Little pink triangle

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Solo che non riesco a non biasimarla. Lei mi ha condannato a tutto questo. Lei ha fatto sì che ora io sia qui, diretto in qualche campo di sterminio dove morirò di fame o di stenti, o dove semplicemente mi uccideranno. Lei ha permesso tutto questo, mi ha strappato da mia madre e da nonna e da Jamia e da Mikey... e da Gerard.

Non riesco a pensare lucidamente a lui. Non posso permettermi di pensarlo, o di immaginare il suo volto, o di riascoltare mentalmente le sue ultime parole, quell' "A presto" che non si avvererà mai. Se ci penso impazzisco.

O forse sono già pazzo.

Forse sono già pazzo, perché credo di non poter sopportare un secondo di più i sussulti e i singhiozzi disperati della gente stretta attorno a me in questo vagone di pochi metri quadrati, i loro colpi di tosse, i loro starnuti, i loro respiri, l'odore dei loro corpi sudati, credo di non poter sopportare ancora a lungo la fame che mi corrode lo stomaco, la sete che mi sta prosciugando la bocca, e il cattivo odore che anche io mi porto addosso ormai da giorni.

È che ormai mi sono rassegnato. In fondo, chi voglio ingannare? Io sono sempre stato debole. Ero debole quando a scuola mi spingevano e mi prendevano in giro, e lo sono ancora adesso. Non è cambiato nulla.

Probabilmente se io ora fossi Gerard combatterei. Combatterei per cercare di sopravvivere, farei qualcosa, o semplicemente non mi darei per vinto e aspetterei l'occasione giusta, anche soltanto per dimostrare loro che non mi avranno, che non sono di nessuno e che non possono decidere della mia vita, anche se ce l'hanno in pugno.

Ma io sono Frank. Sono Frank Iero, il ragazzino basso e timido, quello con lo sguardo sempre a terra e i libri stretti al petto, quello che non ha mai combinato nulla di buono nella propria vita se non cercare di diventare amico di Gerard Way. E quando ci è riuscito, le cose hanno iniziato a precipitare, perciò in un certo senso non ce l'ha fatta neanche in quello.

Non soffro per me stesso. Non ho mai avuto paura per me, ho sempre subito passivamente aspettando che le cose migliorassero, ma senza mai dirmi che così non poteva continuare e che non potevo più farcela. E ora è lo stesso, perché penso a Mikey e a cosa accadrà quando non mi vedrà tornare, e passeranno i giorni e mi manderà lettere su lettere a cui non riceverà mai risposta. Mi chiedo cosa accadrà quando Gerard, semmai dovesse tornare dalla guerra, lo scoprisse. Cosa gli succederà. Se riuscirà a farcela, se riuscirà a tirare avanti.

Probabilmente sì.

È lui quello forte, sapete?

Forse l'ho già detto.

C'è una ragazza che mi fissa di continuo. Non fa altro che starsene lì, con le ginocchia magre e pallide strette al petto e lo sguardo azzurro e intenso fisso su di me. Mi guarda così attentamente, come se temesse che io sparissi da un momento all'altro, che mi sento a disagio ogni volta che incrocio i suoi occhi. Finalmente, dopo un tempo che non saprei definire se non come "ore passate a fissare il nulla", mi si avvicina, e d'un tratto capisco tutto.

È un travestito.

Cioè, uno di quelli dei nightclub, quelli che la società a malapena conosce, quelli che negli Stati Uniti sono considerati alla stregua di prostitute, ma che almeno hanno il permesso di esercitare la loro professione in qualche locale - quei pochi presenti - per omosessuali.

È un uomo vestito da donna.

Si siede accanto a me, stringendosi di più il cappotto attorno alle spalle troppo larghe per appartenere ad una donna, e ad un seno inesistente. Come ho fatto a non accorgermene prima? Ha la mascella dura e squadrata, tipica di un uomo, e lineamenti chiaramente maschili, nonostante vengano parzialmente coperti da qualche ciuffo castano di quella che probabilmente è una parrucca accuratamente confezionata.

Destroy MeWhere stories live. Discover now