70.

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- Qual'è la tua canzone preferita?
- Photograph - rispose d'impulso Federica. Ed ridacchiò piano, affondando il viso nella sua spalla, facendo scivolare la mano sul suo ventre, stringendola a sè. Federica affondò la mano sotto al cuscino, fissando il mare fuori dalla finestra della camera, mentre i suoi occhi si chiudevano lentamente. E fu allora che la voce lievemente roca di Ed scivolò sulla sua schiena, mentre le baciava la spalla. - When I'm away, I will remember how you kissed me, under the lamppost back on Sixth street, tearing you whisper through the phone, 'wait for me to come home.'
Federica si era già addormentata, quando, qualche minuto dopo, la voce di Ed si spezzò e le lacrime gli scivolarono sulle guance, mentre fissava quei lunghi fili neri sparsi sul suo braccio tatuato, e si rendeva conto che era stato tremendamente egoista; egoista, perché aveva usato quella fragile ragazza per nascondersi dall'amore che provava per Avril, e così facendo, l'avrebbe fatta soffrire presto. 
Ed si asciugò le guance, alzandosi sul gomito e baciando la guancia pallida della ragazza. Le accarezzò per un'ultima volta il fianco, respirando l'odore della sua pelle e sorridendo al ricordo della notte passata. 
- Scusa, gattina, ma devi lasciarmi andare. Non sono abbastanza per te.
E poi Ed si alzò, con il petto che gli faceva male; era un dolore strano, come se mille spilli gli stessero trafiggendo il cuore e i polmoni impedendogli di respirare. Non capì che era proprio perché la stava abbandonando che si sentiva male. Raccolse veloce i vestiti sparsi a terra, rivestendosi. Afferrò quelli di Federica, con esitazione. Ripiegò  la maglia, e la posò ai piedi del letto, fissando la sagoma addormentata della ragazza; ma quando fu sulla soglia, pronto ad andarsene, con una mano sulla maniglia, si fermò, appoggiando la fronte al legno dorato. Con un sorriso di disprezzo verso se stesso prese un respiro profondo.
- Cosa sto facendo - si sussurrò, e si allontanò dalla porta. - La ammazzerei.
Si sfilò di nuovo le scarpe, gattonando sul letto, e si infilò sotto alle coperte, prendendola di nuovo tra le braccia, e chiudendo gli occhi. Vorrei innamorarmi di lei, pensò, devo fare in modo che sia così. 
Per la prima volta da tempo, Ed non fece alcun incubo.

- Ssh, fai piano, Niall dorme. 
Avril le sorrise mogia, mentre le prendeva la mano e chiudeva la porta dietro di loro. Federica arrossì nel vedere Niall adorabilmente avvolto nelle lenzuola, sorridendo suo malgrado attraverso le lacrime. - Vieni - sussurrò, Avril, e la condusse nel piccolo salotto adiacente alla stanza, facendola sedere su una poltrona accanto alla finestra. Lo sguardo di Federica si perse a fissare la strada sotto di sé, le figure dei passanti e le onde del mare che riflettevano la luce del sole. 
- Mi dispiace - disse, con voce secca. - Perché? - chiese l'amica, infilandosi dei pantaloncini della tuta e raccogliendosi i capelli in una coda spettinata. 
- Sono una cretina - disse lei, fissandosi le mani. Avril scosse la testa, sedendosi su un cuscino per terra. 
- Non lo sei.
- Sì invece. Non so cosa pensavo quando ho accettato di... andare in hotel. Forse speravo che... per lui questo significasse qualcosa. Invece abbiamo solo fatto sesso, e... e stamattina quando mi sono svegliata lui non c'era. Ho aspettato un'ora, ma...
- Federica, calmati - Avril le prese le mani, mentre lei respirava a fondo, cercando di ricacciare le lacrime. - Per lui sei importante. Sei sua amica, ed eravate ubriachi.
- Appunto. Se non lo fosse stato non gli sarebbe nemmeno passato per l'anticamera del cervello di farlo con me - gemette lei, nascondendo il viso dietro alle mani. Scoppiò a piangere e tutto quello che Avril poté fare fu alzarsi e abbracciarla. 
Federica posò la testa sul suo petto, stringendola come se fosse stata l'unica possibilità di salvezza. Avril le baciò i capelli, un turbinio confuso di pensieri in testa. La cullò per minuti interi, e avrebbe continuato a farlo se qualcuno non avesse bussato alla porta. Sentirono un gemito da parte di Niall.
- Chi cazzo è a quest'ora - brontolò. Avril e Federica fecero in tempo ad affacciarsi nella camera che videro Niall, in boxer, brancolare verso la porta, torvo. Avril si girò verso Federica, e la vide paralizzata. Le rifilò una gomitata, indispettita: - Non fissarlo in quel modo, grazie.
L'amica arrossì e si riebbe mentre l'irlandese apriva la porta... e un ragazzo dai capelli rossi lo scaraventò contro la parete mentre si precipitava nella stanza: - Avete visto Federica, è da un'ora che la cerco e - Ed si gelò vedendo le due ragazze fissarlo interdette. 
- Ommioddio stai bene! - le spalle di Ed si afflosciarono mentre riprendeva fiato e correva verso la mora, prendendole il viso tra le mani. - Ma hai pianto - si accorse, e le passò i pollici sulle guance - cazzo, non dirmi che è perché credevi ti avessi abbandonata, vero? Dimmi di no, ero andato in pasticceria a prenderti i tuoi dolci preferiti, i-io... ho trovato delle f-fan, mi dispiace, solo n-non volevo - lo sproloquio di Ed venne interrotto dalle labbra di Federica che si pressarono sulla sua guancia. Lui si zittì, con il cuore a mille, circondandole la vita con le braccia mentre lei affondava la guancia contro il suo petto. 
- Mi dispiace, sono una stupida - sussurrò, stavolta con lacrime di gioia agli occhi. Lui le baciò la fronte, sollevato. E poi Niall allargò le braccia, esasperato.
- Bene, e ora che avete risolto potreste gentilmente trasportare fuori da questa stanza le vostre chiappe, così che possa tornare a dormire? 

Twitter's GirlWhere stories live. Discover now