeans strappati e degli stivaletti marroni tipo cowboy, completano l'opera: gli manca decisamente un cappello da texano.

"Miss Laverton, Mark è uno dei nostri migliori ragazzi con le armi da fuoco e nel corpo a corpo. Sono certo che saprà difenderla per i prossimi giorni" 
Annuisco e sorrido, continuando a chiedermi il perché di questa sostituzione momentanea.
"Come capirà, i ragazzi sono soggetti a degli stress abbastanza importanti" Sander probabilmente mi ha letto nel pensiero "E quindi abbiamo deciso di dare loro il cambio"
"Capisco..." sospiro. "In effetti non è facile sopportarmi" non mi trattengo. Ops. Kay alle mie spalle ridacchia.
"Uh, abbiamo una gattina... tranquilla, vedrò di tenerti a bada" risponde il suo opposto, che credo non abbia capito la mia battuta. Si preannunciano giorni di fuoco.
"Comunque, sono qui anche con un'altra buona notizia" riesco a frenare un 'qual era la prima?' appena in tempo. "Le abbiamo trovato un appartamento: questo è il suo indirizzo" dice Sander, porgendomi un foglio. Un po' mi intristisco, pensando che non tornerò più qui.
"Grazie, ispettore"
"Dovere. Mark, direi che è compito tuo portarla nella sua nuova casa."
"C'è anche questa" aggiunge Kay, passando al ragazzone la mia valigia. Sembra titubante nel prenderla.
Alla fine la afferra con un "Beh, okay... Andiamo"
Lo seguo a testa bassa, mentre Kay mi si avvicina e mi sussurra un caldo: "Io sono qui", che nella mia mente prende la forma di un intero discorso: 'andrà tutto bene, resisti, sono solo due giorni'.
Annuisco, forse più a me stessa che a lui.

Devo ammettere che il mio nuovo appartamento è davvero bello. Cucina con un tavolo per sei che non credo verrà mai utilizzato per intero, e un piccolo muro forato che la divide dal salottino, in cui spiccano un divano, una poltrona e un tavolino. Sul muro, un televisore da non so quanti pollici, occupa mezza parete. Poco più lontano, si trovano ben tre stanze da letto e il bagno.
Spero di non dover pagare io l'affitto, onestamente.
Mark butta la mia valigia nel salottino e si accomoda sul divano con un soddisfatto: "Non c'è male!"
Annuisco, mentre recupero le mie cose e mi scelgo una camera: almeno questo credo di potermelo meritare. Opto per quella dai toni scuri, con dettagli in legno e un letto matrimoniale color crema, su cui mi butto subito. 

Dopo aver guardato il soffitto per un po', decido di andare a farmi una doccia. Avviso Mark, che dalla sua postazione, senza distogliere gli occhi dal telefono, mi urla "Certo gattina, se hai bisogno che ti insaponi la schiena chiama!".
Alzo lo sguardo al cielo e mi chiudo a chiave in bagno. Non so se sia veramente il mio istinto a dirmi di fare attenzione con Mark o se sia solo un'idea che mi sono messa in testa, perché avevo trovato un po' di equilibrio con Kay. Sicuramente le uscite poco simpatiche del biondo non mi aiutano a rendermelo sopportabile.

Esco dalla doccia, con più dubbi di quando sono entrata. Mi metto una maglietta e dei calzoncini e vado verso la cucina. Mark non si è mosso di un millimetro. Mi piego leggermente per frugare nel frigo, anche se non penso ci sia qualcosa. Infatti, non trovo nulla. Mi giro giusto in tempo per vedere la mia attuale guardia del corpo che mi scruta con uno sguardo strano:  credo anzi, che mi abbia scattato una foto. Faccio finta di nulla, e gli chiedo: "Cosa mangiamo per cena?"
"Non lo so tesoro, è compito tuo" mi risponde.
Perfetto, se vuole la guerra l'avrà. Mi dirigo in camera, afferro il telefono e ordino la mia cena. Lui credo si possa arrangiare da solo, mi sembra abbastanza grande. Forse lo è anche più di me. D'età, si intende. Sul resto, non vi sono dubbi.

Suonano il campanello, ed io ho tutto il tempo di aprire e ritirare i miei ravioli. Mark ancora non si muove. Che problemi ha? Mi sembra di essere tornata da Adrian.
"Beh, vado in camera mia. Buonanotte!" gli urlo.
"E la cena?"
"La mia è qui, grazie." gli sorrido ironica e lo lascio così, mentre cerca di articolare un discorso che non arriva. Odio mangiare in camera da letto, ma non ho più voglia di avere a che fare con quell'orso letargico per oggi. Ho ancora due giorni di sopportazione davanti a me, e credo saranno lunghissimi.

The guy from the eastWhere stories live. Discover now