Mi voltai verso di lei, in cerca dei suoi occhi che ogni volta mi calmavano. Mi sorrise fievolmente per poi abbracciarmi nuovamente appoggiando questa volta la testa sul mio petto.

La circondai con le mie braccia, ma non proferii parola. Adesso quello che mi serviva era solo un briciolo della sua compagnia.

Passarono attimi di silenzio, entrambi imbambolati a guardare la foto di mia madre.

Clary Brooks
02/15/1971 – 05/27/2013

«È bellissima», prese parola la mia ragazza, guardandomi di sfuggita. Io non risposi così continuò. «Perché non mi parli un po' di lei?»

«Cosa vuoi sapere?» le chiesi con un lieve sorriso, sorprendendomi ogni volta delle sue continue domande. Ma non mi davano fastidio, anzi, tutto il contrario.

Ricambiò il sorriso. «Cosa le piaceva fare?» domandò e io, senza starci un attimo a pensare, le risposi.

«Cucinare. Preparava di tutto.»
Ricordai mia madre ai fornelli che mi viziava con i suoi piatti deliziosi e il mio petto si strinse dall'angoscia.

«Vorrei aver assaggiato qualcosa allora. Golosa come sono...» ridacchiò riportandomi alla realtà.

«Avresti adorato la sua zuppa di carote... altro che la mia», scherzai ridacchiando leggermente, sentendo il peso al petto pian piano dissolversi.

Questa ragazza mi faceva bene all'anima.

«Nah, impossibile. La tua rimarrà per sempre la mia preferita.»

Non potetti fare a meno di sorriderle di nuovo, gesto che lei ricambiò al più presto.

Merda era proprio cotto.

Innamorato della sua dolcezza. Del suo buon animo.

Riportai lo sguardo su quei soffici petali che contornavano quella tomba oscura e dopo un lungo silenzio, decisi di confidarmi. «Mi manca un sacco.»

La sua espressione cambiò appena sentì la mia voce spezzata. «Perché non proviamo a rendere questo giorno un po' meno terribile? A tua mamma strazierebbe vederti patire...» provò a mormorare.

«Cosa intendi fare?»

«Non saprei... un giro in macchina, andare in centro, al luna park... qualsiasi cosa soltanto per risollevarti un po' il morale», cercò di rasserenarmi alzando lo sguardo per poi riappoggiare la testa sul mio petto.

«Penso sia fattibile», borbottai e sono convinto che la sentii fremere accanto a me.

La fissai e la vidi mordersi il labbro. «Tua madre sarebbe fiera di te per ciò che stai compiendo.»

Sbuffai. «Mh, non credo.» Lei sembrò allibita.

«Non credi?!» sbarrò gli occhi. «Liam stai facendo un percorso di studi strabiliante, con una media altissima, seppure tu sia molto impegnato con il football. Hai appena vinto cinque gare di seguito, badi alla tua famiglia, ti prendi cura della casa.
Con la tua intelligenza hai creato un sacco di amicizie, sei riuscito a farti amare dalla ragazza più incasinata della terra...»

Mi congelai appena sentii l'ultima frase. «Cosa hai detto?» inspirai di scatto, colto alla sprovvista e sembrò riscuotersi anche lei recependo ciò che aveva appena fatto uscire dalla sua bocca perfetta.

Era stupita e abbastanza intimidita, ma subito dopo sembrò ricomporsi. «Liam...»

Avevo il cuore in gola, ma cercai comunque di sibilare qualcosa. «Emily...»

Respirò profondamente prima di mormorare la frase che mi fece fluttuare, sentendomi in un altro pianeta. «Ti amo.»

Spalancai la bocca allibito, ascoltando il cuore pompare a un ritmo estenuante.
Subito dopo però mi ricomposi.

Senza un minimo di controllo la presi per le guance e mi fiondai sulle sue labbra rosee e piene.

La baciai con passione, intrecciando le mie dita tra i suoi capelli.
Non stavo pensando ad altro se non a lei.

A lei, a lei, a lei.

«Ti amo», le dissi tra un bacio e l'altro, sopraffatto dalle emozioni, incantato dalla sua figura.
«Non sai quanto cazzo», continuai per poi incollare nuovamente la sua bocca con la mia.

Dopo un infinità di carezze, di baci rubati e gemiti ingoiati ci staccammo sentendo l'affanno incomberci.

Sorrisi a trentadue denti e lei mi seguì a ruota.
Con le mani accarezzai tutto il suo viso... la fronte incollata alla sua.

E a un millimetro dalla sua bocca pronunciai la frase che mai mi sarei aspettato di poter anche solo pensare.
«Hai reso questo giorno di merda il più bello della mia vita.»

Mi alzo di scatto dal letto, sentendo la testa pulsare per questo risveglio.

Mugolo dal fastidio e inizio a massaggiarmi celermente le tempie, con gli occhi ancora mezzi chiusi.

Ma che cazzo...

Quel ricordo è ancora vivido dentro di me e mi ricordo ancora a memoria ogni gesto e ogni frase, ma mai mi sarei aspettato di sognarlo.

Mi stendo nuovamente sul letto percependo la pelle leggermente sudata.

Sembro morto, mentre non mi capacito di ciò che ho sognato.
Fermo, con gli occhi che guardano il soffitto e il cuore che batte ancora veloce.

Lei mi ha ammaliato.

E appena mi accorgo che questi battiti frenetici sono causati dal suo corpo, dalla sua voce, dalle emozioni che mi ha fatto provare e dagli sguardi che mi ha riserbato, non posso fare a meno di sorridere.

E devo tapparmi la bocca con la mano per cercare di smetterla.

Anche se al momento sembra impossibile.

Prova a fermarmiUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum