77.

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Avril: sei andato a divertirti, ieri sera?
Niall: non fare la stronza, non ti viene bene
Avril: non stavo cercando di farlo
Niall: ah no? Non stavi cercando di farmi sentire in colpa?
Avril: no, cretino. Stavo solo cercando di trovare un argomento per parlarti di nuovo dato che le nostre conversazioni ormai sono morte
Niall: ah
Avril: ah?
Niall: scusami. Non volevo.
Avril: già. 
Niall: non mi sono divertito, comunque. 
Avril: non sembrava, infatti, dalle foto. Sembravi strano. 
Niall: definisci strano
Avril: stanco, triste, arrabbiato
Niall: credo che sia una descrizione perfetta.
Avril: vieni a Parigi.
Il cuore di Niall sussultò. Fissò lo schermo, con un groppo di speranza in gola, cercando di trattenere la gigantesca ondata di felicità che gli stava montando dentro.
Avrà sbagliato a esprimersi, calmati.
Le mani gli tremavano così tanto che mentre scriveva la risposta fu costretta a cancellarla e riscriverla da capo due volte.
Niall: che cosa?
Avril: vieni da me. Mi manchi.
Il cuore stava per implodergli nella cassa toracica.
Niall: anche a me, ma ... non penso sia una buona idea
Avril: perché no? 
Niall: perché tu non sei ancora pronta per vedermi di nuovo , penso
Avril: ti ho aspettato mesi, Niall, sperando di trovarti davanti alla porta della mia camera. Credo di essere pronta. 
Niall: ma sarebbe come essere solo amici? come agli inizi?
Avril:
Niall: ma io ti amo
Avril: anche io. ma ho bisogno di tempo. non ce la farei, a starti accanto e a sapere che te ne andresti ancora
Niall: con l'unica differenza che non me ne andrò più
Avril: non lo puoi sapere, Niall
Niall: e nemmeno tu, piccola.
Avril: ti prego
Niall: lo farò, non chiedermelo nemmeno. Basta che sia quello che vuoi
Avril: è quello di cui ho bisogno ora
Quello di cui si ha bisogno non corrisponde per forza a ciò che si vuole, pensò Niall. Per un attimo, l'azzurro dei suoi occhi si intorbidì, cercando di pensare se fosse una buona idea raccontarle di cosa era quasi successo nel club, la sera prima. Ma poi accantonò l'idea, rabbrividendo al solo pensiero.
Niall: okay allora
Niall: quando, piccola?
Avril: il prima possibile... Ho solo bisogno di abbracciarti
Niall: lo farai presto, Av
Avril: sembra che sia tornato tutto agli inizi.. fa uno strano effetto
Niall: hey, eri ancora minorenne però
Avril: haha giusto. Pedofilo che non sei altro.
Niall: PFFFFT IOO? semmai qui quella che ha un'insana ossessione per darren è qualcun'altra (:
Temette di aver esagerato dato che lei aveva visualizzato il messaggio ma dopo una ventina di secondi non aveva ancor risposto, ma tirò un sospiro di sollievo quando vide la scritta Avril sta scrivendo...
Avril: ha come no
Niall: hey piccola guarda che ho fatto gli screen di quando fangirlavi su twittah perché mi toccavo durante i concerti uh uh
Avril: ...
Avril: sei uno stronzo.
Niall: awwwwww ti voglio bene anche io
Avril: ma seriamente?
Niall: voilà
Le inviò sette screen.
Avril: JAHSHSKSJSHSHSKS
Avril: uffa
Nial: ;)
Avril: smettila di flirtare
Niall: ;)  :)  :*
Avril: sei una puttanella
Niall: la tua personale mh mh
Niall: leggi come se stessi gemendo
Avril: Niall..
Niall: scherzavo, piccola
Avril: okay. Mi sa che devo andare, devo assistere mia zia per il lavoro sai..
Niall: buona fortuna
Niall non poteva immaginare che dall'altra parte dell'oceano, un piccolo sorriso stava increspando le labbra della ragazza che amava. 

Anche se era costretta a stare in carrozzina, sua zia non le aveva risparmiato la fatica di lavorare tre giorni a settimana nella sua agenzia di moda. Non aveva un ruolo preciso, faceva quello che le dicevano di fare, per esempio qualche volta il compito di Avril era organizzare gli appuntamenti, comunicarli alle modelle e agli stilisti, andare alle sfilate con la zia e assistere ai servizi fotografici. Era divertente, in un certo senso, perché con alcune modelle aveva trovato un feeling particolare e in due mesi era diventata una specie di confidente; sapeva vita e miracoli di questo e quest'altra, consolava i dipendenti di basso livello o gli apprendisti che avevano appena subìto strigliate con parole di incoraggiamento, li esortava a non mollare e portava caffé. Ormai tutti si erano abituati alla sua presenza e ovunque andasse non disturbava. 
Anzi, spesso ascoltava anche le lamentele delle modelle; con qualcuna di loro stava iniziando a legare in particolar modo. 
- Avril Avril Avril - la ragazza alzò lo sguardo dall'agenda dove stava scribacchiando qualche appunto e fissò la figura iperattiva della zia, che, appena entrata nella stanza, camminava verso di lei ad una velocità tale che Avril pensò fosse un miracolo, che non cadesse dai tacchi di quindici centimetri. Il foulard viola, abbinato al vestito nero di cachemire, si gonfiava dietro alla sua schiena formando delle spirali nell'aria. - Vieni subito, devo presentarti una persona. 
Lei alzò gli occhi al cielo, provocando lo sbuffo immediato della donna, con un sorriso ironico. Aveva imparato a scorgere oltre alla corazza glaciale di sua zia e scorgere nei suoi occhi le emozioni, senza costringerla a esprimerle. 
- Zia, starei cercando di concentrarmi, devo ancora capire se Mrs. Hamilton... - cominciò a dire Avril, ma Lise la zittì con un gesto imperioso della mano. - Forza, Avril!
- Okay, okay - sospirò lei. Si sciolse la coda, passandosi una mano tra i capelli e scuotendo la testa per farli ricadere sulle spalle, prima di far scivolare a forza di braccia la carrozzina verso la zia, girando attorno alla scrivania.  Lise le sorrise, vedendola imbronciata, per poi accarezzarle la spalla mentre uscivano dalla lussuosissima stanza. - Vedrai che ne varrà la pena di aver interrotto il tuo lavoro. 
- Sì sì - brontolò Avril, seguendo la sua schiena attraverso il corridoio luminoso e ricambiando qualche sorriso dei dipendenti che correvano nella direzione opposta alla loro. Lise si fermò davanti a una porta bianca, dove per esperienza Avril sapeva che venivano accolti gli ospiti; era una specie di salotto con dei grandi e comodissimi divani dove lei sgattaiolava nella pausa pranzo e si appisolava per un'oretta quando non era riuscita a dormire la notte a causa degli incubi. 
- Entra pure - sorrise la zia, aprendo la porta, e Avril le scoccò un'occhiata in tralice prima di girarsi verso l'interno. E rimase a bocca aperta. 
- Oh cazzo. 
Cara Delevigne era in piedi in mezzo alla stanza e la fissava con un bicchiere di caffé in mano. Si fissarono per qualche istante, poi Cara le sorrise. - Hey, ciao!
- Uh... ciao - Avril sorrise e gettò un'occhiata alla zia. - Era lei la sorpresa, vero?
- Certamente - trillò Lise. - Cara vuole vedere la nuova collezione e assisterà alla sfilata assieme a noi. 
A quel punto si fece avanti la diretta interessata con un sorriso ampio e la mano libera tesa in avanti. 
- Cara - si presentò, mentre Avril le afferrava la mano per stringerla. 
- Avril Mastrano - ricambiò con un sorriso. - Piacere di conoscerti. 
Invece di andare in giro a curiosare, Cara Delevigne decise di tenerle compagnia e Avril si ritrovò a chiacchierare sedute sui divanetti, con una tazza di caffé in mano. Quando Avril si era alzata in piedi per trasferirsi sul comodo sofà aveva visto la sorpresa nei suoi occhi azzurri, intensissimi, ma non aveva detto nulla. Eppure Avril sapeva che prima o poi l'argomento sarebbe stato affrontato; e successe circa mezz'ora dopo. Con voce tentennate, l'ex modella la guardò senza timidezza, mentre chiedeva come stesse andando la fisioterapia. Era ovvio che fosse informata, eppure Avril ne rimase sorpresa, come ogni volta. Il suo era stato un caso mondiale, che aveva scosso tutti i Paesi e aveva tirato fuori l'affetto più solido dei fan e non fan. 
- Sta andando bene - sorrise, passando il pollice sul bordo della tazza che stringeva in mano. - Faccio progressi, anche se non abbastanza in fretta. Riesco a stare in piedi e fare due metri, poi crollo. 
Cara si inumidì le labbra con la lingua, battendo le palpebre. - Sei incredibilmente forte - notò, con un piccolo sorriso. - Sei una persona da ammirare. 
Avril rimase in silenzio, ma quelle parole curarono un altro po' del dolore che si portava dentro. 

- Non ha senso che venga a quella diavolo di sfilata! - sbuffò, scacciando la mano della zia che stava cercando di raccoglierle i capelli fermandoli con un gioiello d'oro sulla nuca. - E questi li lascio sciolti, se proprio devo. Diglielo anche tu, Jacques - si lamentò, alzando lo sguardo nello specchio e fissando il ragazzo appoggiato allo stipite della porta. Lui fece spallucce, con un sorriso. - Sei bellissima, e ormai hai già indossato l'abito e ti sei truccata. Che senso avrebbe sprecare due ore passate a prepararti, ormai? 
- Detesto quando fai così - borbottò lei, abbassando lo sguardo sulla stoffa nera che le accarezzava le gambe, tinta di deboli sfumature di blu elettrico. - Io invece lo adoro - ironizzò Lise, e finalmente mise a posto la matita. Ammirò il volto imbronciato della nipote, sorridendo. 
- Ecco qua. Bellissima. Ora andiamo, ma prima levati il muso, grazie. Jacques, prego - il ragazzo ridacchiò quando Avril fece una smorfia e si mise dietro di lei per spingere la carrozzina. 
- Se ti consola, tutti gli occhi saranno puntati su di te e non sulle modelle, perché sei troppo bella - le sussurrò sul collo, facendola gemere. Di panico. 
- Così non aiuti per niente, bastardo - sibilò lei, e gli rifilò una sberla sullo stomaco, con l'unico risultato di distruggersi la mano contro i fasci di muscoli. 
- Oops - ghignò lui, e uscirono dalla casa dopo aver salutato lo zio di Avril. Una limousine era parcheggiata di fronte al lunghissimo viale; Jacques aiutò Avril a salire sui sedili posteriori, salutò Lise con un garbato baciamano, e poi salutò la ragazza agitando la mano mentre chiudeva la portiera. Divertiti, gli lesse sulle labbra; e fece in tempo a indirizzargli un dito medio prima che Jacques sparisse dietro la curva, ridendo. 
Un'ora e mezza dopo essere stata costretta a stare davanti a flash e fotocamere, Avril vide avvicinarsi una telecamera e cominciò a tremare. Si era dimenticata che avrebbero intervistato Lise riguardo alla nuova collezione, e lo sguardo dell'intervistatrice era già fisso su di lei. Sussultò quando una mano le si appoggiò sulla spalla. 
- Hey bellissima - sorrise quando sentì la voce di Cara all'orecchio. - Ti aiuto a scappare. 
Avril non smise di ringraziarla per dieci minuti buoni, mentre Cara la portava verso l'entrata dell'edificio. - Ma figurati - rise l'altra - odiavo quando succedeva a me. Almeno potrai dire che ti ho rapita e non è colpa tua. 
- Bella idea - annuì Avril. Presero posto per assistere alla sfilata dopo aver stretto un paio di mano, e Cara a quel punto si voltò verso di lei, rilassandosi. - Come stai?
- Bene, ma non mi piace partecipare a questi eventi. Sono esagerati. C'è gente che muore di fame nel mondo e questo vestito sarà costato qualcosa tipo mille euro - disse disgustata Avril. - Chissà quanti bambini avrebbero potuto essere sfamati, grazie a questo vestito. 
L'attrice non fece in tempo a rispondere, perché in quel momento le luci calarono. Le lanciò un'ultima occhiata sorpresa ed entrambe fecero silenzio. 

- Non finiva fottutamente più!
- CARA DELEVIGNE TI HA PARLATO?
- Ma te lo giuro, è stata una tortura!
- ERI DI FIANCO A CARA E DICI CHE ERA UNA TORTURA? QUALI FOTTUTI PROBLEMI TI AFFLIGGONO?
- Sei peggio di me quando fangirlo perché Niall si... - Avril si interruppe, arrossendo, e Jacques ignorò totalmente ciò che aveva detto, grazie agli dei. - MA COME SI POTREBBE NON FANGIRLARE SE SI PARLA DI CARA DELEVIGNE?
- FINISCILA - strillò Avril, e gli tirò un cuscino in faccia. Jacques sbuffò e glielo rilanciò, poi il suo sguardo scese sul corpo di Avril. - Certo che questo vestito ti sta da dio, veramente però. 
- Seh - sbuffò lei, e un secondo dopo il ragazzo si alzò. - Okay, vado a dormire. Notte. 
La salutò con un bacio sulla guancia e Avril sorrise, una volta rimasta sola. Si guardò allo specchio, osservando come la matita evidenziasse il colore dei suoi occhi e la stoffa del vestito le scivolasse morbidamente sulla pelle. 
Un lieve bussare la riscosse. - Avanti - disse, confusa. Chi poteva essere?
La porta si schiuse e Avril boccheggiò vedendo chi c'era sulla porta. I suoi occhi si riempirono di lacrime, mentre si portava una mano alla bocca e il suo cuore cominciava a impazzirle nel petto, sembrando quasi voler uscire dalla cassa toracica. 
- Oh dio - soffiò, sconvolta. 
Niall schiuse appena le labbra, osservandola stupefatto da capo a piedi. 
- Sei... sei bellissima - mormorò. 
E poi i loro sguardi si incontrarono.

BANANAAAAAA.
I minions, haha. Bob è troppo ahsfg. Sto ascoltando Sugar dei Maroon 5, and I'm gonna cry and I don't know why. 
Grazie perché mi fate sorridere ogni volta che leggo i vostri messaggi; ma ho visto che alcune di voi mi considerano un idolo, da come hanno detto... non lo sono. Sono solo una tizia a cui piace scrivere, okay? E quando questa storia sarà finita non vi ricorderete nemmeno di chi sarò, quindi, non consideratemi così, babies. xx
AVRIALL IS BACCCK. 

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