9.

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Appena apro la porta, sento un'enorme mano afferrarmi per un braccio e trascinarmi davanti al divano nel salotto, per poi buttarmici sopra senza troppi complimenti.
"Ehi!" mi lamento, ben sapendo che si tratta comunque di Mark.
"Così credi di poter fare quello che vuoi, eh?!" mi grida, acido, dritto in faccia.
"Ero con Kay, te l'ho scritto" gli rispondo piccata. Non capisco che grande problema sia, ha potuto anche riposare un paio di ore in santa pace senza problemi. Non che se ne facesse molti, comunque...
"Non mi importa di quel legnetto cinese..."
Ruoto gli occhi e mi arriva una sberla. Questa poi!
"Ahi! Ti ricordo che lavori per difendermi!" gli urlo in faccia nonostante lo shock, accarezzandomi la guancia.
"Oh gattina, tu non hai idea di chi sia il mio capo..." mi dice, stringendomi forte le guance con la mano destra. Sento le sue dita schiacciarmi i denti.

Improvvisamente è tutto chiaro: il suo disinteresse, le sue telefonate, le foto, le parole di Kay poco fa. Tutto. Impallidisco, e fisso il vuoto con un brivido di terrore: è come se la vita mi stesse abbandonando. Le lacrime mi sfiorano di nuovo gli occhi, ma questa volta le lascio correre sul mio viso senza fermarle.
"Adrian..." sussurro.
"Brava, gattina!" ridacchia il biondo "In parte è un peccato, perché avrei voluto divertirmi un po' con te. Però i patti erano chiari, dovevo prenderti in consegna e aspettare che arrivasse lui. Ma tu hai pensato di scappare e farmi arrabbiare!" continua a urlarmi in viso, afferrandomi per il collo. Non ho la forza di oppormi. "Non ti preoccupare, le cose si svolgeranno solo un po' più rapidamente di quanto avrebbero dovuto. Sarà qui tra poco." mi sorride, allontanandosi un po'.

Nonostante la paura, mi do una svegliata e cerco di ragionare con il mio aguzzino:
"Senti, io lo conosco. Adrian sarà furioso con te perché mi hai lasciata andare via"
"Già! Mi ha riempito di improperi al telefono, ma è tutto a posto" mi dice.
Povero orsetto illuso.
"Non credo proprio sia tutto a posto... Non ti lascerà vivere" gli dico, fissandolo negli occhi e cercando di essere il più chiara possibile.
"Gattina, c'è un patto tra noi" sorride benevolo.
Proprio non capisce. Da un lato, vorrei che Adrian lo facesse soffrire. Ma credo lo farà, se continuiamo così.
"Tesoro" rispondo ironica "Non lo conosci affatto. Non gliene frega nulla dei patti. Non sopporta gli errori, e tu ne hai commesso uno enorme perdendomi di vista proprio quando non avresti dovuto"
Per un attimo sembra che Mark comprenda la profonda verità racchiusa nelle mie parole, soppesandole piano in silenzio.

"Zitta!" mi grida all'improvviso.
Credo si fidi più della parola Adrian che delle mie certezze. Mi arrendo all'evidenza e all'imminente arrivo della nostra fine.
"Vorrei andare in bagno" chiedo con un filo di voce, poco dopo.
"No!"
"Per favore... non scappo da nessuna parte!"
"E va bene, muoviti!" mi dice, mentre afferra il telefono per scrivere un messaggio. Credo si stia informando sulla posizione del mio ex fidanzato. Sento che si sta innervosendo sempre più, minuto dopo minuto.
Piano piano, ne approfitto per passare dalla mia stanza e prendere il mio telefono, prima di correre in bagno. Devo provare a contattare Kay. 
Da un lato non vorrei: sarà pericoloso stare qui a breve, e l'ultima cosa che vorrei sarebbe mettere nei guai l'unica persona di cui mi fido in questo momento. Ma d'altra parte... è l'unico che sento mi possa aiutare.
Guardo lo schermo. A quanto pare, mi ha già cercata: ci sono parecchi suoi messaggi e alcune chiamate senza risposta.
18:02 "Ellie, tutto bene?" 
18:03 "Ellie..." 
18:06 "Ellie rispondi" 
18:10 "Vengo lì?" 
18:13 "Ellie, che succede?"

Decido di rispondergli:
18:32 "Mark lavora per Adrian. Sta arrivando a prenderci."
Il fatto di aver messo queste frasi per iscritto mi fa venire i brividi. Mi siedo sotto al lavandino, mentre mi scendono nuove lacrime sul viso. Non so se sia stanchezza o paura. Forse entrambe.
18:33 "Aprimi"
Spalanco gli occhi e corro verso la porta di casa, dischiudendola senza nemmeno ragionare. 
Mark mi raggiunge subito gridando un "EHI!" e con una mano fa per stringermi il braccio, ma un colpo di pistola dritto nella sua spalla destra lo fa desistere immediatamente.
Kay mi prende e mi trascina giù per le scale senza dire una parola. Mi porge il casco, mentre saliamo sulla sua moto e corriamo via. Alle nostre spalle, un furgoncino nero che ben conosco, sta arrivando a velocità sostenuta. Prego con ogni fibra del mio corpo perché si fermi e non ci insegua, mentre mi stringo più forte al torso del mio amico.

The guy from the eastWhere stories live. Discover now