Parte prima: Iside. Capitolo 1

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  Perugia,  luglio 1216.

  Girolamo, vescovo di Bisanzio, ultimo figlio del Conte Pio Bernardo di Serafico, era affacciato alla finestra della sua abitazione momentanea. Il panorama che gli si parava davanti lo riempiva di magnificenza. In quella calda sera di luglio, la natura sprigionava tutta la sua grandezza. Il venticello che arrivava dalla valle gli arruffava i capelli troppo cresciuti e gli accarezzava le ferite fresche. Presto avrebbe dovuto abbandonare il verde di quei luoghi; si sarebbe trasferito in un luogo più rigoglioso, non di natura, ma di persone. Migliaia di fedeli, ogni domenica, riuniti in piazza ad ascoltare le sue parole, la sua messa. Il suo futuro era uno dei più rosei.

  La curia dei cardinali era in riunione a poche stanze di distanza dalla sua: stavano decidendo a chi donare il controllo della Chiesa, ma era stato deciso già tutto, sarebbe divenuto lui il nuovo Papa.

  La sua elezione era stata ritardata a causa dei tumulti popolari e dalla paura di un'invasione dei tanto temuti Tartari, il cui obiettivo era estirpare il cristianesimo dal mondo. I cardinali avevano optato di trasferirsi segretamente a Perugia, dove pochi giorni prima era spirato papa Innocenzo III. 

  Si respirava nell'aria la paura di un'invasione e ad ogni porta era stata posizionata una guardia, il monastero era circondato da possenti mura impossibili da valicare, e le vedette non potevano essere eluse. Da una parte c'era il fossato, dall'altra una ripida scarpata. Impossibile pensare che qualcuno potesse penetrarvi, non in quel periodo.

  Girolamo si godeva la tranquillità della serata, il mondo si era appena aperto ai suoi voleri, il conclave aveva deciso, mancava qualche minuto per l'ufficializzazione del verdetto. Doveva la sua fortuna alle generose donazioni versate da suo padre al Vaticano e alle sue nobili origini; il popolo lo adorava, e sperava che fosse lui ad ottenere la nomina.

  Nessuno di loro sospettava del suo piccolo segreto, la vergogna quotidiana che portava nel cuore, un macigno dal peso non qualificabile che invece di tormentarlo lo faceva sentire vivo, un'anima appagata.

  Bussarono alla porta.

  "Avanti." Rispose mentre rientrò in camera per coprire il corpo martoriato.

  "Con permesso." Una donna dalla voce angelica entrò con passo leggero.

  Girolamo rimase a bocca aperta nel vedere la giovane, mai in vita sua aveva goduto di una simile bellezza. Indossava un abito tradizionale dal colore pudico e un grembiule come protezione; i capelli erano raccolti sotto una cuffia bianca, ma alcuni riccioli biondi le ricadevano attorno al viso. Erano come fili d'oro su un volto d'angelo. Il viso era tondo e dai tratti gentili; il corpo snello e la pelle leggermente colorata, tipica di chi trascorre la maggior parte della giornata tra i campi.

  "Buona sera Vescovo, vi ho portato la cena."

  La donna pose il pesante vassoio sul tavolo al centro della camera e si adoperò affinché tutte le pietanze fossero disposte in ordine. Sul vassoio intravide una macchia e la pulì velocemente. Con la coda dell'occhio guardò l'uomo, non si era accorto di nulla. Il vassoio era sporco, il brodo era traboccato dal piatto, non perché la donna avesse perso l'equilibrio.

  Girolamo le stava guardando le spalle esili e la striscia di pelle chiara che si intravedeva tra la cuffia e il colletto dell'abito.

  Quando la ragazza ebbe finito si voltò e gli sorrise. "Potete mettervi a tavola." Gli puntò addosso i due occhioni azzurri, un azzurro che si avvicinava al colore del ghiaccio.

  "Siete nuova, non vi ho mai vista prima."

  La donna annuì e sorrise nuovamente. Denti candidi racchiusi da una bocca piccola e rosea.

L'Angelo della MorteWhere stories live. Discover now