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- Avril. Avril, svegliati, su. Sono le sei e dieci.

Avril gemette affondando la testa nel cuscino e voltandosi testardamente dall'altra parte del letto. - Lasciami dormire - si lamentò.

Sua madre sospirò e si piegò a scostarle le coperte dal corpo. Avril mugugnò vivacemente una colorita pretesta, guadagnandosi lo scappellotto che sua madre le rifilò.

- Entro dieci minuti di sotto vestita - ordinò prima di lasciare la stanza. - Sì, führer - gridò inviperita la figlia.

La risata di Adele la raggiunse mentre si tirava di nuovo le coperte fino a sopra la testa.

· · ·

- Ehi, cazzo, fai piano! - ringhiò Avril a un ragazzo che la spintonò per farla scendere dall'autobus. Quello -un primino con un berretto rosso troppo vivace per i gusti di Avril, che odiava qualunque cosa vedesse la mattina andando a scuola- si ritrasse, terrorizzato dalla sua occhiata rovente. Più serena, Avril saltò giù dal bus e fissò cupa la grande struttura a tre piani che le stava davanti. Pareti screpolate di uno spento beige, con un'ampia entrata a porte a vetri dagli infissi gialli, e un muro di studenti accatastati davanti alle porte che fumava e rideva. Avril scansò una spalla e scivolò tra la folla, ormai esperta dopo quattro anni di passaggi in quella zona affollata. Non appena entrò nell'atrio si diresse alle scale davanti a lei, che circondavano a chiocciola la colonna dell'ascensore salendo al primo piano. Dal pianerottolo tra i due piani Avril riusciva a vedere gli studenti del grafico nella struttura davanti alla sua scuola, affacciati alle finestre, che fissavano e fischiavano le ragazze che passavano sotto di loro per entrare al liceo.

Scosse la testa esasperata e continuò a salire le scale. Una volta arrivata al suo piano le bastò proseguire in fondo al largo corridoio e aprire la seconda porta a partire dalla grande finestra a nastro che tagliava in orizzontale la parete.

Non appena entrò nell'aula Giulia e Rebecca, appollaiate su due banchi poco lontani dalla porta, si zittirono e assunsero quella faccia da "non stavo affatto spettegolando su di te e non so perché lo pensi" che Avril proprio detestava. Alzò gli occhi al soffitto macchiato di umidità e si diresse verso il banco contro la parete in seconda fila, di fianco alla finestra e dalla parte opposta della porta. Lasciò cadere la cartella a terra, ricordandosi solo poi di aver ficcato i bueno nella tasca -di conseguenza si erano sicuramente spiaccicati.

- Uffa - borbottò. Diede un'occhiata all'orologio appeso di fianco al crocifisso, sopra alla lavagna, dai bordi in plastica verde.

Mancavano dieci minuti all'inizio delle lezioni. Si sedette sulla sedia appoggiandosi con la schiena al muro e tirò fuori il cellulare.
Notifica di twitter.
Messaggio da Niall Horan.

- Porca puttana - esclamò esterrefatta. Dopo quel breve messaggio il giorno prima non le aveva più scritto. E adesso... ora sì.
Niall_Official: sei italiana?

Si morse il labbro soffocando un sorriso mentre altre persone sciamavano affaticate dalle scale nella classe.
IWishNiall: , perché?

Una cartella nera cadde con un tonfo davanti ai suoi piedi e Avril sussultò, alzando di scatto lo sguardo dallo schermo e incrociando gli occhi scuri di Alex. Arrossì e mentre lui sorrideva sentì lo stomaco attorcigliarsi, e le farfalle nello stomaco.

- Ciao - la salutò lui, sfilandosi il giubbotto dalle spalle.

Alex era brasiliano, con capelli nerissimi che si divertiva a tingere di colori stranissimi, con la pelle ambrata e un sorriso mozzafiato.

Sembrava un modello, alto al giusto punto, muscoloso, ma come d'ovvio ad Avril non piaceva la compagnia che frequentava.

Ma aveva comunque una cotta per lui.

Twitter's GirlWhere stories live. Discover now